Restano in carcere, lei a Bologna e lui a Ferrara, la 31enne ferrarese Amanda Guidi, già condannata in primo grado a ventidue anni per l’omicidio del figlioletto, e il suo compagno 60enne Romano Maccagnani, accusati di stalking e lesioni nei confronti dell’ex fidanzato della donna.
Guidi infatti, lo scorso 18 luglio, era stata arrestata dai carabinieri e poi trasferita in cella per aver inizialmente perseguitato e successivamente aggredito l’ex fidanzato dopo la fine della loro relazione, minacciandolo di morte e molestandolo, spalleggiata da Maccagnani.
Offese e minacce, al telefono e faccia a faccia, fino alla folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore, risalente allo scorso giugno, quando la donna aveva colpito l’ex, prima utilizzando una sedia e poi impugnando una bottiglia di birra, mentre il suo attuale fidanzato immobilizzava la vittima.
Un’aggressione particolarmente violenta, tanto da costringere l’uomo ad andare al pronto soccorso, dove gli avevano riscontrato varie tumefazioni e traumi, con quindici giorni di prognosi.
Poi la denuncia ai carabinieri di Portomaggiore che, dopo aver svolto gli accertamenti, aver effettuato i riscontri, aver sentito testimonianze, hanno inviato l’informativa alla magistratura. Dopodiché, accogliendo la richiesta del pm Stefano Longhi, il gip del tribunale di Ferrara ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della donna e del suo nuovo compagno.
Una decisione presa – come sottolineato in una nota dei carabinieri – date le personalità violente dei due e il pericolo di reiterazione dei loro comportamenti.
Durante l’interrogatorio di garanzia, reso lo scorso 22 luglio davanti al gip Alessandra Martinelli del tribunale di Ferrara, Guidi – difesa dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini – aveva raccontato di aver agito sotto la provocazione dell’ex fidanzato, mentre Maccagnani – difeso dall’avvocato Mirca Ferrari – aveva detto di essere intervenuto nella lite al bar per difendere sé stesso, oltre che la donna, dichiarandosi invece estraneo alle accuse di stalking.
Per entrambi, che convivevano nella casa di lui da due mesi, ovvero da quando Guidi aveva lasciato la comunità in cui abitava, gli avvocati difensori avevano chiesto misure di detenzione meno afflittive. Per la donna era stata chiesta la revoca della custodia cautelare in carcere e, in subordine, una misura meno pesante, mentre per l’uomo erano stati chiesti gli arresti domiciliari.
Richieste che però sono state rigettate dal gip del tribunale di Ferrara.
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