Cronaca
11 Agosto 2023
Archiviato il reato di rivelazione di segreti di ufficio, il giudice chiede alla Procura una nuova imputazione. La consigliera Anna Ferraresi: "Un passo in più verso la verità"

Dossieraggio. Lodi sarà indagato per trattamento illecito di dati

di Davide Soattin | 4 min

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Il tribunale di Ferrara accoglie la richiesta d’archiviazione avanzata dal pm Ciro Alberto Savino relativamente al reato di rivelazione di segreti di ufficio contestato a Nicola Lodi nei confronti della consigliera Anna Ferraresi, ma – allo stesso tempo – rimanda nuovamente le carte in Procura e chiede di iscrivere il vicesindaco nel registro degli indagati per il reato di trattamento illecito di dati.

È quanto ha deciso il giudice per le indagini preliminari Danilo Russo con un’ordinanza che arriva dopo l’udienza del 20 luglio scorso, quando i legali di Ferraresi fecero opposizione all’archiviazione per i fatti che risalgono al maggio 2020, quando una mano anonima fece arrivare nella posta di tutti i gruppi consiliari dei documenti riservati che rivelavano guai con la giustizia di una consigliera comunale. Guai risalenti al 2014 e che avevano per protagonista Anna Ferraresi, da poco passata dalla Lega al Gruppo Misto dopo lo scandalo dell’offerta di lavoro relativa al trenino turistico.

In quei plichi erano contenute copie dei verbali integrali della Polizia stradale di Altedo, nonché copia dei referti dell’Ausl, completi di dati personali, della Ferraresi e del suo ex compagno (nome, cognome, targa dell’auto). Fu la stessa Ferraresi a rivelare tutto ai giornali nel giugno 2021. Ma quella vicenda, rimasta sempre nascosta tra le pieghe dei dolori personali, nel maggio dello scorso anno venne fatta conoscere all’intero consiglio comunale. La mano anonima inviò quei documenti anche al datore di lavoro della Ferraresi.

La consiglierà denunciò la rivelazione di segreti di ufficio (erano atti ormai finiti in archivio e senza più rilevanza pubblica e i dati dell’Ausl erano secretati) e la diffamazione. La Procura, con il pm Alberto Savino, aprì un fascicolo inizialmente a carico di ignoti e successivamente a carico del vicesindaco Nicola Naomo Lodi. In quella circostanza a individuare nel vicesindaco la possibile mano anonima ci sarebbe stata una testimonianza diretta da parte dell’ex consigliera leghista Rossella Arquà, oltre ad alcuni messaggi, velati ma non troppo, che proprio Naomo inviò alla Ferraresi.

Ad inizio di aprile Lodi poi scrisse su Facebook attaccando Pd, giornali e la consigliera del Misto: “Rimando al mittente le critiche e gli attacchi personali a chi oggi siede (per poco), in poltrone non meritate, a chi sino a poco fa era il nulla cosmico e che ad oggi ha gli armadi talmente pieni di scheletri che occorrerebbero 500 ante di armadio per nasconderli”. Per chiarire a chi si rivolgeva aggiunse gli hashtag #posailfiasco e #cartaciucinasullaA13 (con “carta ciucina” la Ferraresi aveva definito la maschere anti-Covid comprate dal Comune). Il mese prima arrivò un altro avvertimento. Naomo scrisse in privato alla Ferraresi per dirle che aveva un asso nella manica, senza altre specifiche.

Ora però, secondo il tribunale, gli atti oggetto di rivelazione non possono essere ritenuti coperti da segreto, ma – allo stesso tempo – non può ritenersi lecita la divulgazione di quegli atti, nelle modalità che sono state lamentate dalla Ferraresi. A tal proposito, in questa circostanza, il gip fa sapere che può dirsi configurabile il diverso e meno grave reato di trattamento illecito di dati, che riguarda non la rivelazione o l’utilizzo di notizie segrete, ma il più generale trattamento di dati personali senza il consenso espresso dell’interessato, mentre resta in piedi il reato di diffamazione che già veniva contestato a Lodi.

Da qui il rinvio delle carte al pm, che ora dovrà riformulare il capo di imputazione come richiesto dal giudice, che successivamente deciderà se rinviare o meno a giudizio il vicesindaco.

“Sono soddisfatta del provvedimento del giudice che ha censurato la condotta di Lodi, ordinandone l’iscrizione nel registro degli indagati – commenta Anna Ferraresi – per il trattamento illecito di miei dati personalissimi, sanitari e relativi ad una vecchia guida in stato d’ebbrezza. Sapevo che non sarebbe stato facile individuare l’autore dell’infame dossieraggio ai danni della sottoscritta, con l’invio di lettere anonime ai consiglieri comunali e al mio datore di lavoro, contenenti i miei dati riservati”.

“Mi preme però sottolineare una netta differenza di comportamento – aggiunge – emersa dagli atti: gli altri consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza, che avevano ricevuto per posta quei plichi anonimi, sono andati immediatamente a denunciare l’illecita divulgazione”.

“Viceversa Lodi, per il quale ancora non si capisce come sia entrato in possesso di quei dati, ha preferito utilizzarli per denigrare pubblicamente la sottoscritta sui social e in Consiglio Comunale e cercare di condizionare la mia attività di Consigliera Comunale. Un passo in più verso la verità. Sono fiduciosa che giustizia verrà fatta” conclude la consigliera del Gruppo Misto.

Intanto sui social, dalla sua pagina Facebook ufficiale, il vice sindaco Nicola Lodi canta vittoria per l’archiviazione approfittandone per canzonare e derire l’opposione e la stessa Ferraresi, nascondendo però parte della verità ai suoi ‘seguaci’. Nulla rivela infatti Lodi della decisione del gip di rimandare nuovamente le carte in Procura chiedendo di iscriverlo nel registro degli indagati per il reato di trattamento illecito di dati.

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