Faccio il sovversivo 2.0
28 Febbraio 2025

L’ennesima vertenza, l’ennesima lotta, sempre contro il profitto e contro il capitale

di Faccio | 3 min

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Avete mai provato?

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Noi siamo la Berco

Sono giorni molto intensi quelli che stiamo affrontando in fabbrica, il clima non è per niente buono e non si lavora affatto bene, anche se la speranza che tutto si sistemi è sempre tra di noi: stiamo uniti, non dobbiamo fare l’errore di dividerci, tutti insieme per un unico scopo, cioè salvare l’occupazione e riportare Berco dove era un tempo

Generazione di “fenomeni”

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Candidates Served

Elezioni 2024, mi dispiace, ma siamo al tracollo della politica locale.
Candidare persone solamente perché conosciute in paese senza che esse abbiano un minimo di “affare pubblico” è poco lungimirante.
 Non basta girare per il centro con tutta la famiglia e il cane al seguito nei giorni prima delle elezion

Che la classe operaia abbia una crisi esistenziale non lo dico io, è un dato di fatto.

Basti pensare che per la vertenza del 2013, quando ancora i social non invadevano le nostre menti come adesso, una sera mi alzai da tavola per andare in una sede di partito a pochi passi da casa, presi la parola e dissi  che la nostra BERCO stava per affondare e che, secondo me, il pericolo di scontri sociali tra di noi era molto vicino.

Fu così che, tra interventi e dibattiti, nasceva l’idea di creare una bandiera che all’inizio si doveva chiamare NO 611, quello che erano i dipendenti da licenziare, poi trasformata nella ormai mitica  LA BERCO SIAMO NOI. Questo per dire che ora non potrebbe mai accadere una cosa simile, perché non ci si ritrova più per fare chiacchierate di questo genere, ora ci si sente forti e realizzati a commentare un post su Facebook: questo tipo di affermazione personale mi può anche andar bene se ci rende felici con noi stessi, ma di concreto non c’è niente.

Per questo stavolta la vedo complicata, infatti oltre al grande lavoro che fa tutti i giorni il sindacato, manca il collettivo, il popolare, manca la parte sociale che vive in ognuno di noi.

Dedico una lettere alla “mia” preziosa fabbrica, che ha contribuito a farmi fare una vita dignitosa:

Cara Berco, sai che ti vogliamo bene, ti vogliamo bene perché tutti parlano di te: parliamo di te in piazza, per le strade, nei bar, ogni giorno in tutte le testate giornalistiche, parliamo di te perché sei importante per tutti noi.

Hai visto tanta gente che pensava di controllarti e di averti in pugno, ma te la sei sempre cavata da sola.

La tua storia dice che hai avuto alti e bassi, ma non hai mai lincenziato nessuno, se non per giusta causa.

Non ti curar di noi se ci vedi litigare, la tensione sta inevitabilmente salendo, fai in modo che tutto si risolva per il meglio.

Quante battaglie hai visto in questi 100 anni di vita…

Se guardo la foto che ho sulla cartolina (badge) mi viene un attacco di malinconia: avevo vent’anni.

Quanto tempo è passato, era il gennaio del 1994, ero poco più di un ragazzino e come me accoglievi tanti altri giovani nei tuoi spazi infiniti, dove ci si poteva perdere.

Una vita intera, trascorsa “li dentar”, così ci diciamo quando dobbiamo entrare al lavoro.

Mi sentivo grande, importante a far parte della tua storia, che grazie a te e al mio lavoro è diventata la mia. Passando da un reparto all’altro e condividendo la quotidianità con tanti colleghi, alcuni dei quali nemmeno ci sono più, ho costruito una casa, cresciuto due figli, trascorso una vita serena.

Cara BERCO, non lasciarmi ora, non lasciarci qui, nel mezzo di una pianura sconfinata senza nulla, se non una piazza che mi sembra ora troppo grande per il mio paesone, che stento a riconoscere.

Ho paura. Senza di te non esiste Copparo e forse non esisto neanche io, con le mie speranze di un futuro tranquillo e la volontà, la determinazione, di lottare, ancora un giorno in più, per poterlo avere. Non ti lascio. Non farlo tu.

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