di Andrea Botti*
Ringrazio l’avvocato Scaramagli per l’attenzione che ha portato al mio contributo uscito in questi giorni sulle colonne di un quotidiano locale. In un suo articolo apparso il 17 maggio su estense.com scrive: “Poi una volta per tutte (e mi riferisco al candidato Andrea Botti della lista Ferrara futura) riferiamo dati corretti: le sentenze dei tribunali non hanno abolito la residenzialità storica”.
Il mio riferimento, tuttavia, era alla incostituzionalità della lungo-residenza quale criterio di accesso alle prestazioni sociali – tra queste l’edilizia residenziale pubblica – sancita, reiteratamente, non dal Tribunale di Ferrara, ma dalla la Corte Costituzionale. È proprio il principio della lungoresidenza invocato dalla Scaramagli e da Fratelli d’Italia ad essere discriminatorio. Sul punto, è bene precisare che anche la legge regionale, che prevede il requisito della residenza biennale per accedere alla graduatoria è in forte odore di incostituzionalità.
Il Tribunale di Ferrara ha, invero, dichiarato discriminatorio quanto introdotto dalla giunta Fabbri, vale a dire l’introduzione, per la formazione delle graduatorie di edilizia residenziale pubblica, di un punteggio premiale per ogni anno di residenza, senza tetto massimo. La discriminatorietà di una simile disciplina era autoevidente e solo all’avvocato Scaramagli doveva essere sfuggita: basti pensare che, per mera ipotesi, un residente a Ferrara da 40 anni che avesse chiesto di essere ammesso alla graduatoria per l’Erp, avrebbe, per ciò stesso, scavalcato in graduatoria chiunque altro, indipendentemente dal suo reale bisogno sociale.
Leggo, sempre nel suo articolo, un numero preciso di alloggi recuperati dal 2019, cito: “483”, nel suo ruolo di vicepresidente Acer potrebbe però spiegare perché si possono trovare alloggi come scrive lei recuperati (almeno in apparenza) ma chiusi e non ancora locati (situazione verificabile nel quartiere Barco). Parimenti, la vicepresidente potrebbe anche riferirci come mai, nonostante i 483 alloggi recuperati, il numero odierno di alloggi da recuperare risulti enormemente più alto da quello – pur notevole – lasciato in eredità dalla precedente amministrazione.
Infine, un’ultima domanda: secondo quanto appreso dai giornali il comune, per resistere in giudizio a difesa dei propri provvedimenti discriminatori, è stato condannato, nel solo primo grado, a rifondere oltre 15 mila euro di spese legali. Non erano forse questi soldi pubblici che potevano servire a restituire ai cittadini altri alloggi? Le auguro una serena campagna elettorale.
*candidato, Consiglio comunale con la lista Ferrara Futura
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