Cronaca
2 Marzo 2024
Nella mattinata di martedì 27 e nella serata di mercoledì 28 febbraio, alcuni agenti sono stati trasportati al pronto soccorso per curare lesioni che gli sono costate diversi giorni di prognosi

Altre aggressioni nel carcere di via Arginone

di Redazione | 2 min

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Altre aggressioni ai danni dei poliziotti penitenziari. Le denunciano i sindacati Sinappe, Osapp, Uil-Pa, Uspp e Fns-Cisl all’interno del carcere di via Arginone dove, nella mattinata di martedì 27 e nella serata di mercoledì 28 febbraio, si è reso necessario il trasporto al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Cona per alcuni agenti feriti con lesioni che gli sono costate diversi giorni di prognosi.

“Negli ultimi mesi – sottolineano i sindacati – la casa circondariale di Ferrara ha dovuto prendere atto della drastica riduzione della forza effettiva in servizio (ad oggi poco più di 160 unità disponibili) a fronte di una pianta organica già
ampiamente inadeguata (212 unità) alle esigenze primarie dell’organizzazione interna. Duole segnalare una gravissima carenza di organico, anche a fronte di uno spropositato aumento dei carichi di lavoro registrato negli ultimi anni con l’assegnazione di troppi circuiti detentivi”.

“Per la gestione di un istituto così peculiare – proseguono – occorrerebbe disporre di una congrua aliquota di personale, anche a fronte delle innumerevoli difficoltà che si riscontrano quotidianamente nella convivenza di così tante tipologie detentive, ad ognuna delle quali deve essere necessariamente garantito il pieno svolgimento di tutte le attività trattamentali, nonostante la struttura non sia idonea a tutta questa promiscuità, né come spazi né come risorse umane”.

I sindacati evidenziano: “Ad oggi, inoltre, sembrerebbe che, a fronte di una capienza regolamentare di 244 detenuti, siano stabilmente presenti oltre 400 detenuti, ben più dei posti occupabili nei reparti ordinari. Nell’ultimo periodo si rileva una esagerata difficoltà al trasferimento in uscita dei detenuti che si sono resi protagonisti di eventi che mettono a rischio l’ordine e la sicurezza dell’Istituto, diversamente da quanto previsto dalla normativa, come ad esempio dei ristretti che hanno aggredito il personale, anche femminile, o di quelli trovati in possesso di telefoni cellulari, i quali rinvenimenti sono sempre più frequenti grazie all’assidua attività di controllo della polizia penitenziaria”.

Sinappe, Osapp, Uil-Pa, Uspp e Fns-Cisl concludono: “Su questo argomento si riapre un’annosa discussione sulla carenza dei Dpi e sull’impossibilità di affrontare in sicurezza le intemperanze dei detenuti più violenti. Questa situazione, probabilmente comune alla maggior parte degli istituti di pena italiani, provoca una serie infinita di infortuni sul lavoro e la paura negli operatori e nelle loro famiglie, ogni qualvolta ci si rechi in servizio. Spesso la pronta disponibilità dei
dispositivi di protezione individuali ed una disciplina sul loro utilizzo, potrebbero evitare che sempre più operatori si trovino costretti a far ricorso alle cure mediche durante l’espletamento del proprio mandato”.

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