Comacchio. Si è tenuto venerdì pomeriggio alla Manifattura dei Marinati di Comacchio l’ultimo incontro del ciclo “Rileggere la storia per capire la città”, organizzato dall’associazione culturale locale “La città invisibile”. Ospiti di questa giornata Francesco Erbani e Francesca Leder. Francesco Erbani giornalista, per 25 anni caposervizio delle pagine culturali de “La Repubblica”, Francesca Leder urbanista dell’Università di Ferrara.
Insieme a loro al tavolo Fiorella Shane Arveda e Federica Gentili del direttivo dell’associazione che hanno ripercorso gli approdi di tutto il primo ciclo di conferenze iniziate a febbraio.
Ha portato i suoi saluti anche l’assessore alla cultura Emanuele Mari che ha ricordato l’importanza e l’unicità del progetto de “La città invisibile”.
La conferenza si è svolta sotto forma di dialogo: i due si sono confrontati sul tema del lento conoscere le città. Un incontro che ha approfondito il metodo di lettura delle città: da quelle più piccole a quelle più grandi. Francesco Erbani ha posto l’accento sul lasciarsi trasportare dai luoghi delle città, visitarle senza la fretta di dover per forza correre. Visitare le città senza pregiudizi o aspettative. Adagio, come titola il suo ultimo libro-guida “Roma adagio” che è stato reso disponibile al banchetto presente in sala della libreria “Gulliver” di Lido degli Estensi.
Si è molto approfondito il tema dello spopolamento delle città e dei centri storici e la sua cura laddove gli abitanti stessi tornassero a essere custodi della loro stessa città.
“Le spinte dal basso delle associazioni della città possono fare grandi cose”, ha affermato Erbani, riportando molteplici esempi da Napoli a Catania e Venezia, già affrontata nel suo libro “L’Italia che non ci sta”, dove racconta tante realtà virtuose di cui spesso non si parla.
L’idea di una tutela collettiva dei propri luoghi comuni non dimentica anche l’aspetto economico, che verrebbe, secondo le parole dei relatori e come già spiegato al primo incontro dall’economista professor Gandini, molto favorito da una cura comune della propria città. Una cura dei beni comuni a beneficio della comunità stessa. Da qui il discorso si è esteso al pensiero che anche Comacchio possa assumere nuovo vigore a partire dalle risorse di cui dispone: le bellissime caratteristiche del suo centro storico e la monumentalità delle sue valli. “Io direi che sono proprio un monumento le vostre valli” ha affermato l’urbanista caldeggiando un loro nuovo protagonismo tra tutela, produttività e mantenimento del bene.
Con questi stimoli e spunti di riflessioni si è chiuso l’incontro di venerdì, animato da molte domande dal pubblico, mosso dalla voglia di saperne di più. Soprattutto incuriositi dall’idea di far rivivere la città a partire dall’abitare, spesso soffocato dall’“industria pesante” del turismo, così come l’ha definita Erbani.
Il monito è stato infatti quello sì di conservare un turismo rispettoso delle città, ma in primis di conservare la città stessa e chi la vive tutti i giorni. Immaginare di riempire di nuovo le vie, i negozi, i ponti della comunità che vi risiede, dove ritrovarsi a scambiare pensieri, parole, risate.
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