Argenta. “Buongiorno signora, siamo i carabinieri. La dobbiamo informare che purtroppo suo marito ha appena provocato un grave incidente stradale e attualmente è in caserma in stato di arresto. Se mi fornisce il suo recapito cellulare, la faccio contattare dall’avvocato d’ufficio che le indicherà come versare la cifra necessaria alla liberazione“.
Sempre più spesso, negli ultimi mesi, si sente parlare di truffe “del finto carabiniere“, in cui il truffatore di turno contatta telefonicamente la sua vittima facendo leva su due elementi fondamentali: la situazione di difficoltà di una persona cara e l’autorevolezza di chi la informa dell’accaduto.
È quanto accaduto nel pomeriggio di ieri, 12 aprile, ad Argenta, quando una donna di 46 anni ha ricevuto una telefonata sull’utenza fissa di casa in cui un sedicente “carabiniere di Ravenna” la informava che il marito aveva appena investito un motociclista ed era in stato di arresto in caserma, comunicandole poi che, attraverso un avvocato d’ufficio, avrebbe dovuto versare all’autorità giudiziaria 7.500 euro per la liberazione dell’uomo. Dopodiché chiedeva alla donna un recapito cellulare per poterla ricontattare in caso di necessità e le preannunciava che sarebbe stata chiamata anche dall’avvocato, che le avrebbe fornito istruzioni dettagliate.
Terminata questa prima telefonata, ne è arrivata subito un’altra, in cui un sedicente avvocato, ribadendo la situazione, precisava che una sua collaboratrice di studio sarebbe passata presso l’abitazione della signora per ritirare il denaro, aggiungendo che, qualora la donna non avesse avuto immediata disponibilità dell’intera somma richiesta, avrebbe potuto consegnare gioielli di valore equivalente, che sarebbero stati depositati in garanzia presso i carabinieri. Intanto, il finto carabiniere richiamava la donna sull’utenza cellulare, evidentemente allo scopo di non consentirle di provare a chiamare i familiari o le forze dell’ordine.
Fin qui il copione è collaudato, ma in questo caso la vittima, avendo capito sin da subito le intenzioni dei suoi interlocutori telefonici, tra la prima e la seconda telefonata ha avuto la prontezza di contattare il comandante della stazione dei carabinieri di Argenta che, percepita la gravità della situazione e le necessità di non perdere neanche un minuto, si è precipitato a casa della donna assieme a sei dei suoi collaboratori. Tutti i carabinieri di Argenta presenti in quel momento in caserma senza alcuna esitazione sono intervenuti coralmente e, mentre il comandante e un altro militare si erano nascosti in casa della vittima, gli altri cinque, divisi in due squadre, si erano appostati sulla strada a ridosso dell’abitazione.
Ancora decine di minuti di conversazione telefonica ‘doppia’ – avvocato sull’utenza fissa e carabiniere su quella cellulare – in cui alla donna, per convincerla di non essere vittima di una truffa, il finto avvocato forniva dei codici che erano assolutamente fasulli e inutili, che poi lei avrebbe dovuto comunicare al sedicente carabiniere e viceversa. Poi la collaboratrice dell’avvocato aveva bussato al campanello, era entrata in casa e aveva trovato due carabinieri veri ad “accoglierla”. Intanto, sulla strada, gli altri militari individuano e bloccano la complice, che attendeva in auto.
Quando hanno capito di essere di fronte a veri carabinieri, entrambe le ragazze di 23 e 24 anni, giunte ‘in trasferta’ dalla provincia di Salerno – hanno provato a darsi alla fuga, ma sono state subito bloccate dai militari, alcuni dei quali, fortunatamente senza esiti, hanno dovuto anche subire gomitate, spinte e strattoni. Morale della favola: tutte e due arrestate per tentata truffa in concorso e per resistenza a pubblico ufficiale.
Dopo una notte nelle camere di sicurezza del comando provinciale dei carabinieri di Ferrara, nella tarda mattinata di oggi (13 aprile) sono state accompagnate in tribunale a Ferrara, dove il giudice Giovanni Solinas ne ha convalidato l’arresto e disposto per entrambe l’obbligo di dimora nei Comuni di residenza e solo per una anche l’obbligo di permanenza della sua abitazione dalle 21 alle 6.
L’udienza dibattimentale è stata rinviata al 22 aprile per richiesta dei termini a difesa.
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