Cronaca
31 Gennaio 2025
Sentiti in aula la tossicologa Francesca Righini e il genetista forense Matteo Fabbri. Gli avvocati dei Di Gaetano annunciano la volontà di richiedere una perizia sull'audio del video ripreso dalle telecamere di videosorveglianza

Big Town. Quella sera Buzzi aveva assunto alcool e cocaina

di Davide Soattin | 3 min

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Quando si presentò al bar Big Town di via Bologna con una tanica di gasolio, minacciando di dar fuoco al locale, Davide Buzzi era sotto l’effetto di alcool e cocaina. Un mix che resta in circolo più a lungo nell’organismo e che rischia di aumentare gli atteggiamenti aggressivi in chi lo assume.

Ad affermarlo in aula – durante l’udienza di ieri (giovedì 30 gennaio) – è stato il medico tossicologo Francesca Righini, consulente nominata dalla Procura di Ferrara per eseguire, nei giorni successivi al fatto di sangue, gli esami su sangue, urine, cervelletto e capelli del tatuatore 42enne.

Esami che nel corpo di Buzzi – come spiegato dall’esperta, sentita davanti alla Corte d’Assise – hanno rilevato la presenza di principi attivi di cocaina pari a 150 ng/ml.

Cocaina che, secondo la consulente della pm, stando agli esami eseguiti sul capello, la vittima avrebbe assunto in maniera cronica almeno nei quattro mesi precedenti alla tragedia, col rischio – per i soggetti che ne fanno un uso abituale – di poter sviluppare e degenerare in effetti psicotizzanti.

In aula è stato anche ascoltato, sugli esiti degli accertamenti relativi alle tracce biologiche rilevate sulla maglietta di Buzzi e sotto le unghie delle sue mani, il gentista forense Matteo Fabbri.

Il consulente del pm ha ritenuto “estremamente basse, se non nulle” le possibilità che la vittima – nel momento in cui si scatenò l’inferno dentro al bar – abbia provato a difendersi con graffi o afferramenti, “ma non si possono escludere pugni o schiaffi“.

Il riferimento è a quello che sarebbe successo, poco prima dei colpi di lucchetto inferti dal titolare del bar a Buzzi, nell’angolo cieco del locale che non viene inquadrato dalle telecamere. Lì, secondo il genetista, ci sarebbe stata una colluttazione con “un colpo inferto al volto” a Mauro Di Gaetano, testimoniata anche da un segno che quest’ultimo avrebbe riportato. Un colpo che gli sarebbe stato rifilato da Buzzi, dal momento che Piccinini – aggiunge Fabbri nella sua ricostruzione – era “a terra e non poteva essere stato”.

Sul punto, i legali difensori degli imputati – gli avvocati Stefano Scafidi, Giulia Zerpelloni e Michele Ciaccia – hanno annunciato la volontà di richiedere una perizia sull’audio del video con particolare riferimento a quanto sarebbe successo negli istanti immediatamente successivi all’ultima telefonata che Mauro Di Gaetano fece ai sanitari del 118, a cui fece seguito un lancio di bottiglie e poi la reazione del titolare del locale che, impugnando il lucchetto, uscì da dietro il bancone e iniziò a colpire violentemente Buzzi.

“Secondo noi, un secondo prima del lancio di bottiglie – spiegano – si sente Buzzi dire ‘dai difenditi’ a Vito Mauro. Bisogna capire perché si sia scatenato l’inferno in quella fase di trattativa e in cui lui è disperato. Gli inquirenti sostengono che l’iniziativa di Mauro sia del tutto gratuita, ma a noi sembra di poter dire che forse si è trattato di un’iniziativa difensiva di un uomo che è aggredito da chi gli lancia una dichiarazione di sfida. Per noi è un aspetto davvero molto determinante che possiamo possa essere interessante per la Corte”.

I tre concludono: “Sappiamo che il centro del processo è sulla continenza della reazione di Vito Mauro Di Gaetano, sempre che di reazione si parli, che andrebbe valutata alla luce del momento in cui tutto si scatena. C’è uno al telefono che sta parlando col 118, che insiste affinché i soccorsi arrivino il prima possibile e non si capisce perché dovrebbe a un certo punto, di sua iniziativa, aggredire Buzzi. Se non nel caso in cui, forse, è lui stesso, a sua volta, ad essere aggredito“.

Il processo tornerà in aula il 27 febbraio quando, oltre all’ex compagna e alla compagna di Buzzi, saranno sentiti quattro consulenti tra medici legali e tossicologi.

 

 

 

 

 

 

 

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