Cronaca
19 Settembre 2023
Il bimbo annegò nella piscina dell'agriturismo Ca' Laura a luglio 2020 e lei ora è accusata di omicidio colposo. Ieri l'istanza di sospensione del procedimento avanzata dell'avvocato difensore, che per ora è stata però respinta dal tribunale

Annegato a quattro anni. “Niente processo per la madre, ha già sofferto troppo”

di Davide Soattin | 2 min

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Starebbe già soffrendo abbastanza per la morte del figlio, che continuare il processo sarebbe un ulteriore ‘accanimento‘ nei suoi confronti, considerando la condizione umana e lo stato di salute psicologica che la donna sta attraversando da ormai oltre tre anni, senza riuscire a darsi pace e auto-assolversi di quello che accadde in quel pomeriggio di metà estate che finì in tragedia.

È su queste basi che, durante l’udienza di ieri, lunedì 18 settembre, l’avvocato Gianni Ricciuti ha chiesto la sospensione del procedimento nei confronti della sua assistita, Veronica Romanelli, accusata di omicidio colposo per la morte del figlio Maxsimiliano Grandi, il bimbo di quattro anni e mezzo che, il 12 luglio del 2020, annegò nella piscina grande dell’agriturismo Ca’ Laura di Bosco Mesola.

Il legale difensore della donna ha infatti presentato un’istanza al giudice del tribunale di Ferrara, portando l’esempio di un caso simile, accaduto a uno zio titolare di un cantiere edile, indagato e imputato per la morte sul lavoro di suo nipote, su cui ora si sta attendendo che la Corte Costituzionale si pronunci.

Nello specifico, l’avvocato Gianni Ricciuti ha spiegato che l’istanza presentata si muove su tre direttive principali. “Non viene rispettato il principio di proporzionalità della pena” ha evidenziato, aggiungendo che “l’applicazione della pena giudiziaria non è più necessaria in una situazione del genere” per poi concludere facendo riferimento a quello che “è il divieto di comminare pene disumane“.

Davanti a questa richiesta, il pm Stefano Longhi, titolare del fascicolo di indagine, non si è opposto. Diversamente, depositando un’ordinanza, il giudice non ha accettato l’istanza di sospensione del processo, non condividendo la tesi per cui proseguire il procedimento vorrebbe dire violare un principio costituzionale, secondo quanto sostenuto dall’avvocato.

Così, in attesa che la Corte Costituzionale si esprima sul caso dello zio imputato per la morte del nipote sul luogo di lavoro, il processo va avanti. La prossima udienza, infatti, è stata rinviata a lunedì 11 dicembre, quando saranno sentiti i consulenti medico-legali e cinematici della difesa, che avranno il compito di raccontare i tempi del decesso e degli spostamenti, oltre che l’ultimo teste del pm e la stessa donna imputata.

 

 

 

 

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