di Lucia Bianchini
Nell”economia della contraddizione‘ Copma ha presentato il suo bilancio sociale, ‘Copma 2030. La via del futuro: dal bilancio sociale alla responsabilità integrata’, sabato 26 novembre nell’auditorium della sede di via Veneziani.
È stata la presidente Silvia Grandi a riassumere i punti fondamentali del bilancio sociale, toccando gli obiettivi dell’agenda 2030 Onu: “Abbiamo colto questo momento per riflettere su noi stessi, sui risultati ottenuti e sulle prospettive della nostra cooperativa: partiamo da una base solida per superare i nostri limiti e per guardare al futuro con fiducia. Copma 2030 è un titolo ambizioso, che si collega alla agenda Onu e alla nostra tensione al futuro della cooperativa. I 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile avranno una loro efficacia se ognuno di noi contribuirà nella propria parte, a realizzarli”.
“Abbiamo trasformato il concetto di pulizia in quello di igiene – ha ribadito Grandi – ma dobbiamo fare di più: vogliamo che Pchs entri sempre di più nei protocolli di pulizia e sanificazione ospedaliera e nella logistica, forti dei risultati ottenuti, che sono il nostro biglietto da visita. Siamo poi in un mercato globale e dobbiamo adattare la nostra capacità competitiva I prossimi 10 anni si deciderà quale testimone vogliamo passare”.
Come ha ricordato Andrea Maggi, assessore ai lavori pubblici: “Oggi il bilancio sociale è uno strumento indispensabile per capire chi si è, per programmare e organizzare al meglio la propria attività ed essere trasparenti, dire cosa si fa, che è un dovere. Oggi l’agenda 2030 Onu ci detta degli obiettivi legati all’ambiente, all’impatto ambientale, al miglioramento delle condizioni di lavoro in rapporto al tema dell’ambiente. Si parte da qui per arrivare alla responsabilità integrata, sviluppandosi, aumentando la capacità di fare business, di andare incontro alle esigenze dei lavoratori, ma in maniera sostenibile”.
“Non siamo più nell’economia nell’incertezza – spiega Lucio Poma, docente di Unife e capo economista di Nomisma-, ma in quella delle contraddizioni: l’Italia cresce più di tanti altri Paesi, ma è il paese che dovrebbe avere la decrescita maggiore, cresciamo contro l’evidenza dei fatti. Altra contraddizione è che cresce, ma si impoverisce, perché i redditi crescono poco rispetto all’inflazione, il potere d’acquisto diminuisce e la gente è più povera, visto che le imprese non possono alzare i salari”.
Poma prosegue parlando poi strettamente delle rivoluzioni che caratterizzano la vita delle imprese: “Una rivoluzione esterna di un mondo che cambia e una interna, bellissima, l’industria 4.0, che dovrebbe chiamarsi però ‘rivoluzione industriale 4.0’, la più pervasiva, perché si lavora con tecnologie digitali che sono sociali, la stessa tecnologia che usa l’impresa è usata dalla società, e questo cambia la natura dell’impresa, la pervasività di questa tecnologia”.
“L’incertezza non ci libera dall’obbligo e dalla necessità di fare scelte – ha ribadito Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop -. C’è la tendenza dell’economia a misurarsi con la sostenibilità, ma molte imprese lo fanno solo in una logica di marketing, non portano vero cambiamento. Come movimento cooperativo dobbiamo aumentare la nostra capacità di essere vissuti, visti, come sostenibili. Non possiamo limitarci a dire che lo siamo perché i nostri principi di riferimento dicono che è connotato nel nostro Dna, non basta per chi ci sceglie. La coerenza rispetto ai valori cooperativi va vissuta non solo come elemento etico, ma misurato concretamente nel nostro agire quotidiano”.
“L’attenzione cooperativa all’agenda 2030 non è scontata e nemmeno formale – sottolinea Paolo Calvano, assessore al bilancio della regione Emilia Romagna -, la presidente ci ha mostrato che l’approccio è sostanziale, cosa molto importante. Siamo e saremo sempre di più sottoposti a shock, prima il Covid, poi il caro energia, e non finirà qui. Stiamo attraversano una fase di cambiamenti climatici che porteranno a ulteriori shock, e dobbiamo abituarci a reagire in maniera veloce, oltre ad acquisire una maggiore capacità di prevederli. Credo che l’empatia salverà il mondo: nel momento in cui i diversi soggetti parlano e ‘si mettono dall’altra parte’, diventa più facile trovare mediazioni, la possibilità di fare un passo avanti insieme. Questa l’idea dietro al Patto per il Lavoro prima e il Patto per il Lavoro e per il Clima poi. La sfida è fare in modo che nel momento in cui cresce il lavoro ci sia rispetto per l’ambiente, e nella sostenibilità ambientale non sia penalizzato il lavoro“.
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