Argenta
23 Novembre 2024
Si tratta di persone attualmente vive che erano ricoverate tra luglio e ottobre scorso e per cui ora spunta l'ipotesi di reato di maltrattamenti aggravati. Il referente dell'agenzia di risarcimento danni: "Stanno emergendo alcuni elementi che, se confermati, fanno venire i brividi"

Morti sospette all’ospedale di Argenta. Accertamenti su cinquanta pazienti

di Davide Soattin | 3 min

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Argenta. Si allarga l’inchiesta della Procura di Ferrara sulle due morti sospette avvenute lo scorso settembre all’ospedale Mazzolani-Vandini di Argenta, dove l’unico indagato è un 42enne infermiere dell’Ausl che – durante le scorse settimane – è stato sospeso dal servizio.

Dopo averlo inizialmente iscritto nel registro degli indagati per duplice omicidio volontario aggravato, negli ultimi giorni, nei confronti del professionista sanitario, la pm Barbara Cavallo ha avanzato una nuova ipotesi di reato, vale a dire quella di maltrattamenti aggravati.

Nello specifico, il nuovo scenario di indagine riguarderebbe una cinquantina di pazienti tra i 70 e i 90 anni – tutti oggi ancora vivi – che, tra luglio e ottobre scorso, erano stati ricoverati nel reparto di Lungodegenza Post Acuzie Geriatrica Riabilitativa dell’ospedale di Argenta.

Anche in questa circostanza, così come su quella delle due morti sospette, la Procura di Ferrara – lo scorso 13 novembre – ha nominato quattro consulenti, tre medici legali e un tossicologo, che ora dovranno effettuare l’analisi del capello degli ospedalizzati a quel tempo.

Obiettivo principale è lo stesso delle due autopsie disposte lo scorso mese. Ossia quello di verificare l’eventuale presenza di un farmaco specifico usato in ambito ospedaliero appartenente alla famiglia delle benzodiazepine che non avrebbe dovuto essere stato usato e che, in due circostanze, ha portato alla morte dei pazienti.

Gli esiti degli accertamenti sui capelli, necessari a comprendere se ci siano gli estremi per contestare il reato di maltrattamenti aggravati, sono attesi entro 60 giorni.

I nuovi sviluppi dell’indagine erano comunque nell’aria sin dalle prime battute dell’inchiesta, con i carabinieri del Nucleo Investigativo che avevano avviato accertamenti e verifiche a tutto campo, senza escludere l’eventualità che il fascicolo potesse allargarsi come successo.

Tutto – lo ricordiamo – era nato dopo le morti di Antonio Rivola, 82 anni, e Floriana Veronesi, 90 anni, avvenute il 5 e il 24 settembre di quest’anno. La donna, stando a quanto si apprende, era stata ricoverata in Medicina a seguito di un’infezione in estate, poi le sue condizioni erano migliorate e la famiglia stava attendendo di poterla accogliere a casa, ma successivamente era stata trasferita per un periodo in Lungodegenza, dove i familiari avevano notato un peggioramento in particolare dal punto di vista cognitivo. Durante quel periodo l’anziana avrebbe inoltre contratto anche il Covid.

In entrambi i casi, le diagnosi di morte comunque non avevano inizialmente destato sospetti, tanto che per il 27 settembre erano stati fissati i funerali. Uno la mattina, l’altro nel pomeriggio. Poi però, la segnalazione dell’Ausl agli inquirenti aveva fatto partire le indagini. Lo scorso 14 ottobre i carabinieri avevano effettuato il blitz al Mazzolani-Vandini per acquisire le cartelle cliniche e dare seguito a quanto ‘denunciato’ da una collega del 42enne, insospettita dall’ammanco di un medicinale ‘pericoloso’ dalle dotazioni dell’ospedale.

Certezze, a riguardo, arriveranno però solamente con gli esiti degli esami medico-legali effettuati sui corpi delle due vittime e sui capelli della cinquantina di pazienti che erano stati ricoverati.

Al momento, lo ribadiamo, la Procura si è limitata a iscrivere – come forma di garanzia – l’infermiere nel registro degli indagati in modo tale da permettergli di partecipare agli accertamenti tecnici irripetibili nominando un proprio consulente, senza applicare nei suoi confronti alcuna misura cautelare.

Le famiglie delle due vittime, nel frattempo, si sono rivolte a Giesse Risarcimento Danni. “Stanno emergendo alcuni elementi che, se confermati, fanno venire i brividi – spiega Fausto Sgarbi, referente Giesse -. Noi stiamo seguendo il procedimento penale tramite il nostro legale fiduciario, Norberto Quieti, e faremo di tutto affinché emerga la verità su quanto accaduto. I numerosi e scrupolosi accertamenti della Procura cercheranno ora di appurare se, oltre alle due morti sospette, ci siano stati anche dei maltrattamenti nei confronti di alcune decine di pazienti della struttura”.

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