Cronaca
15 Febbraio 2024
Secondo il gip del tribunale di Bologna, la morte del giovane è stata "conseguenza della condotta colposa" del medico che lo aveva in cura all'ospedale Maggiore. Archiviata l'infermiera Annarosa Guidoreni

Svolta nel caso Riberti. Imputazione coatta per l’otorino del Maggiore

Leonardo Riberti
di Davide Soattin | 3 min

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Ieri (14 febbraio) infatti, dopo aver prosciolto la dottoressa ferrarese Giulia Maria Nanni, responsabile del servizio Diagnosi e Cura della Psichiatria Universitaria di Ferrara, il gip Maria Cristina Sarli del tribunale di Bologna ha respinto l’archiviazione di Mauro Righi, il medico che era di guardia nel reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale bolognese nella nottata in cui avvenne la tragedia, ordinando nei suoi confronti l’imputazione coatta con l’accusa di omicidio colposo.

Infatti, secondo il gip, Righi era “al corrente delle condizioni psicofisiche del paziente, accompagnato presso l’ospedale maggiore da una lettera di accompagnamento che, sebbene non particolarmente estesa” ne descriveva le condizioni cliniche.

Inoltre viene evidenziato come il medico otorinolaringoiatra fosse “consapevole della necessità di coinvolgere uno specialista psichiatra”, dal momento che lui stesso aveva “tentato di contattare lo psichiatra di turno, anche se, dopo il primo tentativo non andato a buon fine, non aveva proseguito nella ricerca. Allo stesso modo – scrive il gip – indicava agli infermieri alcune cautele da adottare a seguito di una precedente fuga dalla stanza del paziente che riferiva di aver avuto degli incubi“.

Per il tribunale, però, ne consegue un “profilo di colpa professionale” dovuto al “mancato coinvolgimento di uno specialista in psichiatria nel trattamento del paziente che, sebbene ricoverato in un reparto di otorino per essere trattato per un problema di ingestione di un corpo estraneo, era comunque affetto da una severa patologia psichiatrica che richiedeva la presenza di uno specialista”.

“Al contrario – sottolinea il giudice per le indagini preliminari – durante tutto il periodo intercorso dalla presa in carico del paziente e il decesso non veniva coinvolto alcuno specialista psichiatra che avrebbe dovuto valutare le condizioni di salute psichica del paziente e disporre le modalità adatte di sorveglianza al fine di prevenire atti autolesivi o eterolesivi in presenza di condizioni idonee a mantenere esistente un rischio prevedibile”.

Diversamente, il gip ha accolto la richiesta di archiviazione per Annarosa Guidoreni, l’infermiera dell’ospedale Maggiore che era indagata per omicidio colposo con Righi, che gli aveva fornito indicazioni su alcune cautele da adottare su Riberti. Per lei, che è difesa dall’avvocato Marco Linguerri, il gip non ha ravvisato alcuna responsabilità, dal momento che “non poteva fare altro che seguire le indicazioni del medico responsabile del reparto in quanto, oltre a non avere alcuna autonomia valutativa diagnostica e medica, non aveva neanche le competenze specifiche per tutelare adeguatamente la salute di un paziente psichiatrico e per proteggerlo da atti autolesivi”.

Secondo il tribunale di Bologna, quindi, emerge come il decesso di Riberti sia “stato conseguenza della condotta colposa del dottor Righi che lo aveva in cura” poiché “sottovalutando le condizioni del ragazzo, non gli aveva assicurato anche le necessarie cure dello psichiatra” al fine di “valutare e prevenire gesti autolesivi che poi si erano verificati”.

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