Jolanda
30 Aprile 2024
La comunità e il vicariato hanno voluto ricordare il parroco, una delle persone assassinate nell’eccidio di Goro

Jolanda ricorda don Pietro Rizzo assassinato dai Fascisti

di Redazione | 3 min

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Jolanda di Savoia. Domenica scorsa, la comunità di Jolanda di Savoia e tutto il vicariato hanno voluto ricordare il parroco don Pietro Rizzo, una delle persone assassinate nell’eccidio di Goro.

Don Pietro è stato un prete, un educatore, un testimone della fede, che per questo è stato preso dalla sua canonica, portato sull’argine del Po di Goro insieme ad altri considerati nemici del regime e fucilato il 28 marzo 1944 dai fascisti. Sono passati 80 anni da quel tragico giorno, segno dell’irrazionalità e della violenza umana, che non si può dimenticare. Don Pietro è un prete della Chiesa di Ferrara-Comacchio. Ordinato nel 1927, iniziò il suo ministero a Marrara per poi diventare parroco a Zocca dal 1929 al 1934 viene poi nominato dall’Arcivescovo Bovelli parroco di Jolanda di Savoia, allora una comunità parrocchiale di oltre 3000 abitanti, al centro dell’area della prima bonifica ferrarese, denominato dal Fascismo ‘Le Venezie’.

Don Pietro a Jolanda esercitò il suo ministero tra i braccianti, poveri e spesso analfabeti, con famiglie numerose, educando spiritualmente e moralmente soprattutto i ragazzi, lontano da ogni ideologia, con verità e coraggio. Ed è questo amore alla verità e questo coraggio insegnato ai giovani che ha infastidito chi voleva con arroganza solo sottomissione e cieca ubbidienza ai principi educativi fascisti.

“Anche i preti sanno morire” titola un libro di don Primo Mazzolari, l’ultimo pubblicato nel 1958, l’anno prima della sua morte, dedicato ai tanti preti uccisi nelle due resistenze: la resistenza al Fascismo e la resistenza al Comunismo. Anche don Pietro Rizzo ha saputo morire per la libertà della fede, cercando di salvare una delle persone destinate alla fucilazione.

L’argine di Goro è stato per don Rizzo il suo Calvario, dove si è unito alle sofferenze di Cristo dando la sua vita, per amore della verità e della libertà di fede. “La libertà nel fiume”, ha titolato il suo volume sull’eccidio della Macchinina Davide Guarnieri, interpretando correttamente come la libertà, anche la libertà religiosa, da parte dei fascisti è stata soffocata, annegata nella corrente del fiume Po. Il cuore di don Pietro è sempre stato pieno di amore per Cristo e per i fratelli, come hanno riconosciuto molte testimonianze, con una capacità educativa straordinaria che affascinava i più piccoli e i ragazzi che voleva “liberi davvero”, anche da ideologie che incitavano all’odio e alla discriminazione. 

Don Pietro Rizzo, non è il martire di un partito, ma fa parte del “partito dei martiri” – per usare la definizione di don Mazzolari dei 123 sacerdoti uccisi durante e dopo la guerra civile da fascisti e da comunisti. La sua testimonianza oggi ci aiuta a fare memoria: memoria di una pagina di sofferenza e di morte, ma anche di testimonianza della fede e di coraggio cristiano, veri ‘resistenti’.

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