Paolo Govoni dalla Camera di Commercio a Sipro
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
La Corte d'Appello di Bologna ha accolto le richieste della difesa e sentirà un giovane diciassettenne, parte offesa nel processo che vede imputato il padre per aver abusato sessualmente di lui quando aveva 6 anni
Nel pomeriggio di ieri (29 aprile), il gip del Tribunale di Ferrara ha convalidato l'arresto del 64enne Sergio Borea, l'uomo che lo scorso 25 aprile ha ferito i vicini di casa e parenti Lauro Collini e Graziana Arlotti con due colpi di fiocina a Boara
Assolto per non aver commesso il fatto. È questa la sentenza pronunciata martedì 29 aprile dal giudice Marco Peraro nei confronti di Massimo Restivo Caponcello che doveva rispondere del reato di detenzione o accesso a materiale pedopornografico
È stato sentito ieri (29 aprile), durante l'udienza preliminare davanti al gup Andrea Migliorelli, uno dei cinque imputati a processo per una maxi truffa ai danni dell'Agenzia delle Entrate e di Poste Italiane per 3,3 milioni di euro
C’è chi ha prodotto nuove documentazioni, chi ha dimostrato come le somme residue siano state utilizzate a fini sociali, chi ha giustificato i presunti ammanchi con spese vive sostenute per la gestione degli ospiti.
Si sgonfia quasi completamente l’indagine della Procura nei confronti di alcune cooperative e associazioni che tra il 2018 e il 2020 erano attive nel progetto di accoglienza migranti in provincia di Ferrara.
Nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di truffa allo Stato (per un ammanco complessivo di oltre due milioni di euro) erano finiti anche nomi molto noti, come quelli di don Domenico Bedin, il prete di strada fondatore di Viale K, Paola Castagnotto, assessora ai Servizi alla Persona Sanitari e Sociali nella giunta Sateriale, Chiara Sapigni, assessora ai Servizi sociali sotto Tagliani.
In tutto gli indagati sono tredici e per dieci di loro il pm Andrea Maggioni ha chiesto l’archiviazione: oltre ai nomi citati sopra, ci sono Angelo Lucio Bruno, 67 anni, presidente della cooperativa Airone, con sede a Codigoro (incorporata nell’ottobre 2019 nella Matteo 25); Antonio Calzavara, 61 anni, rappresentante della Associazione di promozione sociale Anah; Alessio Calzavara, 31 anni, della cooperativa Eccoci; Daria Tassoni, 50 anni, dell’Hotel Lupa; Ruggero Villani, 49 anni, della Matteo 25, che da febbraio 2020 si chiama Azioni, e presidente della cooperativa Meeting Point; Nicola Zamorani, 48 anni, titolare dell’Agriturismo La Torre del Fondo; Adelina De Luca, 72 anni, della cooperativa Una Vita da Mediano, con sede a Medolla (Mo).
Per Thomas Atongi Kuma, della Vivere Qui fino al 5 dicembre 2018, Success Kalu Nganshui, 33 anni, succeduto a quest’ultimo dal 6 dicembre 2018 al 27 febbraio 2021, e per Marco Callegaro, 44 anni, della cooperativa Un Mondo di Gioia, la procura procederà separatamente.
Le associazioni e le cooperative chiamate in causa erano tutte affidatarie in forma di Ati (associazione temporanea di impresa) dei servizi di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale.
Dopo i riscontri effettuati in questi mesi, il pm annota come Angelo Bruno dell’Airone – al quale erano contestati oltre 46mila euro nel 2018 e quasi 23mila nel 2019 di spese non rendicontate – abbia prodotto una consulenza tecnico contabile dalla quale è emerso che nei due anni di gestione non avesse ottenuto alcun margine di profitto. “In altre parole – si legge negli atti – tutti i fondi pubblici erogati risultavano destinati a tale finalità pubblicistica”.
Paola Castagnotto, del Centro Donna Giustizia, ha documentato come la differenza riscontrata (circa 4.800 euro) siano stati destinati ad accantonamento del tfr dei dipendenti.
