Cronaca
10 Aprile 2025
Esperti colombiani parlano del Clan del Golfo e delle Autodefensas come possibili responsabili. Lo zio Giovanni: “Sarebbero già 13 i casi simili, colpiscono anche i turisti per intimorire. I genitori sono distrutti, attendiamo il rientro della salma”

Omicidio Coatti, si fa strada l’ipotesi dei gruppi paramilitari

di Redazione | 2 min

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Si infittisce il mistero sull’omicidio di Alessandro Coatti, il 35enne ferrarese ritrovato senza vita in Colombia, nella regione di Magdalena. Se da un lato le autorità giudiziarie locali mantengono uno stretto riserbo, dall’altro iniziano a circolare ipotesi sul possibile coinvolgimento di gruppi paramilitari.

“Chi ammazza in questo modo nella regione sono quelli del Clan del Golfo e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra”, ha dichiarato al quotidiano colombiano El Tiempo Lerber Dimas, esperto di conflitti territoriali. A rafforzare questa pista anche le parole della specialista in diritti umani Norma Vera Salazar, secondo cui “esiste un chiaro schema ricorrente in questi crimini: corpi torturati, smembrati, infilati in sacchi della spazzatura o di caffè e abbandonati sulle strade rurali”. Una modalità che viene utilizzata “per inviare messaggi di allerta, incutere paura e marcare il territorio”.

Nonostante le caratteristiche dell’omicidio richiamino quelle delle esecuzioni paramilitari, alcune fonti vicine alle indagini hanno precisato che “non ci sono elementi che colleghino Coatti al traffico di droga o ad attività criminali organizzate”. Un dettaglio che rafforza l’ipotesi di un’esecuzione mirata solo a scopo intimidatorio.

A parlare a nome della famiglia è lo zio della vittima, Giovanni Coatti, che ha scelto di rompere il silenzio per raccontare la situazione:
“Ho letto di queste bande paramilitari che pare abbiano già compiuto 13 omicidi con queste modalità, smembrando i corpi. È un modo per intimorire e quando non trovano vittime ‘adeguate’, colpiscono anche i turisti. È un’ipotesi, ma chissà”, racconta con voce spezzata.

I genitori del ragazzo, nel frattempo, si sono chiusi nel silenzio. “Sono in contatto con le autorità colombiane – spiega Giovanni –. Ora aspettano solo che dalla Colombia venga spedito il corpo, poi ci saranno i funerali. Io sto parlando con la stampa, ho già ricevuto decine di telefonate da tutta Italia e anche dalla Colombia, da una ‘intermediaria’ che lavora in una radio e che ha promesso di tenermi aggiornato sulle novità”.

Un dramma ancora tutto da chiarire, che scuote la comunità e lascia aperti interrogativi angoscianti sul movente di una morte così atroce.

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