Tragedia a Lido degli Estensi. Morto un 16enne dopo aver salvato due persone
Una tragedia in mare al confine tra il Lido degli Estensi e il Lido di Spina dove un ragazzo di 16 anni è annegato nel tentativo di salvare una coppia
Una tragedia in mare al confine tra il Lido degli Estensi e il Lido di Spina dove un ragazzo di 16 anni è annegato nel tentativo di salvare una coppia
Il bilancio è di un arresto, una denuncia in stato di libertà, di due segnalazioni al Prefetto per uso personale di droga, e numerose sanzioni amministrative per violazioni a norme a tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro e al Codice della Strada
Si è svolto venerdì (13 giugno) sera presso il Bar Ragno a Comacchio, con una grande partecipazione di pubblico, il dibattito di Fratelli d’Italia su agricoltura e pesca. Ospite d’eccezione il presidente della Commissione agricoltura del senato Luca De Carlo
Le “Zone a Traffico Limitato” nei centri abitati di Lido delle Nazioni, Lido di Pomposa e Lido degli Estensi, dal 10 giugno al 10 settembre.
Il gup del tribunale di Ferrara ha rinviato a giudizio un 51 e un 52enne di Comacchio, finiti a processo per un infortunio sul lavoro risalente a sei anni fa, quando un ragazzo di Codigoro (oggi 28enne) avrebbe rischiato di perdere un occhio mentre stava lavorando in nero come giardiniere senza indossare le necessarie e adeguate protezioni
Porto Garibaldi. Giovedì 14 marzo presso la sala riunioni del circolo AN.M.I. di Porto Garibaldi, la Flai Cgil presenterà una ricerca dal titolo “La pesca italiana nell’uso dello spazio marittimo, scenari futuri e riflessi socioeconomici”. Il cuore del problema è evitare che lo spazio di cui dispone oggi la nostra flotta possa essere cancellato, infatti, spiegano, “se tutte le nuove regole di Bruxelles dovessero entrare in vigore, lo spazio per pescare si ridurrebbe del 70% e diventerebbe tanto piccolo da essere impraticabile per i 12mila pescherecci italiani”.
L’obiettivo invece dovrebbe essere quello “di salvaguardare un settore antico come l’uomo” mentre è “avvolto da nubi minacciose, fra restrizione degli spazi marittimi, installazione di parchi eolici offshore che costringeranno i pescatori a circumnavigarli con un incremento di tempo, costi per la navigazione e ore di lavoro, stravolgimenti climatici che hanno portato anche all’arrivo di specie aliene, inquinamento e pesca illegale”.
Insomma, “tutti fattori negativi a cui va aggiunta l’endemica carenza di ammortizzatori sociali per chi fa della pesca il proprio mezzo di sostentamento”. E per i quali invece, ribadisce la Flai Cgil, “la pesca italiana andrebbe incentivata sulla base dei parametri della sostenibilità, per ridurre la dipendenza dall’estero e avviarsi all’auspicata, ma così sempre lontana, autonomia alimentare nel consumo ittico del Paese”.
Tra le misure più controproducenti, ricordano “quella sul disarmo delle imbarcazioni. Un invito eccessivamente ghiotto per chi non vedeva più alcun futuro in un settore così penalizzato. Un vortice che ha trascinato con sé anche l’indotto che orbita intorno alla gestione di questa attività. Da quella portuale, alla distribuzione e commercializzazione del prodotto, per non parlare del turismo e della ristorazione. Effetti importanti per le piccole comunità costiere, dove la pesca, insieme all’agricoltura, sono le uniche fonti di reddito. Con il tempo, grazie al turismo e alla ristorazione, queste realtà basate sull’economia del mare sono cresciute trasformandosi in ambite mete di escursioni dove storia, tradizione e buon cibo sono diventati il punto di forza. Oggi questa condizione sta cambiando velocemente. Il numero delle imbarcazioni da pesca scende costantemente da un decennio. La stessa cosa accade per gli occupati e per il fatturato. Idem per quanto riguarda la quantità di prodotto che rifornisce i nostri mercati, e la risorsa nel Mediterraneo stenta a recuperare. Ovviamente questa condizione sfugge alle persone che continuano ad acquistare nei punti vendita e nei ristoranti, inconsapevoli che buona parte del prodotto è importata oppure proviene da allevamenti”.
Il sindacato crede invece che “una alternativa sia possibile e che la pesca abbia un futuro”. Un futuro “fatto di nuove tecnologie, di maggiore selettività nelle catture, di diversificazione delle attività, di ricerca, formazione e sostegno socioeconomico che aiuti questa transizione. Vanno individuate e quantificate tutte le fonti che determinano la sofferenza della risorsa, inquinamento, cambiamenti climatici, specie aliene, pesca illegale, solo per dirne alcune, perché siamo ancora convinti che i pescatori non siano i soli colpevoli dei danni ambientali. Il Mediterraneo è grande e va salvaguardato, c’è spazio per tutti”.
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