Antonio Calzavara ha prodotto tre fatture relative a gestione del personale e prestazioni professionali non rendicontate in precedenza, che giustificano i poco più di 2mila euro contestati per l’anno 2018.
Nella memoria difensiva depositata da Alessio Calzavara si spiegano gli oltre 110mila euro di ammanco con oneri connessi alle buste paga dei dipendenti e con spese relative al penrottamento dei migranti e acquisti quotidiani per le loro necessità (pochet money, abbigliamento).
A Daria Tassoni erano contestati oltre 47mila euro di spese non documentate, quasi 23mila in prelievi di denaro contante, circa 700 euro utilizzati per acquisti di beni e/o servizi estranei al progetto di accoglienza e oltre 53mila euro per giroconti a suo favore. La titolare dell’Hotel Lupa ha portato nuove fatture e ha spiegato che il residuo in suo favore (circa 44mila euro) sono da considerare come compenso per l’attività svolta e i prelievi e giroconti come reddito di impresa, dal momento che in questa attività non si avvalsa di alcun collaboratore. Alla fine l’accoglienza le è valso un reddito mensile di 4860 euro al lordo delle imposte. “Come dire, non male…. ”, commenta nelle carte il sostituto procuratore.
A Ruggero Villani della Matteo 25 erano contestati 340mila euro nel 2018 e 180mila nel 2019. Dalla consulenza contabile depositata dalla difesa è emerso come gli “utili” del 2018 sono stati utilizzati a sostegno dell’attività chiusa in perdita l’anno successivo e per altre attvità sociali. Anche i quasi 140mila euro per l’anno 2020 relativi alla Meeting Point sono stati utilizzati per attività di rilevanza sociale, come il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate.
A don Bedin, sempre per la Meeting Point, erano contestati quasi 180mila per il 2018, quasi 120 per il 2019 e circa 140mila per il 2020. I margini sono stati utilizzati in gran parte a copertura delle altre attività sociali che presentavano consistenti perdite anche in ragione del Covid.
Come rappresentante di Viale K invece, il “don” ha dimostrato come i 44mila euro spesi nel 2018 siano andati alla mensa dei poveri, al dormitorio per bisognosi e attività similari.
Chiara Sapigni, per la Mons. Franceschi, ha chiarire come sono stati spesi 62mila euro nel 2020: la differenza riscontrata è andata a pagare gli affitti degli immobili adibiti a centro di accoglienza straordinaria.
Nicola Zamorani de La Torre del Fondo ha prodotto altre rendicontazioni che giustificano gli oltre 90mila di spese non documentate relative al 2018. Per lui residua un importo di circa 12mila euro, da considerare come suo compenso per l’attività svolta. Sul punto però Maggioni sottolinea che “una buona parte dei fondi pubblici percepiti per la cura e gestione dei migranti nel 2018 sono stati di fatto gestiti per ristrutturare e abbellire la struttura del suo agriturismo”. Tra i diversi investimenti risulta anche la costruzione di una piscina.
Adelina De Luca di Una vita da mediano ha giustificato i 350mila euro contestati spiegando da una parte che i giroconti erano dovuti all’utilizzo di un conto corrente diverso da quello dove venivano solitamente accreditati i fondi pubblici; dall’altra con la restituzione di un prestito a un socio. Di questi, 50mila sono stati spesi per acquistare una Alfa Romeo Stelvio da destinare all’attività della cooperativa. “Anche qui – storce il naso il pm – si può discutere della opportunità/moralità della scelta: perché non acquistare una utilitaria?”.
A questo punto Maggioni fa dei distinguo. Se don Bedin, Villani, Sapigni, Castagnotto, Bruno e i Calzavara hanno utilizzato le somme solo per fini pubblici, nei casi di Zamorani, Tassoni e De Luca la redditività dell’imprenditore può essere discussa sotto il profilo morale “ma certo non può essere considerata condotta penalmente rilevante”. Ma, si chiede, “nell’ambito dell’accoglienza è giusto che l’imprenditore del settore percepisca, grazie a fondi ottenuti dallo Stato, un reddito mensile superiore a 4000 euro? o che ristrutturi il suo agriturismo con piscina annessa e ombrelloni? o acquisti un’auto da 50mila euro?”.
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