Attualità
29 Maggio 2023
Luca Greco tra gli abitanti di Conselice: “La gente lavora e attende”

Reportage dal mondo sott’acqua

di Redazione | 3 min

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di Luca Greco

Conselice è letteralmente tutt’uno con le acque che la circondano. Il Reno, il Sillaro ed il Santerno la custodiscono e la proteggono. Ma quando straripano la inghiottono. A quasi dieci giorni dall’alluvione i fiumi sono ancora lì, riempiono le strade e le case.

«Il problema è il Santerno. Qui ricostruiremo tutto, ma se dovesse ricominciare a piovere gli argini non sono in grado di reggere altra acqua, sono già “andati” da tempo. E se il fiume esce, qui si allaga tutto». Stefano è preoccupato ed arrabbiato. E rabbia e preoccupazione sono i sentimenti dominanti a Conselice. Anni di mancata manutenzione del territorio, dagli argini dei fiumi agli scoli dei canali, dagli impianti fognari alla cementificazione della città: sono loro, e non la pioggia, i responsabili di questo disastro.

«Quando siamo venuti a vivere qui, la nostra casa era più in alto rispetto alla strada. Ora è l’opposto, la strada è stata alzata e quando piove il giardino normalmente si allaga: con le piogge di questi giorni era impensabile che non si allagassero le case». Così una delle abitanti di via Senio parla dei 30 centimetri che le hanno invaso l’abitazione.

Lungo le strade vengono accatastati i pezzi di una vita: mobili, giocattoli, vestiti e cibo. L’odore acre e pungente di fogna avvolge questo mercato di strada dei ricordi. Gìà, perché adesso, come se l’alluvione non bastasse, c’è anche un problema sanitario: le zanzare hanno già cominciato ad infestare parti della città, carcasse di animali morti cominciano ad affiorare nelle vie diventate canali, la palude stagnante che è diventata quella parte di città oltre la ferrovia comincia a dare segnali di cedimento. Ma fino a quando non verrà liberata dall’acqua, penetrata talmente in profondità che si fa fatica a cogliere dove finiscono le strade e comincia il fiume, Conselice non potrà essere ricostruita.

E così la gente attende. Lavora per ripulire quel che si può pulire e attende. Sorride quando incrocia lo sguardo di qualche volontario, scruta il cielo ed attende.

«Ho perso tutto. La fogna non ha tenuto e la casa si è completamente allagata. Ci vorrà tutta l’estate perché i muri si asciughino. Ma questo non mi spaventa. Il mio problema più grande è come dirlo a mia madre che sta in una casa di riposo e mi continua a chiedere se ho salvato le sue cose».

Le parole di Elvira penso racchiudano perfettamente il senso del rapporto fra i cittadini di Conselice e la loro città, l’attaccamento leale e sincero di queste persone alla loro terra. Ed è da qui che, forse, bisogna ripartire: tenendo ben in mente che il mondo che abitiamo “non è una eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”.

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