Cronaca
20 Maggio 2023
La Corte di Assise in trasferta a Bologna. Ascoltati testimoni chiave. Prossima udienza protetta a Crema

Caso Bergamini. “Se i due cugini di Isabella sanno che Denis l’ha lasciata lo ammazzano”

di Redazione | 6 min

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di Stefania Scarfò

Trasferta a Bologna per il processo sulla morte di Denis Bergamini, il calciatore di Argenta che ha perso la vita lungo la Statale 106 a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989. La Corte d’Assise di Cosenza si trasferisce per ascoltare in loco alcune deposizioni chiave. Una delle quali, quella di Tiziana Rota, non è stata effettuata.

La perizia psichiatrica alla quale la donna è stata sottoposta ha confermato la possibilità di deposizione della teste, ma al contempo i suoi disturbi le impediscono di recarsi in un’aula di tribunale. Motivo per il quale la donna sarà ascoltata nella giornata di sabato 20 maggio, presso il Commissariato di Polizia di Crema in udienza protetta, senza pubblico. Disposto invece l’accompagnamento coattivo in aula per suo marito, Maurizio Lucchetti, ex compagno di squadra di Denis.

Prima del turno di Lucchetti a salire sul banco dei testimoni è stata Donatella Borea, ex fidanzata di Denis nei tempi in cui il ragazzo giocava nel Russi, prima di trasferirsi a Cosenza. «Ci conoscemmo in una discoteca di Ferrara nel 1980 e ci piacemmo subito. Siamo stati insieme per 5 anni, poi siamo rimasti in buoni rapporti». Il pm Primicerio le chiede dell’ultimo incontro con Denis: «Vidi Denis l’ultima volta in occasione del compleanno della nipote Alice. Era il 13 novembre 1989, un lunedì, e andammo insieme a comprare il regalo per la bambina. L’ho visto sereno, tranquillo, mi diceva che stava bene a Cosenza. Non ho mai creduto al suicidio, era un ragazzo solare, mai triste né negativo».

Quindi tocca ad Assunta Trezzi, zia di Isabella, sorella di sua madre Concetta Tenuta. «Ho visto Denis una sola volta quando venne a Torino assieme ad Isabella. Si presentarono senza preavviso. Isabella mi raccontò di aspettare un bambino ma di non volerlo tenere. Denis disse: “Non c’è nessun problema io il bambino lo voglio, lo riconosco e ti voglio sposare” ma Isabella non lo voleva perché diceva di essere troppo giovane». La presidente di Corte Lucente le chiede come mai Denis avrebbe parlato di riconoscimento se era disposto a sposare la ragazza e la Trezzi risponde: «Non lo so, forse non ha parlato proprio di riconoscimento ma di certo ha detto che era disposto a sposarla e a tenere il bambino. Poi mi ha detto che sarebbero andati ad abortire ed era già tutto pronto, biglietti e altro».

Le viene chiesto come mai non abbia mai parlato della volontà di Denis di sposare Isabella: «Non mi è mai stato chiesto». L’avvocato Anselmo la incalza: «Questo processo si basa sull’assunto che Denis non volesse sposare Isabella e in 34 anni se ne è parlato parecchio. Possibile che lei non abbia sentito la necessità di dire quello che le aveva detto Denis? Che non abbia sentito la necessità di far presente che tutti si sbagliavano?». La risposta: «E ma perché avrebbero dovuto credere a me?».

Viene ascoltata in aula una intercettazione telefonica del 16 maggio 2013 tra Assunta Trezzi e Francesca Siciliano (madre di Concetta Tenuta e Assunta Trezzi), telefonata che risale al giorno dopo l’escussione delle due donne da parte della Procura di Castrovillari. In un passaggio le due donne si raccomandano di non chiamare né scrivere a Concetta Tenuta né tantomeno a Catia Internò (sorella di Isabella). In un altro passaggio la Trezzi afferma: “Io quello che sapevo ho detto, quella che ha detto Isabella. Tanto non è che è cambiata la favola, sempre quella è in 23 anni”.

Alla domanda del pm su quale fosse questa “favola” la donna si riferisce a «quella che hanno raccontato i media in questi anni».

Viene poi fatta ascoltare un’altra intercettazione tra la donna e la nipote Catia Internò, sempre datata 16 maggio 2013, il giorno dopo la sua deposizione. La zia dice alla nipote che lei e sua madre (la Siciliano) sono state ascoltate e Catia la rimprovera: “Zia ma queste cose dovete dircele prima”: la zia: “E che ne so io, di queste cose non si può parlare”.

Viene ascoltata una nuova intercettazione, sempre datata 16 maggio 2013, questa volta con l’amica Laura. Qui si parla chiaramente dell’aborto e dell’organizzazione del viaggio a Londra. L’amica parla del fatto che i biglietti per Londra fossero stati presi dalla zia a Torino perché era più facile farli da lì, mentre Trezzi nega affermando che tutto era stato preparato prima. E specifica: “Non vorrei che ci siano i telefoni sotto controllo”.

Viene mostrato alla donna il biglietto trovato nel portafogli di Denis il giorno della sua morte. Biglietto della clinica di Londra dove è stato eseguito l’aborto e sul quale sono riportati i numeri di telefono della zia di Isabella, Assunta Trezzi. La donna non sa spiegarsi come mai Denis avesse con sé quel biglietto.

Accompagnato coattivamente in aula, depone anche Maurizio Lucchetti, ex compagno di squadra di Denis nelle stagioni 1987-88 e 1988-89. Lucchetti descrive i suoi ricordi sul rapporto tra Denis e Isabella: «Isabella era gelosa e possessiva, in ogni momento voleva sapere dov’era Denis. Ho saputo dell’aborto in maniera indiretta, forse da qualche compagno nello spogliatoio, poi me lo confermò anche mia moglie (Tiziana Rota, ndr) e la sorella di Denis, Donata».

Lucchetti racconta poi l’ultima volta che vide Denis. «Scesi a Cosenza con mia moglie forse una decina di giorni prima della morte di Denis, era un lunedì. Lo incontrai mentre mia moglie ne approfittò per vedere Isabella. Poi rientrando a Vietri mi raccontò il tenore della conversazione intrattenuta con Isabella che le riferì che non stava più assieme a Denis e che piuttosto che vederlo con un’altra lo avrebbe preferito morto. Videro poi due cugini di Isabella e lei disse a Tiziana di cambiare discorso perché se i cugini avessero saputo che Denis l’aveva lasciata lo avrebbero ammazzato». Il racconto di Lucchetti va avanti: «Rivedemmo Isabella qualche giorno dopo la morte di Denis, una decina di giorni dopo. La invitammo a casa per cercare di farla distrarre. Isabella di continuo ci chiedeva se credessimo alla sua versione del suicidio. Di continuo chiedeva “Si è buttato. Mi credi?”.

Il mm Primicerio gli chiede: «Sua moglie ha paura?». Lucchetti si innervosisce «Io parlo di me, mia moglie dovete lasciarla stare, non sta bene e dovete lasciarla stare. Ha parlato venti anni fa, forse aveva anche paura. Magari aveva il timore di avere un’amica coinvolta in una cosa del genere». L’avvocato Anselmo gli chiede se ricorda una telefonata, intercettata, tra lo stesso Lucchetti e Remo Croci, giornalista di “Quarto Grado” nella quale interviene anche Tiziana Rota, la stessa dice: “Non ho detto tutto perché ho paura. Da quando ho visto i due cugini ho paura”. Lucchetti afferma «Sì, ricordo questa conversazione e ricordo queste parole di mia moglie, le ho sentite più volte».

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