Aveva incolpato il marito di lesioni, stalking e rapina nei suoi confronti ma ora, dopo essere stata sentita in tribunale, ha deciso di rimettere la querela per i primi due capi d’accusa. È quanto accaduto nell’ultima udienza del processo che vede alla sbarra un uomo di 50 anni di nazionalità albanese, da lei – connazionale e coetanea – denunciato nell’estate del 2021, quando lui le strappò di mano il cellulare per controllarlo.
I fatti risalgono al 20 luglio. Lui l’aveva incontrata per strada e aveva appena appoggiato a terra la bicicletta. A quel punto – secondo quanto lei inizialmente aveva raccontato agli inquirenti – l’aveva minacciata dicendole “ti faccio pagare per tutto quello che mi hai fatto”. Poi disse che l’uomo l’aveva strattonata con forza per un braccio facendola cadere addosso alla bicicletta a terra, prendendole il telefonino che teneva in mano, prima di darsi alla fuga. La caduta le aveva provocato delle escoriazioni, con prognosi di tre giorni.
Per questo fatto l’uomo è finito in tribunale per rispondere di rapina e lesioni.
Viene poi l’accusa di stalking, per il comportamento tenuto dal dicembre 2020 fino a quel giorno. Secondo l’accusa, il 50enne aveva molestato più volte la moglie telefonandole e inviandole diversi messaggi su WhatsApp e Facebook e presentandosi presso il suo luogo di lavoro, insultandola, chiedendole insistentemente di riallacciare la relazione sentimentale e minacciandola di ucciderla qualora l’avesse vista in compagnia di un altro uomo.
Atteggiamenti che le avrebbero provocato – a suo dire – uno stato d’ansia e l’avrebbero costretta a cambiare le sue abitudini di vita, come limitare gli spostamenti fuori di casa.
Davanti al giudice Alessandra Martinelli però, nei giorni scorsi, la donna – durante il controesame del legale difensore dell’uomo, l’avvocato Alessandro D’Agostino – ha finito per contraddirsi più e più volte rispetto a quanto aveva reso inizialmente nelle sommarie informazioni testimoniali rilasciate ai carabinieri, decidendo di rimettere la querela per i reati di lesioni e stalking a carico del marito, mentre per quanto riguarda la rapina – essendo un reato procedibile d’ufficio, e quindi non rimettibile a querela – il procedimento andrà avanti.
Già nel corso della prossima udienza però, quando saranno in programma discussione e sentenza, alla luce del venir meno di alcune contestazioni, l’avvocato D’Agostino chiederà per il suo assistito l’assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordine, la derubricazione del reato di rapina in violenza privata, quello sì rimettibile a querela.
Si torna in aula il 27 novembre.
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