Sono reati sono gravissimi quelli per i quali una dottoressa che era in servizio nel carcere di Ferrara è stata messa agli arresti domiciliari, a conclusione di una corposa indagine condotta dal comando della Polizia penitenziaria di Ferrara insieme al Nir, il Nucleo investigativo regionale e coordinata dal pm Ciro Alberto Savino.
È accusata corruzione, falso, furto, introduzione di un telefonino in carcere e anche di spaccio di medicinali, nonché di hashish all’interno della casa circondariale.
La medica è Carmen Salvatore, che ha prestato per circa otto mesi servizio in attività libero professionale all’Arginone, fino al marzo di quest’anno, quando è stata raggiunta da un primo provvedimento cautelare emanato dall’autorità giudiziaria di Bologna per un altro reato e recentemente decaduto.
L’indagine ha riguardato un periodo che va dal settembre del 2021 al marzo del 2022 e si è avvalsa del supporto anche d’intercettazioni ambientali e telefoniche e pedinamenti all’esterno.
Corruzione e falso. Secondo gli inquirenti, in cambio di duecentomila euro che un detenuto avrebbe dovuto corrisponderle, Salvatore si sarebbe adoperata per far ottenere a un ristretto di giovane età l’incompatibilità col regime carcerario. Il tutto certificando falsamente intenti suicidari e somministrandogli farmaci in modo da cagionargli malori e sintomi nonché predisponendo una falsa certificazione medica di richiesta urgente di visita al Pronto soccorso per un tentativo di suicidio dello stesso. In altre occasioni, e con altri detenuti, avrebbe compilato false richieste d’invio urgente al Pronto soccorso, attestando sintomi e necessità di ricovero in ospedale in realtà inesistenti, oppure avrebbe istigato i detenuti a simulare malori in modo da indurre in errore altri medici del servizio sanitario carcerario
Furto, spaccio di medicinali e stupefacenti. Alla dottoressa è contestato anche di aver sottratto dall’infermeria dell’Ausl circa 240 compresse di benzodiazepine e antiepiletici e di averle cedute a un detenuto, senza ovviamente che vi fossero prescrizioni mediche a supporto. Lo stesso meccanismo si sarebbe verificato anche per altri farmaci oppioidi analgesici. In un’altra occasione si sarebbe anche adoperata per acquistare un etto di hascisc da consegnare a detenuti all’interno dell’Arginone.
Un telefonino in carcere. Nei primi mesi del 2022, infine, avrebbe anche introdotto un telefono cellulare in carcere e lo avrebbe consegnato a un ristretto. Avrebbe tentato anche di fare il bis, ma senza successo perché nel frattempo venne sottoposta ai primi domiciliari.
Nella notte tra lunedì 28 e martedì 29, gli agenti della penitenziaria le hanno notificato il secondo provvedimento cautelare, in esecuzione dell’ordinanza firmata dal giudice delle indagini preliminari di Ferrara Vartan Giacomelli.
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