Caso Cidas. Lodi ricorre in Appello
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
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Intervento di Ilaria Baraldi, Portavoce della Conferenza Donne democratiche di Ferrara. "Andare a votare e votare 'si' ai 5 referendum un primo indispensabile passo per costruire un modello di società più giusto e equo"
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Che fossero due le e-mail inviate dal vicesindaco Nicola Naomo Lodi al presidente di Cidas si sapeva. Quale fosse il contenuto della seconda era, fino ad oggi, ancora sconosciuto.
La prima e-mail, quella che farà aprire il fascicolo in procura, venne pubblicata da Estense.com nel marzo del 2021. Il nostro giornale pubblicò il testo di quella missiva, datata 3 maggio 2020. Qui il contenuto è ormai noto.
Lodi chiedeva di “valutare immediatamente un ruolo diverso al di fuori della struttura ospedaliera” per Daniel Servelli, dipendente di Cidas che lo aveva offeso nel corso di una visita istituzionale a Cona. Quel provvedimento, secondo il braccio destro di Alan Fabbri, era “necessario per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa e che vogliamo non vengano per colpa di una persona di questo genere”.
Bertarelli si attivò mediante un procedimento disciplinare culminato con un rimprovero verbale (avvenuto il 27 maggio del 2020).
Ma i commenti sul proprio profilo privato su Facebook di Servelli non cessarono. A inizio agosto infatti il dipendente commenta la notizia data da Estense.com del pignoramento dello stipendio del vicesindaco chiedendone le dimissioni e vergando il tutto con “fuori dai coglioni”.
E allora ecco che Lodi invia il 14 agosto la seconda e-mail. Questa volta i toni sembrano più espliciti. Il vicesindaco segnala nuovamente a Bertarelli la condotta di Servelli, sollecitando l’intervento della cooperativa: “non posso però a questo punto non valutare negativamente il suo comportamento e chiedervi di valutare seriamente misure di limitazione di queste azioni che nulla hanno a che vedere con la critica politica e vanno inquadrate come offese alla seconda carica istituzionale della città”.
“Tutto ciò non può essere tollerato, considerato inoltre che potrebbe fare queste affermazioni in orari di lavoro” aggiunge Lodi, che chiede di investigare sulle azioni del cittadino: “Non ho la possibilità di verificare che tali offese siano scritte nel canale social in orari di lavoro, chiedo pertanto di verificare se tali offese siano state fatte durante il servizio di lavoro”.
Lodi lascia capire che la situazione potrebbe finire in pasto alla stampa, e creare di conseguenza clamore mediatico. “Sinceramente – scrive – sono propenso a pubblicare in stampa tale situazione ma sono certo che verrebbe meno un rapporto di fiducia tra amministrazione e la vostra azienda”.
Avvisato quindi il presidente del rischio di una frattura tra Comune e Cidas, Lodi chiude chiedendo “pertanto di attivarvi con sollecitudine per porre fine a tali vergognosi comportamenti”.
A questa seconda e-mail Bertarelli risponde il giorno stesso: si rammarica per l’accaduto e precisa di essere già intervenuto a livello disciplinare e di essere intenzionato a fare altrettanto anche per i fatti oggetto della nuova segnalazione.
L’intenzione morirà sul nascere, dal momento che Servelli non aveva scritto in orario di lavoro e, libero come chiunque di scrivere sul proprio profilo personale, non aveva chiamato in causa Cidas.
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