Attualità
30 Marzo 2024
Il direttore di Confcooperative Villani parlando della Scuola di Sviluppo Territoriale: "Serve passare da un concetto di riformismo a uno di trasformazione"

Una scuola per trasformare in meglio il territorio

(Foto di Archivio)
di Pietro Perelli | 3 min

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È ormai passato il giro di boa e mancano solo due lezioni alla conclusione del primo anno di vita della Scuola di Sviluppo Territoriale nata da un’idea di Confcooperative che ha avuto da subito il supporto di Cna Ferrara, Confartigianato, Legacoop, Confindustria Emilia area centro, Confagricolutra, Fondazione Navarra, Emilbanca e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.

Insieme al direttore di Confcooperative Ruggero Villani abbiamo provato a tracciare un bilancio di questi primi mesi di vita “che ha superato le aspettative in tanti ambiti”. “Il primo e principale ambito – spiega Villani – è che i ragazzi che stanno seguendo la scuola si sono dimostrati molto più motivati, brillanti, capaci di quello che ci immaginavamo”.

Parole al miele quelle del direttore di Confcooperative che parla di un gruppo di ragazzi “molto bravi, molto interessati ai temi dello sviluppo territoriale con delle capacità che già si vedono”. Un qualcosa che “mette ottimismo” considerando che “le notizie nel nostro territorio non sono particolarmente rosee in particolare rispetto all’andamento economico”.

Importanti anche le adesioni alla scuola che oltre ai soggetti già citati comprendo anche l’Università di Ferrara, la Camera di Commercio oltre all’interessamento di numerosi enti pubblici. “Il Comune di Ferrara – ci dice Villani – ha recentemente deliberato un proprio contributo all’iniziativa e altri comuni hanno dimostrato interesse”.

Interesse che risulta alto anche in ambito nazionale ed europeo con il Ministero della Ricerca con cui ci sono le prime interlocuzioni mentre il progetto ha sollecitato l’interesse di diversi paesi europei come Danimarca, Francia e Spagna oltre all’Inghilterra.

Stiamo parlando di una scuola che nonostante sia al primo anno di vita ha sempre guardato al futuro immaginandosi nei prossimi 10 o 15 anni con “l’obiettivo di formare leader trasformativi cioè capaci di affrontare, con risposte innovative, le sfide che ci troviamo di fronte”. Sfide importanti come “il tasso di invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici, la transizione digitale”. Sfide per cui “abbiamo bisogno di risposte nuove e di persone che siano in grado di dare quelle risposte”. Servono, spiega sempre Villani, risposte che non siano “leggermente diverse da quello che si faceva prima” ma passare dal “concetto di riformismo, nell’ambito pubblico o privato, a un concetto di trasformazione perché oggettivamente i problemi sono molto diversi da quelli del passato”.

Già dai primi venti studenti (destinati ad aumentare) che hanno seguito quest’anno potranno uscire le prime idee. Oltre alle lezioni frontali, tra le quali ricordiamo quelle con l’ex rettore e ministro Patrizio Bianchi o quelle con il presidente di Abi Antonio Patuelli e il presidente di Emilbanca ed ex ministro Gian Luca Galetti, la scuola “prevede per metodo” che lavorino a progetti scelti da loro. “Sfide – le descrive Villani – che possano servire allo sviluppo del territorio”. Quest’anno in particolare stanno lavorando su quattro temi: periferie, “cioè come favorire maggiori opportunità per i giovani nelle zone extraurbane”; turismo, “come rendere più attrattive e accessibile le zone turistiche del territorio”; cultura, “come rendere le opere culturali ferraresi più attrattive e accessibili per i giovani”; climate change, “come favorire un approccio resiliente e adattivo alle sfide climatiche”.

Nella chiusura dell’anno gli studenti proporranno dei progetti in questi ambiti che, dice Villani, “ci faremo carico di presentare agli enti pubblici locali e alle rappresentanze delle imprese perché possano dare un contributo al dibattito pubblico e privato del territorio”.

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