1° Maggio di lotta e di lavoro
Forse non ci siamo ancora accorti di tutte le ingiustizie che ogni giorno ci trascinano verso il baratro. Restiamo uniti santa pazienza, altrimenti sarà la fine
Forse non ci siamo ancora accorti di tutte le ingiustizie che ogni giorno ci trascinano verso il baratro. Restiamo uniti santa pazienza, altrimenti sarà la fine
“MEI” diranno in tanti, “ma chi ti leggeva” diranno altri, ecco allora è arrivato il momento, perché tutto finisce ed io lo voglio annunciare. Devo dire che mi sono divertito tantissimo, creando discussioni persino all’interno della Berco, la fabbrica in cui per...
La chiamo “Luce di Ghali”, a mio avviso ha fatto scattare qualcosa dentro a tante coscienze… Si Sig. Amdouni sei un Italiano vero, tanti come te, grazie per le tue parole
Senza di lui e senza Estense.com le nostre lotte non sarebbero state le stesse. Ha dato voce a chi non aveva una voce, alle nostre paure, alle nostre speranze, in tutte le nostre vertenze
Li vedremo apparire belli come non mai, alla messa di mezzanotte, con le loro facce pulite e i loro vestiti nuovi, in quel mesto silenzio che solo una chiesa triste e ammalata riesce a offrire. Li vedremo pregare per i più poveri e indignarsi per i bambini che...
Ce ne siamo combinate tante eh?
Sei stato il mio idolo.
Il profumo della tua pelle rimarrà un meraviglioso ricordo.
Tu e la mamma litigavate spesso, vi sentivo e a volte facevo i capricci apposta, perché almeno nello sgridarmi eravate una vera coppia, come io avrei voluto.
Aspettarti la sera di ritorno dalla Berco era interminabile.
Il cinema, il circo, i concerti, uno, due, tre, salta con la manina, il cagafasol, man morta, man morta, picia in tla sporta, le figurine panini, la collezione dei soldi stranieri, quella dei francobolli e quella delle tessere telefoniche.
Stavi a guardarci mentre facevamo il bagno con gli amici nei canali di tutto il Copparese: eri il nostro uomo di salvataggio, peccato che non sapessi nuotare; a volte venivi a vedermi al campo del prete alle partite di pallone dell’INVICTA e quando c’eri facevo schifo, il tuo califfo diventato mio, la mia bicicletta diventata tua, i giri in bici a Zenzalino e nei luoghi dove sei stato bambino, ragazzo e adulto. Grazie per tutto.
Poi la mia età matura, non tanto bella per il nostro rapporto, purtroppo, avevi il tuo carattere e io avevo il mio.
“A tiè cumé to mama” mi dicevi, per te era un’offesa, per me un grande vanto.
La separazione dalla mamma che ha fatto star male per sempre entrambi è stata un brutto scherzo della vita.
I pianti che mi sono fatto nel vederti vivere da solo nel tuo appartamento, poi la casa famiglia e il letto dell’ospedale dove ti stringevo forte la mano e ti accarezzavo la testa, mi guardavi, piangevi e mi sorridevi.
Persino in punto di morte mi hai chiesto dei tuoi bimbi, che ora sono grandi: Antonio? Teresa? Anna? Stanno bene, sì, papà…
Sempre accogliente con le persone, nella casa della Dezima entrava chiunque, anche mentre si stava mangiando, cosa per me inconcepibile.
Tanta gente pensa che tu sia stato un poco di buono, in realtà della gente te ne sei sempre fregato, erano la tua onestà e sincerità che a volte ti facevano sembrare cosi.
Non so con esattezza che padre sei stato: sei stato mio Padre e ti ho voluto bene.
Ciao Pà.
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