Economia e Lavoro
19 Novembre 2022
Sit-in con i sindacati davanti alla casa di riposo di via Fabbri. Ottenuto un incontro con Gian Carlo Perego, ma senza ottenere risposte

Lavoratori della Betlem col fiato sospeso, la curia cede la struttura: “Vogliamo garanzie”. Il vescovo: “Impossibile”

di Redazione | 4 min

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Un’ottantina di dipendenti della casa di riposo Betlem di via Fabbri sono con il fiato sospeso dopo la comunicazione che la struttura, di proprietà della società Opera, emanazione della curia arcivescovile, verrà ceduta come ramo d’azienda alla Coop Serena di Ferrara a causa di un buco di bilancio. L’incertezza per il futuro e il desiderio di ottenere garanzie occupazionali e contrattuali, sono alla base del presidio che nella mattinata di ieri, 18 novembre, è stato organizzato dalla Fp Cgil per chiedere un incontro direttamente al vescovo di Ferrara, Gian Carlo Perego, dal quale avere chiarimenti sull’effettiva difficoltà di bilancio di Opera e allo stesso tempo ottenere che si faccia garante assieme ai sindacati di parlare con la cooperativa subentrante “per provare a creare un percorso di tutela dei posti di lavoro nei mesi successivi al passaggio”.

Un sit-in – animato in parte anche dalla presenza degli altri sindacati di categoria, Cisl e Uil, e da baruffe verbali fra sindacalisti sui metodi di condotta della trattativa – che alla fine ha ottenuto solo in parte ciò che si prefiggeva. Il vescovo Perego, nella stessa mattinata, ha infatti concesso udienza a una delegazione composta dalla tre sigle sindacali (Fp Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil), ma in estrema sintesi non ha concesso altro. Come riferisce Marco Righi della Fp Cgil, alla domanda su cosa sia stato fatto per prevenire lo stato di crisi dell’attuale gestore, “non ci è stata data risposta”. “Il Betlem – riporta Righi – rientra in un piano
di esternalizzazioni molto più ampio, che garantirà un’entrata economica necessaria per riparare i tetti delle chiese e le strutture della curia che hanno bisogno di manutenzioni importanti. Duole constatare che sono più importanti le manutenzioni dei tetti che il lavoro e la vita di 80 famiglie”. Quanto alla seconda richiesta relativa alle garanzie occupazionali, il vescovo Perego avrebbe riferito “che purtroppo non si possono dare garanzie occupazionali in quanto può capitare che il lavoro si perda”. “Abbiamo chiesto, alla segreteria del vescovo, la formalizzazione delle cose dette dal vescovo dell’incontro odierno – aggiunge Righi – come assunzione di responsabilità dell’attuale datore di lavoro sulle dichiarazioni fatte”. Dunque, se è vero che il Papa dichiara che “a nessuno deve mancare il lavoro, la dignità e la giusta retribuzione”, ai sindacati sembra che le teorie del pontefice sul lavoro, alla luce dell’incontro con il vescovo, restino purtroppo disattese.

Prima dell’incontro con l’arcivescovo è stato lo stesso Righi a illustrare per sommi capi la situazione nella quale si trovano loro malgrado i dipendenti della Betlem, sul quale pesa una possibile riduzione dell’attuale stipendio di circa 400 euro lordi (circa 250 netti). Oggi infatti i sindacati si trovano seduti al tavolo con la Coop Serena con la quale si stanno confrontando sul percorso da intraprendere. “Per noi della Funzione Pubblica della Cgil – ha detto Righi – il percorso più corretto è quello normativo legato all’art. 2112 del Codice Civile (quello che regola il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda, ndr), chetutela il mantenimento dello stesso salario, diretto e indiretto, di tutte le lavoratrici e dei lavoratori del Betlem. Quei lavoratori che hanno contribuito negli anni a consolidare il buon nome del Betlem e che durante il Covid erano considerati eroi e hanno fatto sì che in struttura l’assistenza garantita fosse sempre di altissimo livello. Oggi al personale viene chiesto di rinunciare ad una parte del loro monte salari, 400 euro lordi circa, con accordi individuali. In sostanza si passerebbe dal contratto Agidae attuale a quello delle cooperative sociali che è meno remunerativo. Questa è la proposta oggi sul tavolo. Senza che vi siano garanzie per il futuro di mantenimento degli attuali livelli occupazionali o in merito a possibili esternalizzazioni di servizi come la cucina o le pulizie”.

“E’ opportuno però evidenziare – conclude Righi – che siamo disposti a trattare sugli accordi individuali dopo il passaggio previsto dalla normativa. Ci chiedono di farci tramite verso i lavoratori di comprare una casa a scatola chiusa, mentre noi pensiamo che la casa va costruita con un certo criterio, si parte dalle fondamenta: per noi l’applicazione del 2112 del Codice Civile per arrivare al tetto ovvero valutare insieme l’armonizzazione dei due contratti”.

La trattativa, insomma, è ancora tutta aperta. Ma se la dovranno vedere sindacati e Coop Serena senza, a quanto pare, alcuna intermediazione da parte del vescovo.

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