Attualità
7 Aprile 2025
L'ex sindaco durante la presentazione del libro "Piazza Ariostea": "I ricordi non servono solo a noi: sono un regalo che possiamo fare ai nostri nipoti e a chi verrà dopo”

Sateriale racconta Ferrara, “di quanto era bella”

di Redazione | 3 min

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“Gli anziani, i nonni, dovrebbero scrivere. Lasciare traccia, memoria di come era una volta Ferrara. Di quanto era bella. Perché i ricordi non servono solo a noi: sono un regalo che possiamo fare ai nostri nipoti e a chi verrà dopo”. Con queste semplici parole ma potentissime, Gaetano Sateriale ha aperto la presentazione del suo libro “Piazza Ariostea” al Libraccio. Un invito sentito, quasi una chiamata collettiva, rivolta a tutti coloro che hanno vissuto il secolo scorso tra le vie di Ferrara. 

Tra il pubblico c’erano tutti, o quasi, gli interpreti di un’epoca che ha visto la città estense trasformarsi senza perdere la propria anima: Anna Maria Quarzi, custode della memoria storica della città, e Tiziano Tagliani, successore di Sateriale alla guida del Comune. Accanto all’ex sindaco e sindacalista, Francesco Scafuri e Paola Zanardi hanno tessuto un dialogo che è andato ben oltre le pagine del libro, scavando tra ricordi, riflessioni sul senso dello spazio urbano e aneddoti spassosissimi.

Il vero protagonista dell’incontro non è stato solo il libro, bensì Piazza Ariostea stessa. Raccontata da chi ne ha saputo apprezzare ogni filo d’erba, ogni centimetro. Da chi l’ha vissuta e conosciuta così a fondo da notare la più piccola modifica fatta negli ultimi anni. Sateriale ha descritto la sua Ferrara attraverso gli occhi di un bambino che cresceva tra gli anni ’50 e ’60, in una città ancora segnata dalla guerra ma piena di vita, di speranze e di nuove regole sociali.

Il libro è un mosaico di ricordi: la sua famiglia, il padre originario della provincia di Avellino, la madre ferrarese, i nonni, lo zio regista Florestano Vancini, figura affascinante di cui l’autore svela dettagli inediti. Sateriale accompagna il lettore in un viaggio che intreccia memoria personale e storia collettiva. Lo fa con un linguaggio che ha il sapore di un racconto familiare, di un dialogo tra generazioni.

Uno dei passaggi più toccanti è il riferimento alla nipotina Agata, o “Agatina”, alla quale è dedicato il libro. A lei rivolge un consiglio che è una grande lezione di vita: “Ascolta sempre le persone prima di giudicarle, perché anche quelle che ti sembrano molto diverse da te possono avere ragione. Ascoltale bene, cerca di capire le loro parole, anche se si esprimono male. E quando rispondi, non dire le stesse cose che pensavi prima di averle ascoltate”. Un pensiero potente, che riecheggia un pensiero di Papa Francesco e che si fa monito per un mondo sempre più diviso e incapace di ascoltare.

Tra i tanti spunti emersi, un altro tema ha colpito particolarmente il pubblico: la fine della famiglia nucleare, intesa come quel microcosmo di zii, cugini e nonni che un tempo condividevano esperienze quotidiane, educavano insieme i bambini e trasmettevano valori. Oggi questi scambi si stanno perdendo, e con essi il senso di appartenenza e di crescita collettiva. 

Sateriale ha raccontato di come, nella sua infanzia, fosse normale vivere immersi in un tessuto familiare allargato, fatto di relazioni continue e stimolanti. Una realtà che oggi sembra svanire, ma che può essere recuperata attraverso la riscoperta del valore della comunità.

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