Politica
17 Giugno 2022
Dopo il primo appello rimasto inascoltato, il presidente Calderoni scrive una lettera: “Costruire una cultura del fiume che si adatti alle mutate esigenze di aziende e persone

Siccità e punto di non ritorno. Il Consorzio Bonifica lancia di nuovo l’allarme ai parlamentari

di Redazione | 3 min

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Di seguito la lettera, che riprende in gran parte l’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Estense.com.

Egregi rappresentanti delle Istituzioni,

Siamo nel pieno della più grande crisi idrica del bacino del Po e, di fronte a questa “tempesta perfetta” del tutto prevedibile, dobbiamo avere la lungimiranza di compiere scelte strategiche, immediate e coraggiose.

Da più parti si è correttamente fatto riferimento a una situazione simile a quella di 70 anni fa, ma il contesto socio- economico nel frattempo è profondamente mutato e con esso i fabbisogni idrici per usi civili e produttivi, sia per il settore agricolo che per l’industria. La combinazione tra l’enorme problema idrico del bacino padano e le mutate esigenze produttive ci sta portando a un punto di non ritorno.

Oggi non ci rimane che sperare in fattori esterni che possano, anche solo parzialmente, mitigare gli effetti della siccità, permettendoci di affrontare con minor preoccupazione i prossimi mesi. Ma non si può pensare di lasciare la risoluzione del problema a un fattore puramente meteorologico.

Faccio dunque appello a un principio di realismo: senza dubbio serve un coordinamento efficace tra i vari attori istituzionali per mitigare le comprensibili rivendicazioni dei vari portatori d’interesse. Così si fece nel 2021 quando, grazie alle piogge sulle Alpi si riuscì a rilasciare gradualmente acqua dai laghi, stabilizzando le quote del Po e garantendo una stagione irrigua senza particolari difficoltà.

La situazione di oggi è più complessa perché non sta piovendo, nemmeno sulle Alpi, e le precipitazioni nevose sono state la metà di quelle medie: in sintesi non abbiamo né acqua immagazzinata sui ghiacciai né precipitazioni.

Voglio dire con chiarezza che non vi è alcuna volontà di enfatizzare il problema o di attribuire responsabilità, ma si chiede massima collaborazione per intraprendere, sin da subito, le necessarie azioni di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.

Sono vent’anni che si confrontano tra di loro tesi su quale sia la migliore soluzione tecnica da implementare: chi come Il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara parla di barriere a valle del Po, chi di rinaturalizzare il fiume. Quello che serve davvero, però, è imboccare una direzione precisa e condivisa in fretta, prima che il fiume muoia. Il Po e il suo delta devono tornare a essere protagonisti positivi dei territori che lambiscono, costruendo una cultura del fiume che si adatti alle mutate esigenze di aziende e persone, che solo apparentemente confliggono. Occorre promuovere, in sintesi, una cultura forte e diffusa di sostenibilità ambientale ma anche sociale ed economica.

La certezza, ora è una sola: se nelle prossime settimane non aumenterà la piovosità sono a rischio i prelievi irrigui e con essi la produttività delle colture, che potrebbe ridursi dal 50 fino al 100%, a fronte di costi di produzione aumentati in modo vertiginoso. Questo provocherebbe danni incalcolabili ai redditi del settore primario e alla loro capacità produrre cibo in una situazione di crisi alimentare mondiale.

Alla luce di questo scenario è necessario far in fretta, progettare e investire anche utilizzando le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che proprio ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico dedica una specifica missione.

Sono certo che questo sia un problema trasversale agli schieramenti politici e mi auguro che proprio da Ferrara nasca un’iniziativa parlamentare bipartisan, che ci permetta di programmare, già a partire dal 2023, una serie di interventi da mettere in cantiere per dare una speranza al nostro Grande Fiume e non fermare lo sviluppo e la crescita dei nostri territori.

Stefano Calderoni
Presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

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