Portomaggiore
29 Ottobre 2022
Iniziata la discussione nel processo per omicidio e disastro colposi per l’esplosione che causò tre morti

Poligono. La procura chiede due anni e mezzo per l’ex sindaco

di Redazione | 3 min

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Due anni e mezzo. È quanto chiede la procura per Nicola Minarelli, ex sindaco di Portomaggiore imputato di omicidio e disastro colposi per l’esplosione al poligono del 10 gennaio 2016 che costò la vita a Paolo Masieri, 47 anni, Lorenzo Chiccoli, 73, e Maurizio Neri, 66.

Secondo la pm Ombretta Volta l’ex sindaco – di cui comunque sottolinea la linea di condotta estremamente collaborativa – è responsabile per aver tollerato o non impedito la gestione della struttura, alla quale mancava la licenza.

“C’è una responsabilità penale – spiega la pubblica accusa – trattandosi di una figura, tra l’altro autorità locale di pubblica sicurezza, che aveva i poteri necessari per intervenire attraverso un’istruttoria che mettesse in luce la reale pericolosità dell’impianto”. Per questo chiede alla giudice Giulia Caucci due anni e mezzo di pena.

Tocca quindi alle paeti civili lanciare le proprie frecce. Per l’avvocato Simone Trombetti, che rappresenta Unicredit, proprietaria dei muri, che chiede provvisionale di 110mila euro, “se Minarelli avesse fatto quanto l’ordinamento gli imponeva l’evento non si sarebbe verificato”.

L’avvocatra Irene costantino apprezza anche lei la “condotta encomiabile dell’imputato”, ma precisa che “la posizione del sindaco è una posizione di garanzia, gliela conferisce il potere di ordinanza. Come sindaco devo circondarmi di persone sulle quali posso fare affidamento. E se non mi danno le risposte corrette allora la colpa è anche mia. Doveva pensare che quella era una polveriera”.

L’avvocato Filippo Sabbatani ricorda che “le mie assistite hanno perso un figlio convivente e un fratello socio dell’attività del panificio. Il danno è notevoile ed evidente è la colpa del sindaco”.

L’avvocato Marcello Rambaldi sostiene che nella ricostruzione dell’ex sindaco “c’è una bugia in particolare che dà una luce non proprio brillante alla sua condotta. Lui sostiene che dal 2012 al 2015, nonostante il municipio si trovi a 800 metri di distanza, non sapesse nemmeno dell’esistenza del poligono. Com’è possibile, in un paese di 11mila abitanti, frazioni comprese, come Portomaggiore? Senza considerare che c’erano i cartelli segnaletici e la pubblicità che sponsorizzava la struttura. E il sindaco si è attivato sì nel 2015, ma solo perché gli era arrivata una richiesta di chiarimenti da parte del comune di Ostellato”.

Per Rambaldi “l’imputato non si è preso la responsabilità di emettere unì’ordinanza. Il punto è questo, la mancata presa in carico di uan responsabilità”.

Ma Uliana Casali, dell’Avvocatura generale dello Stato, intervenuta per il Ministero dell’Interno, responsabile civile, ricorda come Fabio Ghesini (il prorpietario, che ha già patteggiato la pena di tre anni e mezzo nel 2019) prima del 2012 comunica a Polizia municipale, carabinieri e questura di aver avviato l’attività e assicura che l’immobile ha tutte le misure di sicurezza necessarie. “Il primo e unico dubbio del sindaco è chiedersi che competenza abbia. Alla luce di una comunicazione molto rassicurante non gli era possibile intravedere la possibilità di un evento pericoloso”.

Anzi, “attento e solerte chiede pareri tecnici e ottiene dei pareri tecnico-giuridici che lo rassicurano. E per aprire un poligono non serve una licenza. E qui c’è un vuoto legislativo. Se c’è stato un errore, quindi è stato un errore incolpevole”. Su queste basi Casali chiede l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o perché non previsto dalla legge come reato.

La sentenza è attesa per il 16 dicembre.

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