Economia e Lavoro
31 Gennaio 2025
Ferrara è l'unica provincia in cui sono in diminuzione rispetto al 2024 ma solo perché l'aumento più significativo c'è stato negli scorsi anni e ora le ore a disposizione delle imprese stanno finendo

In Emilia Romagna è boom di ore di cassa integrazione

di Redazione | 6 min

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Potrebbe sembrare un dato incoraggiante e invece non lo è. Le ore di cassa integrazione (ordinarie e straordinarie) in provincia di Ferrara sono in diminuzione del 2,5% passando dalle 4.916.572 ore del 2023 alle 4.796.094 ore del 2024.

Non è un dato positivo perché l’aumento più importante nel ferrarese si è visto nel 2023 oltre che nel 2022 e ora, ci dice Fabrizio Tassinati della segreteria della Cgil, “le ore stanno finendo”. Ci sono insomma aziende che le hanno esaurite e non possono più farne ricorso, per alcune ha voluto dire chiudere e ora la situazione rischia di peggiorare.

Il rischio dipende dalle crisi interne al territorio, si pensi a Berco e Rexnord per citarne due recenti, ma anche al Petrolchimico che si affaccia a un periodo critico viste le dismissioni dei cracking di Brindisi e Priolo. L’altro dato preoccuapante è quello che riguarda la regione, pubblicato mercoledì scorso, l’Osservatorio Inps sulle ore autorizzate di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga) nel 2024 con i dati che, dice la Cgil, “confermano e aggravano le preoccupazioni sollevate in questi mesi a livello nazionale e regionale”.

Tassinati parla di “una situazione abbastanza preoccupante” perché “oltre a dover affrontare e contrastare queste crisi rischiamo di non avere gli strumenti per affrontarle”. Pensando al petrolchimico, ma anche ad altre attività per cui potrebbe essere necessario ragionare di transazione energetica e di trasformazione “green” il rischio è quello di “non avere gli strumenti per non far pesare la crisi sulle persone” e per questo, dice Tassinati, “dobbiamo rifinanziare gli ammortizzatori”.

Nell’ultimo anno nella regione Emilia Romagna sono state autorizzate 60,5 milioni di ore di cassa integrazione, in aumento del 54,7% rispetto ai 39 milioni che erano stati autorizzati nel 2023. “Si tratta – scrive la Cgil – dei dati più elevati dalla fine dell’emergenza pandemica. Dati che si inseriscono in un trend nazionale che dovrebbe destare allarme nel Governo: in Italia nel 2024 sono state autorizzate 495.518.268 ore di cassa integrazione, in aumento rispetto al 2023 (+21,1%) e al 2022 (+5,8%)”.

Nello specifico, nel 2024 in Emilia-Romagna sono state autorizzate:
• 44.947.336 ore di Cigo (cassa ordinaria), in aumento rispetto alle 29.494.653 del 2023 (+52,4%);
• 15.546.346 ore di Cigs (cassa straordinaria), in aumento rispetto alle 9.609.352 del 2023 (+61,8%).

La diminuzione che si è verificata su Ferrara rischia dunque di essere fuorviante perché il trend negativo è iniziato prima e ora si sta notando un peggioramento anche in tutte le altre province che vedono in aumento l’utilizzo della cassa integrazione. Il rischio è dunque quello di trovarsi in un territorio a cui manca una locomotiva circondato da altre province che faticano a trainare viste le difficoltà che iniziano ad avere.

Le attività più colpite in tutta la regione sono quelle meccaniche e metallurgiche superate solo dal settore legato a pelli, cuoio e calzature. A seguire vengono l’abbigliamento, la chimica e il settore alimentare.

“I dati rilasciati dall’Inps – commenta il segretario generale Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri – sono gravi e preoccupanti. Contesto internazionale, crisi della manifattura tedesca e rallentamento dell’economia italiana stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema manifatturiero a livello nazionale e regionale. La crisi industriale dovrebbe essere la priorità del Governo, che invece ripropone la ricetta inutile e dannosa dell’austerità, come sempre pagata dai più deboli. Chiediamo da mesi risposte concrete su investimenti, politiche industriali e ammortizzatori sociali ma il Governo appare completamente disinteressato alle condizioni reali dell’economia e del lavoro del Paese”.

“A livello nazionale – aggiunge Paride Amanti della segreteria Cgil Emilia Romagna – i dati Istat parlano chiaro: 22 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, in calo a novembre 2024 del 3,2% sullo stesso periodo del 2023 e con veri e propri crolli nei settori della fabbricazione dei mezzi di trasporto (-10,4%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-9,9%), mentre si registrano cali diffusi in molti settori che rappresentano filiere fondamentali anche per la manifattura regionale (gomma-plastica, metallurgia, fabbricazioni di macchinari e attrezzature, ecc.). Anche un settore fondamentale come la chimica di base è nel pieno di un progetto che punta sostanzialmente alla dismissione da parte di Eni di un settore strategico per tutta la manifattura e che in Emilia-Romagna occupa migliaia di posti di lavoro nei petrolchimici e in tutto l’indotto”.

