Nessuna mazzetta, ma solo qualche ‘regalia’ in cambio di niente. Si è difeso così, negando ogni addebito, Edoardo Caselli, ingegnere della Motorizzazione Civile di Ferrara che, accusato di aver preso mazzette per attestare false revisioni di mezzi pesanti, durante l’udienza preliminare di ieri (lunedì 3 giugno) mattina, ha chiesto di essere nuovamente sentito in aula.
Davanti al gup Danilo Russo, difeso dall’avvocato Ciriaco Minichiello, Caselli ci ha tenuto a precisare che le uniche ‘cortesie’ da lui rese sarebbero state quelle relative ad anticipare le date di alcuni revisioni qualora si fosse liberato qualche spazio oppure l’effettuazione di relazioni tecniche per agenzie, il tutto però sempre in amicizia.
Quanto alle accuse della Procura, l’ex ingegnere della Motorizzazione ha espresso le sue perplessità sul modo in cui sono state svolte le indagini, dicendo che nessuno degli inquirenti ha letto i decreti ministeriali in cui, stando alla sua versione dei fatti, ci sarebbero margini che gli avrebbero consentito di fare quello che invece oggi gli viene contestato dall’accusa.
“Il mio assistito – ha affermato l’avvocato Ciriaco Minichiello fuori dall’aula – ha dovuto subire quindici giorni di isolamento in carcere per nulla. Lo stesso nulla che si vede nei video finiti al centro dell’inchiesta. Stiamo parlando di un professionista che ha quarant’anni di carriera alle spalle su cui è stato gettato fango“.
Durante l’udienza di ieri sono stati inoltre sentiti anche una decina di testimoni. Uno di loro, incalzato dalle domande del pm Andrea Maggioni, oltre ad ammettere ogni addebito, ha raccontato che non avrebbe dato solo soldi, ma anche cibarie varie tra cui prosciutti e galline pur di ottenere accomodamenti nello svolgimento delle revisioni del suo mezzo pesante.
Il giro di presunte mazzette all’interno della Motorizzazione, lo ricordiamo, era stato scoperchiato dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections, eseguita da Guardia di Finanza e Polizia Stradale. In tutto sono 74 le persone per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Diciassette i patteggiandi, diciannove quelli che discuteranno l’udienza preliminare e trentotto quelli che hanno scelto il rito abbreviato. Di questi ultimi fanno parte Edoardo Caselli, ingegnere della Motorizzazione di Ferrara, il collega Cesare Franchi e Alessandro Barca, titolare della ‘All Service Srl’ che avrebbe fatto da intermediario tra le società di autotrasporto e i due funzionari.
Tutti e tre erano finiti al centro dell’inchiesta, tant’è che proprio i due funzionari della Motorizzazione civile, secondo la Procura, erano i ‘burattinai’ di un sistema che aveva le proprie basi a Ferrara, anche se tutto sarebbe nato nel pieno dell’emergenza Covid col controllo di un camion da parte della Stradale in provincia di Ravenna a cui era seguito, poco dopo, lo strano caso di un camionista che si era fermato per la notte trovando, il mattino dopo, il mezzo “stranamente” revisionato.
Trentacinque indagati poi, approfittando del beneficio dello sconto di pena per chi collabora nelle indagini su delitti contro la pubblica amministrazione, avevano preferito parlare e da lì era iniziata la reazione a catena che aveva portato a indagare oltre 200 persone in totale. Alcune erano semplici prestanome o erano all’oscuro di quanto compiuto da un intermediario e, dopo le opportune verifiche, erano stati scagionati.
Nel corso dell’inchiesta erano state sequestrate anche 358 carte di circolazione, molte restituite dopo l’esecuzione delle revisioni, mentre un centinaio erano entrate nel fascicolo del sostituto procuratore, e per 168 veicoli era stata effettuata una revisione straordinaria come accertamento tecnico irripetibile.
Si torna in aula il 14 giugno, quando è attesa la requisitoria del pm Andrea Maggioni.
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