Attualità
27 Gennaio 2024
Marchesiello: "Per me è un onore essere qui oggi. Queste celebrazioni, questi ricordi e questi eventi danno il senso di quanto accaduto"

Giorno della Memoria. La consegna delle medaglie d’onore del Presidente della Repubblica

(Foto di Riccardo Giori)
di Redazione | 4 min

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“Per me è un onore essere qui oggi. Queste celebrazioni, questi ricordi e questi eventi danno il senso di quanto accaduto. Ferrara ha vissuto cose inenarrabili, sappiamo tutti cos’è successo dalla proclamazione delle leggi razziali in poi. Le testimonianze dei famigliari degli internati presenti oggi sono sintomatiche di quanto accaduto”.

Sono le parole con cui il prefetto Massimo Marchesiello, senza nascondere la propria emozione e commozione, introduce la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore del Presidente della Repubblica ai famigliari discendenti dei militari e civili, internati e prossimi ad un lavoro coatto nei lager nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Iniziativa che ogni anno si svolge in occasione del Girono della Memorie e che ha avuto luogo in Sala Estense su impulso della Prefettura e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.

L’assessore alla cultura Marco Gulinelli, dopo aver portato i saluti del sindaco di Ferrara Alan Fabbri, si è con orgoglio espresso per quanto concerne la consegna delle medaglie che “è simbolo di riconoscimento e di rispetto da parte della Repubblica italiana. È nostro dovere contrastare ogni forma di antisemitismo, razzismo, ma anche ogni forma di discriminazione e violenza, per promuovere la pace, la solidarietà e i diritti umani”.

Gianni Michele Padovani, Il presidente della Provincia, ritiene “questo giorno di fondamentale importanza” e ha voluto citare le parole del Presidente della Repubblica Matterella: “Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo e dalla guerra. Un impegno che al giorno d’oggi, come purtroppo ci raccontano le cronache di questi tempi, mantiene la sua drammatica urgenza”.

La presidente dell’Isco Anna Quarzi, definendo “questi giorni molto particolari per usare un eufemismo” ha aggiunto che “abbiamo cercato con tante iniziative di portare avanti la conoscenza, perché solo conoscendo il nostro passato, solo sapendo ciò che è stato, si può pensare al presente”.

Andrea Baravelli, Professore dell’Università di Ferrara in Storia Contemporanea, ha concluso la serie di interventi focalizzandosi sugli internati militari italiani nei campi di concentramento. “La storia è importante per capire come si arriva a determinati errori, per comprendere qual è la complessità dei fenomeni. La storia degli internati militari italiani è stata nascosta per tanto, troppo tempo. Sono uomini che hanno detto di no, che non si sono piegati”.

Infine, è arrivato il momento di consegna delle Medaglie ai famigliari dei superstiti, presentati dal Prefetto e dagli studenti della classe 5G del Liceo Scientifico Roiti di Ferrara. Le medaglie sono andate a: Dino Dal Pozzo di Argenta Ezio Emiliani, militare e mitragliere, internato e sottoposto al duro lavoro coatto. Pio Penazzi, nato ad Argenta e lì deceduto nel 2018, fu catturato nel ‘43 in provincia di Alessandria. Rino Stignani, nato nel 1913 e morto nel 1955, dopo l’internamento in vari campi. Ivo Cariani, deportato in Germania nel 1943, riuscì a tornare in Italia il 5 settembre del 1945. Altero Bianchini scomparso nel 2003, era originario di Ferrara. Beniamino Biolcati, catturato a Bolzano e deportato in Germania. Albino Gennari fu catturato a Tirana e deportato. Silvano Carmelo Viviani catturato nel ’43 mori l’anno successivo per “deperimento organico”.

Le medaglie sono andate a Dino Dal Pozzo di Argenta e ad Ezio Emiliani, militare e mitragliere, internato e sottoposto al duro lavoro coatto. “Mio nonno – ricorda la nipote – è morto giovane e non ha conosciuto nessuno dei nipoti. Non ha mai parlato a nessuno del suo vissuto, ma quando abbiamo scoperto la sua storia abbiamo dato un senso a tante cose”.

La figlia Rosetta ha ritirato la riconoscenza per Pio Penazzi, nato ad Argenta e lì deceduto nel 2018, fu catturato nel ‘43 in provincia di Alessandria. Sempre argentano è anche Rino Stignani, nato nel 1913 e morto nel 1955, dopo l’internamento in vari campi. “Anche lui non ha mai voluto parlare della sua esperienza – ricorda il nipote Alessandro – se non alcuni accenni alla fame terribile patita in quei mesi”. 

Alfonso Cariani era nato a Cento. Militare, fu deportato e internato in Germania. “I pidocchi mi divorano la carne, la fame si fa sentire sempre di più – è quello che scrive nel giorno del suo 36esimo compleanno – credevo che non sarei resistito alla notte”.

Ivo Cariani, deportato in Germania nel 1943, riuscì a tornare in Italia il 5 settembre del 1945. Per Altero Bianchini ha ritirato la medaglia la figlia Antonella. Scomparso nel 2003, era originario di Ferrara, fu prelevato dalla falegnameria e internato.

E poi Beniamino Biolcati, originario di Codigoro, nato il 4 ottobre 1910, deceduto nel 1992. Militare, fu catturato a Bolzano e deportato in Germania. “Scrisse giornalmente dall’8 settembre alla Liberazione – ricordano i parenti – su delle agende microscopiche con una scrittura da miniaturista. Quando morì, ritrovammo questi scritti, venne stampato tutto e fu pubblicato un libro”.

Il figlio Stefano ha ritirato la medaglia alla memoria di Albino Gennari. Militare aviere, fu catturato a Tirana, in Albania, deportato in vari campi di concentramento. Riuscì a tornare in Italia. Silvano Carmelo Viviani era un pescatore, militare in Marina. Fu catturato nel ‘43 e deportato in Dalmazia. Morì nel ‘44 per “deperimento organico”. 

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