“È ora – conclude Bussandri – che il Governo metta da parte la propaganda con cui cerca di distogliere l’attenzione dai suoi fallimenti. Servono risposte e servono con urgenza. Servono ammortizzatori in deroga per i settori maggiormente colpiti e servono politiche industriali in grado di accompagnare il sistema produttivo nella transizione ecologica e nella rivoluzione tecnologica. È quanto mai urgente una regia pubblica di questi processi, altrimenti il rischio è un vero e proprio processo di desertificazione industriale che, come Organizzazione Sindacale, contrasteremo in ogni modo. La difesa dell’occupazione e del sistema produttivo regionale sarà per noi una priorità assoluta anche nel confronto con la nuova Giunta regionale e nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Bene ha fatto prima delle festività il Presidente de Pascale a scrivere al Governo una lettera, condivisa nei contenuti nel Patto, richiedendo al Governo impegni e azioni concrete. L’apertura da parte del Governo alla proroga dell’ammortizzatore in deroga per il comparto della moda non è tuttavia sufficiente. Devono arrivare risposte per tutti i settori in crisi, a partire dal metalmeccanico e dall’automotive”.

La Cgil fa notare come particolarmente allarmanti (dato regionale) siano i dati degli ultimi mesi dell’anno: nell’ultimo quadrimestre (settembre-dicembre) sono state autorizzate 26.505.520 di ore di Cig, contro le 15.760.265 di ore autorizzate nello stesso periodo del 2023 che corrispondono ad una crescita vertiginosa del 68,2%.

A questi dati si devono poi sommare i dati che riguardano il settore della somministrazione di lavoro: nel 2024 ad oggi in Emilia-Romagna sono stati attivati 393 AIS (ex TIS) che coinvolgono 2.171 lavoratrici e lavoratori.

Particolarmente colpito dalla crisi è il comparto artigiano, il tessuto di piccole e piccolissime imprese, fondamentale per l’economia regionale. Da Fsba (fondo bilaterale per l’erogazione degli ammortizzatori nel comparto artigiano) arrivano dati che la Cgil definisce “molto preoccupanti” con un aumento del 90% nei primi 11 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2023. Una crescita trainata dal settore del tessile, abbigliamento e arredamento, dal settore delle pelli/cuoio e calzature e dal settore metalmeccanico. L’utilizzo di Fsba ha riguardato oltre 1.500 imprese artigiane della regione e coinvolto oltre 10mila lavoratrici e lavoratori.

Solo lunedì a Ferrara sono stati firmati 25 accordi di questo tipo dopo un 2024 che Tassinati definisce come “anno micidiale per l’artigianato” con “40-50 piccole imprese che ogni mese chiedono l’ammortizzatore sociale”. Hanno diritto a 130 giornate nell’arco di un bienni poi o si passa ad un ammortizzatore straordinario o il rischio è quello di chiudere.

Dati territoriali (Cigo-Cigs-Cigd) – Periodo gennaio-dicembre 2024:
Bologna: 13.704.300 ore, rispetto alle 7.977.834 ore del 2023 (+71,8%)
Ferrara: 4.796.094 ore, rispetto alle 4.916.572 ore del 2023 (-2,5 %)
Forlì-Cesena: 3.739.678 ore, rispetto alle 3.497.351 ore del 2023 (+6,9 %)
Modena: 13.153.810 ore, rispetto alle 8.626.282 ore del 2023 (+52,5%)
Parma: 1.863.811 ore, rispetto alle 1.339.483 ore del 2023 (+39,1%)
Piacenza: 1.182.475 ore, rispetto alle 988.126 ore del 2023 (+19,7%)
Ravenna: 3.958.897 ore, rispetto alle 2.853.391 ore del 2023 (+38,7%)
Reggio Emilia: 11.663.827 ore, rispetto alle 4.936.936 ore del 2023 (+136,3%)
Rimini: 6.430.859 ore, rispetto alle 3.971.186 ore del 2023 (61,9%)

Dati settoriali (Cigo-Cigs-Cigd) – Periodo gennaio-dicembre 2024:
Pelli cuoio e calzature: 1.736.830 ore, rispetto alle 673.899 ore del 2023 (+157%)
Attività meccaniche: 39.641.142 ore, rispetto alle 19.208.162 ore del 2023 (+106,4%)
Attività metallurgiche: 1.563.334 ore, rispetto alle 918.890 ore del 2023 (+70,1%)
Industria alimentare: 1.460.933 ore, rispetto alle 1.149.827 ore del 2023 (+27,1%)
Industrie dell’abbigliamento: 2.575.228 ore, rispetto alle 1.586.577 ore del 2023 (+62,3%)
Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche: 3.967.592 ore, rispetto alle 2.727.556 ore del 2023 (+45,5%).

 

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