Hanno tutti scelto la strada del patteggiamento i cinque cittadini di nazionalità pakistana, arrestati per sfruttamento del lavoro, all’interno delle due inchieste per il caporalato a Portomaggiore e Argenta, coordinate dalla Procura di Ferrara.
Nello specifico, relativamente all’operazione avvenuta nel Portuense nell’aprile dello scorso anno, il 51enne Ahmad Iftikha, a capo dell’organizzazione di fatto familiare che gestiva il lavoro irregolare sul territorio, ha scelto di patteggiare la pena di 3 anni e 24.000 euro di multa.
Lo stesso hanno scelto di fare il fratello Rizwan Muhammad (38 anni) e poi il giovanissimo figlio Zain Ul Abidin (21 anni) per cui il giudice dovrà confermare il patteggiamento rispettivamente a 2 anni e 2 mesi con 24.000 euro di multa e 8 mesi di reclusione.
Insieme a loro c’era anche il 34enne Ahmed Waqar, altro autista, che oggi però è in Svezia.
Su queste richieste, il tribunale dovrà pronunciarsi nell’udienza del 21 marzo.
Il secondo filone delle indagini invece, quello relativo agli arresti avvenuti ad Argenta nel novembre 2022, ha visto la richiesta di applicazione della pena su accordo delle parti sia nei confronti di Alì Zulfiqar e del suo attendente Iqbal Faisal, che rispettivamente hanno chiesto di patteggiare 3 anni e 13.000 euro di multa e 2 anni e 2 mesi (sempre con 13.000 euro di multa).
A quanto si apprende dagli inquirenti, Zulfiqar e Faisal gestivano operai costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno, 7 giorni su 7. In tutto quel tempo chini in mezzo ai campi potevano riposare al massimo 10 minuti, appena sufficienti per mangiare a pranzo e per bere. E questo per 5 o 6 euro l’ora nel migliore dei casi. Spesso in nero.
Chi si ribellava veniva picchiato anche a bastonate. Oppure gli si tratteneva lo stipendio. E la sera, finito il lavoro, dormivano in case fatiscenti o in capannoni dismessi e affollatissimi, tanto da dover condividere un bagno in 40 o 50.
Anche su queste richieste di patteggiamento il tribunale dovrà pronunciarsi nell’udienza del 2 maggio.
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