Proseguirà in Appello il processo a don Giuseppe Rugolo, il sacerdote a cui sono stati inflitti quattro anni e mezzo di carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danno di minori, a seguito della sentenza emessa dal tribunale di Enna lo scorso 5 marzo.
Gli avvocati del prete, Denis Lovison e Antonino Lizio, nel loro documento, contestano tutto l’impianto accusatorio e chiedono sia la riapertura del dibattimento per l’assunzione di prove a discarico dell’imputato che di ascoltare altre due giovani.
I legali – secondo quanto si legge in un’agenzia Ansa – parlano di motivazione illogica, contraddittoria ed errata che avrebbe portato il tribunale di Enna a travisare “la documentazione, emettendo una motivazione nella quale perviene a conclusioni scorrette nonché prive di supporto probatorio e, conseguentemente, ad un giudizio di colpevolezza errato“.
Anche la Curia di Piazza Armerina, ritenuta dal tribunale responsabile civilmente in solido con Rugolo, ha presentato appello alla sentenza.
Gabriele Cantaro, il legale del vescovo Rosario Gisana, sostiene che la Curia essendo un soggetto privo di personalità giuridica non può essere ritenuta responsabile civilmente. “Le uniche persone giuridiche legalmente riconosciute nell’ambito territoriale della Diocesi di Piazza Armerina – si legge nell’appello – sono la diocesi e il seminario vescovile, ma certamente non la Curia”.
Il sacerdote – lo ricordiamo – era stato arrestato il 21 aprile del 2021 a Ferrara. L’inchiesta era nata dalla denuncia di un ragazzo, oggi trentenne, che aveva raccontato alla squadra mobile di Enna le violenze subite dal 2009 al maggio 2011.
Atti di libidine e molestie sessuali che sarebbero accaduti all’interno della parrocchia, a scuola, in sagrestia, nel Grest estivo, approfittando dei dubbi della vittima circa l’incertezza di avere una vocazione religiosa attraverso una “subdola condotta di persuasione“, come scriveva il gip nell’ordinanza che portò all’arresto del sacerdote.
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