Tutti assolti. Finisce così il processo che vedeva imputati tre uomini, accusati a vario titolo di aver sfruttato la prostituzione di alcune donne, inserite in un giro di squillo frequentato dalla ‘Ferrara bene’: artigiani, imprenditori, professionisti, qualcuno che fermava la sua Porsche in strada.
Il processo nasce dall’operazione “Pretty Girl” condotta dai Carabinieri di Ferrara nel 2018, che portò a sgominare un traffico prostituzione attivo in città, sia in appartamento che in strada, nella zona sud della città: via Bologna, via Beethoven, via Wagner, via Ferraresi e via Veneziani. Alle ragazze, tutte dell’est Europa, veniva imposto un ‘pizzo’ di 50 euro al giorno per la messa a disposizione di appartamento, inserzioni pubblicitarie e protezione; mentre per le più sfortunate, costrette a prostituirsi in strada, il tariffario era di 50 euro a settimana. Nel blitz venne arrestata una donna romena, la maîtresse, Mioara Stefana Poenaru che, di fatto, gestiva le prostitute sia su strada sia in alcuni appartamenti della città e che aveva già patteggiato due anni di reclusione e 8mila euro di multa. La base logistica dell’organizzazione venne individuata in via Croce Bianca, in una zona centralissima del capoluogo estense.
La pm Barbara Cavallo, nell’udienza di metà giugno, aveva chiesto tre condanne per gli imputati odierni: due anni e tre mesi per B.D., 33enne albanese, compagno della maîtresse, difeso dall’avvocata Cecilia Tessarin, accusato di favoreggiamento e sfruttamento; due anni e un mese per P.L., guardia giurata ferrarese di 42 anni, difeso dall’avvocata Eva Neri, anche lui con le stesse accuse.
Due anni erano stati chiesti per C.D.C., 24enne romeno, che avrebbe fatto da accompagnatore (accusato solo di sfruttamento), difeso dall’avvocato Filippo Sabbatani. Quest’ultimo caso è quello più ‘particolare’: il ragazzo al tempo era fidanzato con la ragazza che avrebbe sfruttato e che poi ha sposato, lei stessa ha affermato di non essere stata sfruttata da lui, anzi, era lei a mantenerlo perché lui era disoccupato e per questo le chiedeva spesso i soldi.
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