Sarebbe troppo facile dire oggi che avevo ragione. L’ho sempre saputo. Altrimenti non avrei scritto quell’ormai famoso editoriale incriminato. Ma se c’è chi non sa perdere, non vuole dire che non sia nobile saper vincere.
Ecco quindi che non leggerete accanimento o voglia di rivalsa nei confronti del sindaco di Ferrara Alan Fabbri che mi ha denunciato e che ripromette dì incancrenirsi in quello che già a suo tempo la FNSI bollava come tentativo di intimidazione.
Preferisco oggi parlare di ricostruzione. Non quella post sisma che criticavo nel mio fondo, ma di quella civile.
Oggi, grazie a questa sentenza, sappiamo che il sistema di contrappesi che regge la nostra claudicante democrazia esiste. E lo ha dimostrato un giudice attento, Giuseppe Palasciano, finito ora purtroppo nel tritacarne dei commenti della pagina istituzionale del primo cittadino (a ulteriore riprova di quanto scrissi).
Oggi sappiamo che – anche se fioccano sempre più i “lacché del pensiero”, direbbe Dostoevskij – chi si ostina a fare informazione libera non è solo.
E oggi sappiamo che in tanti hanno ancora a cuore la cosa comune.
Serve ripartire da queste basi per ricostruire il clima sociale esasperato da chi – a qualunque schieramento o fazione appartenga – prospera nell’avvelenare il pozzo della civile convivenza.
Viviamo il 28 Febbraio come un giorno prezioso per ripartire forti di questi valori, forti del fatto che c’è stato un verdetto che – come si espresso il mio avvocato Federico Orlandini – ha “tutelato la libertà di stampa e il diritto di criticare l’operato dei nostri amministratori, ovviamente nel rispetto dei limiti previsti dal nostro ordinamento”.
Pensiamo allora che oggi, grazie a questa sentenza, siamo un po’ più ricchi di ieri e un po’ più ottimisti per il futuro prossimo della città.
Non mi resta che augurare di svolgere un buon lavoro al sindaco Fabbri e alla sua amministrazione, convinto che anche lui possa trarre arricchimento da questa vicenda.
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