Cronaca
28 Marzo 2024
Udienza dedicata alla testimonianza in Corte d’Assise a Cosenza di Luciano Conte

Il marito di Isabella Internò: “Mai chiesto nulla a mia moglie”

di Redazione | 5 min

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“Non sapevo nulla e non ho chiesto nulla a mia moglie sulla vicenda prima della riapertura del caso nel 2011”. Si può riassumere così la testimonianza in Corte d’Assise a Cosenza di Luciano Conte, marito di Isabella Internò unica imputata nel processo istruito per far luce sulla morte di Denis Bergamini avvenuta il 18 novembre 1989. L’altro testimone di giornata, Gianluca Tiesi, cognato dell’imputata, era assente per motivi di salute.

Conte, poliziotto ormai in pensione, risponde inizialmente alle domande del difensore della Internò, Angelo Pugliese e racconta l’inizio della loro relazione «Ho conosciuto Isabella poco prima della morte di Denis, ci presentò un amico. Quando lui morì ci eravamo già visti un paio di volte ma non stavamo insieme, ci sentivamo telefonicamente perché io, nonostante lavorassi alla squadra mobile di Palermo la chiamavo una o due volte a settimana. Poi ci siamo fidanzati all’inizio del 1990, a febbraio o marzo. Ero perdutamente innamorato di lei e il 7 dicembre 1991 ci siamo sposati. Venni a sapere della morte di Denis proprio da Isabella in una nostra telefonata. Lei mi disse che il suo ex, che non vedeva da 6-7 mesi si era suicidato buttandosi sotto un camion. Non le chiesi nulla perché la sentii provata e da allora non parlammo mai della cosa perché volevo solo che superasse il trauma».

Quanto alla famiglia della Internò «ho conosciuto i suoi genitori quando ci siamo fidanzati, erano genitori molto moderni per i tempi. Il resto della famiglia, i suoi cugini, li ho conosciuti al matrimonio ma non abbiamo mai avuto grandi rapporti, per come li conosco io sono delle brave persone che hanno avuto problemi di salute».

E dell’aborto di Isabella avvenuto nel 1987 sapeva qualcosa? «Prima della riapertura del caso non sapevo nulla. L’ho saputo solo quando è diventato di dominio pubblico grazie alla stampa, allora le ho chiesto e lei me lo ha confermato ma l’ho vista imbarazzata e preoccupata, soprattutto per le conseguenze che tutto quel clamore potesse causare anche alle nostre figlie».

Il pm Luca Primicerio nel suo controesame porta all’attenzione del teste un’emergenza processuale. La testimonianza di Tiziana Di Carlo che ha ricordato di aver visto Luciano Conte e Isabella Internò insieme sul lungomare di Paola alla fine del 1989, prima quindi che i due, stando alle dichiarazioni odierne del teste, si fidanzassero. «Secondo me si sbaglia. Come fa ad essere così sicura?». Ma alla domanda della presidente di Corte Paola Lucente se l’eventualità si possa escludere l’uomo ha dichiarato: «Non ricordo se prima di fidanzarci ci siamo visti a Paola, non lo ricordo ma non posso escluderlo».

Si passa poi ad analizzare alcune intercettazioni finite negli atti del processo. Alcune in particolare risalgono al 29 novembre 2011, giorno in cui Isabella viene sentita a sommarie informazioni a Castrovillari. Intercettazioni ambientali nelle quali l’uomo nell’accompagnare la moglie a destinazione cerca di tranquillizzarla e la invita a dire la verità e a dire “non ricordo quando non ricordi qualcosa”. Nell’intercettazione ambientale dopo l’audizione della consorte però il clima in auto appare meno sereno e l’uomo la incalza su quanto riferito in particolare in merito al loro rapporto e in maniera specifica ad una frase riferita da Isabella il 23 novembre 1989 ai Carabinieri di Castrovillari in merito a chi le fosse stata vicina subito dopo la morte di Denis: “Ho avuto il supporto delle mie amiche e dell’amico di famiglia Luciano Conte che è della polizia e con il quale ho contatti telefonici”. In auto l’uomo insiste dicendole “Ma scusa non lo hai capito perché te lo chiedono? Perché lo sanno! Non te lo avrebbero chiesto altrimenti”.

A chiarimento Conte in aula afferma che si riferiva «solo al fatto che loro sapevano che ci sentivamo», ma Lucente lo smentisce: «Non è così – afferma la presidente – lei sta dicendo altro, l’intercettazione è chiara, lei sta dicendo che già frequentava Isabella».

Sull’argomento torna anche l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini che presenta un foglio di matricola di Luciano Conte dell’anno 1989 nel quale emergono giorni di congedo ordinario (ossia ferie) chiesti nei mesi di febbraio, marzo, aprile, giugno, agosto e ottobre dall’uomo per recarsi (stando a quanto riporta il foglio) a Cosenza. A tal proposito Conte afferma: «Io ricordo che lavoravo tanto per accumulare giorni di ferie e ogni mese chiedevo 4-5 e venivo a Paola ma non a Cosenza. Può essere che abbia sbagliato chi ha trascritto il foglio».

Anselmo torna poi a puntare il dito sulle intercettazioni e chiede spiegazioni su un paio di circostanze in particolare. Un momento in cui, accompagnandola a Castrovillari per rilasciare le sue dichiarazioni le dice “Su quella cosa non avere scampo” riferendosi ad una cosa successo 2-3 anni prima della tragedia. L’uomo però afferma di non ricordare di cosa stesse parlando.

Poi si passa ad un’altra intercettazione nella quale i due parlando, con toni decisamente accesi, del viaggio effettuato dalla Internò a Salerno, a casa di Tiziana Rota e Maurizio Lucchetti, ex compagno di squadra di Denis, a pochi giorni di distanza dalla morte del calciatore: «Abbiamo discusso animatamente perché ritenevo non fosse opportuno, dopo quello che era successo, che lei si recasse a Salerno e mi sembrava strano che sua madre glielo aveva permesso, ma come dicevo prima aveva genitori molto moderni. Perché le chiedo cosa sei andata a vomitare? Perché sicuramente sarà andata a confidarsi con un’amica ma poi la Rota si è inventata una storia assurda».

Anche l’avvocato di parte civile Silvia Galeone insiste su quelle intercettazioni in particolare su una frase che gli dice Isabella: “Non lo hai mai accettato e ogni volta che si parla di questa cosa tu sempre ribadisci queste cose. Se mi hai accettata così basta, io questa ero”. Anche in questo caso l’uomo resta sul vago non ricordando bene l’argomento della conversazione.
A fine udienza è la presidente della Corte a fare una domanda al testimone «Non le è mai venuto da chiedere in tutti quegli anni a sua moglie cosa ci facesse con Bergamini a Roseto Capo Spulico visto che si erano lasciati da sei-sette mesi?». «Io in quegli anni – ha replicato Conte – stavo poco a Paola e lei non mi parlava del caso. Soltanto nel 2011 mi ha detto perché era andata a Roseto con Bergamini».

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