“Noi ci abbiamo provato in tutti i modi”. Stefano Bondi (Fiom Cgil) però spera ancora “che nei prossimi trenta giorni si possa trovare una soluzione” a una situazione che
“ora diventa ancora più complicata”. Dopo dodici ore di trattative con il board aziendale di Berco
non si è arrivati a un accordo, nonostante la
mediazione del prefetto Massimo Marchesiello, per la crisi che vede a rischio licenziamento 247 persone.
Le lunghe ore di attesa, da mezzogiorno a mezzanotte del 24 marzo, avevano fatto sperare e pensare che si potesse trovare una quadra, invece così non è stato perché l’azienda continua a voler portare avanti “di pari passo licenziamenti e contratto aziendale”. A spiegarlo fuori dal portone di Confindustria, dove Berco ha chiesto di sportare la trattativa inizialmente prevista nella sede di Copparo, ci sono le rsu insieme al già citato Bondi e a Patrizio Marzola (Fim Cisl). Ieri si è conclusa la prima fase, l’esame congiunto, e oggi, non essendo andato a buon fine si apre la fase amministrativa che avrà una durata di 30 giorni e si discuterà su base regionale. Per arrivare a una discussione statale sarebbe servito il coinvolgimento di almeno un altro stabilimento in un’altra regione ma quello di Castelfranco Veneto sta attraversando una fase di cassa integrazione ordinaria per cui è fuori dalla procedura. “Se fosse interessato anche quello stabilimento – spiega Marzola – il tavolo si sarebbe dovuto spostare al Ministero”.
“La cosa che in tutta la trattativa mi ha stupito di più – racconta Bondi – è che l’azienda non si è mai posta il problema della ripresa dell’attività produttiva, sembra quasi che non gli importi di fermare lo stabilimento per altri trenta giorni pur di arrivare al licenziamento”. “Di solito – prosegue – nelle trattative così complicate la prima cosa che ti chiedono le aziende è di togliere i picchetti e smetterla con gli scioperi. A Berco non interessa nulla, l’obiettivo è portare a casa quello che voglio e tenere i lavoratori sotto scacco e ricattati. E questo per noi continua ad essere non accettabile“.
“Domani (oggi, ndr) – aggiunge Marzola – i lavoratori si troveranno a fare i conti con una situazione economica disastrosa“. Gli scioperi hanno infatti intaccato parecchio le buste paga e poi c’è la paura dei licenziamenti. “Abbiamo I telefoni che diventano rossi per le chiamate e vi lascio immaginare gli sfoghi di queste persone“, una situazione che il rappresentante di Fim definisce “avvilente” oltre che per i lavoratori anche per i sindacalisti “perché non riusciamo a dare una sterzata”.
Durante l’incontro, spiega Bondi, “avremmo dovuto discutere dei licenziamenti collettivi” partendo “da un verbale di riunione, siglato nei giorni scorsi in un incontro non pubblicizzato in prefettura, dove l’azienda si era impegnata a convertire i licenziamenti in uscite volontarie e tenere separata la vicenda del contratto aziendale“. Tutto ciò invece non è avvenuto e il board i Berco “per tutta la giornata ha continuato a dire che se non c’è la revisione del contratto aziendale e la cancellazione di alcuni istituti economici non si possono tramutare i licenziamenti in uscite volontarie“.
“Noi abbiamo fatto di tutto – dice Bondi – per far capire che il nostro obiettivo era quello di evitare i licenziamenti ma anche quello di tornare alla normalità ma non ne hanno voluto sapere nulla”.
Insomma, “dodici ore di confronto ma azienda irremovibile, o si taglia il contratto integrativo aziendale o si licenzia“. “Questo è il diktat dell’azienda” che neanche il prefetto, pur avendo “tentato in tutti i modi”, è riuscito a smuovere.
Azienda che “si è sempre trincerata dietro il tema dei costi, della situazione economica e finanziaria e non ha mai considerato che la discussione si stava facendo sulla pelle dei lavoratori che sono persone”.
Per oggi le rsu hanno proclamato altre 8 ore di sciopero con presidio davanti ai cancelli mentre alle ore 11 è prevista l’assemblea con i lavoratori.