Politica
21 Luglio 2023
Il braccio destro di Alan Fabbri era stato indagato per rivelazione e divulgazione di segreti d'ufficio e diffamazione nei confronti della consigliera

Dossieraggio in Comune contro Anna Ferraresi. Opposizione all’archiviazione di Lodi

di Davide Soattin | 4 min

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Arriva l’opposizione dei legali di Anna Ferraresi per la richiesta di archiviazione da parte del pm Ciro Alberto Savino relativamente alla posizione del vicesindaco Nicola Lodi, indagato per rivelazione e divulgazione di segreti d’ufficio e diffamazione nei confronti dell’attuale consigliera del Gruppo Misto.

Il fatto risale al maggio 2020, quando una mano anonima fece arrivare nella posta di tutti i gruppi consiliari dei documenti riservati che rivelavano guai con la giustizia di una consigliera comunale. Guai risalenti al 2014 e che avevano per protagonista Anna Ferraresi, da poco passata dalla Lega al Gruppo Misto dopo lo scandalo dell’offerta di lavoro relativa al trenino turistico.

In quei plichi erano contenute copie dei verbali integrali della Polizia stradale di Altedo, nonché copia dei referti dell’Ausl, completi di dati personali, della Ferraresi e del suo ex compagno (nome, cognome, targa dell’auto).

Fu la stessa Ferraresi a rivelare tutto ai giornali nel giugno 2021. “Ho avuto una vita difficile, con un passato pieno di difficoltà – scriveva nell’occasione -, come quello di tanti. Nel 2014 toccai il fondo quando mi venne ritirata la patente per guida in stato d’ebbrezza”.

Quel giorno “ero particolarmente affranta per le condizioni di salute del mio compagno, affetto da distrofia muscolare, ricoverato per aggravamento delle sue condizioni in ospedale. Ed è accaduto ciò che non avrebbe mai dovuto accadere, cioè bere qualche bicchiere di troppo prima di mettersi alla guida. L’alcol non è mai la soluzione”.

“Sono stata fermata e giustamente sanzionata con tutte le conseguenze che possono capitare in queste situazioni – aggiungeva la consigliera -. Ho ammesso il mio errore e pagato per la mia colpa. Se si sbaglia è giusto pagare. Ed io l’ho pagata in tutti i sensi, anzi più del dovuto”.

Ma quella vicenda, rimasta sempre nascosta tra le pieghe dei dolori personali, nel maggio dello scorso anno venne fatta conoscere all’intero consiglio comunale. La mano anonima inviò quei documenti anche al datore di lavoro della Ferraresi.

La consiglierà denunciò la rivelazione di segreti di ufficio (erano atti ormai finiti in archivio e senza più rilevanza pubblica e i dati dell’Ausl erano secretati) e la diffamazione. La Procura, con il pm Alberto Savino, aprì un fascicolo inizialmente a carico di ignoti e successivamente a carico del vicesindaco Nicola Naomo Lodi. In quella circostanza a individuare nel vicesindaco la possibile mano anonima ci sarebbe stata  una testimonianza diretta, oltre ad alcuni messaggi, velati ma non troppo, che proprio Naomo inviò alla Ferraresi.

Ad inizio di aprile Lodi poi scrisse su Facebook attaccando Pd, giornali e la consigliera del Misto: “Rimando al mittente le critiche e gli attacchi personali a chi oggi siede (per poco), in poltrone non meritate, a chi sino a poco fa era il nulla cosmico e che ad oggi ha gli armadi talmente pieni di scheletri che occorrerebbero 500 ante di armadio per nasconderli”. Per chiarire a chi si rivolgeva aggiunse gli hashtag #posailfiasco e #cartaciucinasullaA13 (con “carta ciucina” la Ferraresi aveva definito la maschere anti-Covid comprate dal Comune). Il mese prima arrivò un altro avvertimento. Naomo scrisse in privato alla Ferraresi per dirle che aveva un asso nella manica, senza altre specifiche.

Su questa vicenda la Procura sentì anche l’altra ex consigliera leghista Rossella Arquà in qualità di persona informata sui fatti e, al termine delle indagini, il pm Savino ha avanzato richiesta di archiviazione per Lodi, a cui ieri (20 luglio),  l’avvocato Bernardo Gentile dello studio Anselmo, che assiste Ferraresi, ha presentato opposizione, ritenendo almeno possibile il configurarsi del reato di diffamazione. Nello specifico, secondo il pm, mancherebbe la prova che il vicesindaco sia stato, direttamente o con l’aiuto di terzi, l’artefice degli atti lesivi della reputazione della consigliera, nonostante la possibilità – attraverso le dichiarazioni di Arquà e le invettive lanciate a mezzo social – che lui stesso detenesse le carte relative alla condanna di Ferraresi, che fosse a conoscenza dell’immediata divulgazione della notizia e che vi avesse fatto leva nella guerra politica e mediatica con l’ex leghista.

Durante l’udienza di ieri (20 luglio) mattina, tra le altre cose, il legale difensore di Lodi, l’avvocato Carlo Bergamasco, a supporto della richiesta di archiviazione, ha prodotto un’ordinanza con cui il tribunale di Milano aveva – a sua volta – archiviato la senatrice Ilaria Cucchi (difesa dallo Anselmo) dopo aver definito Matteo Salvini come una persona che parlava “sotto gli effetti del mojito” e al termine il gip Danilo Russo si è riservato.

La decisione è attesa nei prossimi giorni.

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