Faccio il sovversivo 2.0
17 Aprile 2025

Berco: dentro o fuori i cancelli, siamo sulla stessa barca

di Faccio | 2 min

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L’ennesima vertenza, l’ennesima lotta, sempre contro il profitto e contro il capitale

Che la classe operaia abbia una crisi esistenziale non lo dico io, è un dato di fatto. Basti pensare che per la vertenza del 2013, quando ancora i social non invadevano le nostre menti come adesso, una sera mi alzai da tavola per andare in una sede di partito a pochi passi da casa, presi la parola e dissi  che la nostra BERCO stava per affondare e che, secondo me, il pericolo di scontri sociali tra di noi era molto vicino

Avete mai provato?

Avete mai provato ad uscire di casa alle 22,00 e fare ritorno alle 6,00 della mattina dopo e non per fare serata, ma per andare al lavoro? Avete mai provato a partire di casa quando sta per cominciare un evento serale che vi interessa? Avete mai provato ad andare...

Noi siamo la Berco

Sono giorni molto intensi quelli che stiamo affrontando in fabbrica, il clima non è per niente buono e non si lavora affatto bene, anche se la speranza che tutto si sistemi è sempre tra di noi: stiamo uniti, non dobbiamo fare l’errore di dividerci, tutti insieme per un unico scopo, cioè salvare l’occupazione e riportare Berco dove era un tempo

Generazione di “fenomeni”

Antonio Gramsci lo diceva: “Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è invece indissolubile dal bene collettivo.” Lo vedo in fabbrica, troppi leccapiedi, alcuni atteggiamenti fanno veramente...

Come spiegare ai colleghi metalmeccanici che non dobbiamo fare una guerra contro chi difende i diritti dei lavoratori?

Fino a che punto ci si può spingere pur di mantenere il proprio posticino di “potere”?

Dipendenti che non scioperano pensando di essere salvi dai licenziamenti.

Il quadro modello, che corre in soccorso della propria azienda.

Questo abbiamo visto e stavamo vedendo fino a ieri.

Quello che è accaduto a Copparo è stato davvero pericoloso per il bene della comunità, la classica guerra dei poveri era in atto.

Ricordo, negli anni trascorsi in fabbrica che capi squadra, capi reparto e alcuni quadri erano al nostro fianco, partecipando persino alle assemblee sindacali, eravamo legati, seppur con incarichi diversi, nel mantenere quello che i più “vecchi” avevano conquistato nel tempo.

Oggi non è più così, è sicuramente un problema culturale e sociale, anzi, per alcuni di questi sembra che i contratti conquistati, i super minimi acquisiti e le categorie di inquadramento, spuntino dalla terra come dei funghi, che non li riguardi, che sia affare di altri, sembra che tutto gli sia dovuto, invece c’è chi battaglia ancora anche per tutti loro che hanno come noi il contratto metalmeccanico, ma forse non lo sanno nemmeno…

Non nego che vedere colleghi entrare in fabbrica mentre la maggior stava lottando a suon di scioperi e di stipendi se va bene dimezzati sia stato doloroso, persone che conosci da tanti anni, persone con cui condividi gran parte della vita lavorativa è stato massacrante dal punto di vista umano, personalmente ho confortato e rincuorato amici con gli occhi lucidi, dispiaciuti e abbattuti per questo.

È stata una battaglia diversa dalla “nostra”del 2013, in quel tempo era nata “la berco siamo noi” ed era presidio e accampamento fisso davanti alla fabbrica, tutti schierati per un unico obbiettivo, non dovevano licenziare nessuno!!!

Diciamo che questa lotta è stata differente, ma mi chiedo anche: perché? Forse perché dodici anni dopo si è un po’ più vecchi e stanchi per affrontare di nuovo una baraonda del genere.

Mi capita spesso di mettermi nei panni di altri in certe situazioni, stavolta nei panni di chi è entrato al lavoro mi ci metterò quando anche loro si metteranno nei nostri: mentre noi stavamo fuori dai cancelli per difendere tutti i lavoratori, loro entravano per difendere niente altro che loro stessi.

Una domanda la pongo a tutti noi che tra pochi anni lasceremo la nostra occupazione, ma che razza di mondo del lavoro abbiamo intenzione di lasciare ai nostri figli?

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