Politica
28 Febbraio 2022
La storia di Giuseppe Montori, 58enne ferrarese disoccupato che da due anni vive nel dormitorio Asp di via XX Settembre: "Un inferno così non lo auguro nessuno"

Alloggi Acer. “Prima i ferraresi, ma quali?”

di Davide Soattin | 3 min

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Prima i ferraresi, ma quali?“. Se lo domanda Giuseppe Montori, 58enne ferrarese disoccupato che da due anni vive nel dormitorio Asp di via XX Settembre insieme a undici persone (con cui condivide un solo bagno), nella speranza di ottenere – al più presto – le chiavi di un alloggio Acer.

Da due anni percepisce il reddito di cittadinanza e una piccola pensione per l’invalidità al 75% ma, insieme alla compagna di origini ucraine che da appena due mesi è in pensione dopo quindici anni di lavoro in Italia (oggi ospite di un dormitorio privato), non riesce a fornire le giuste garanzie per affittare un monolocale a sue spese.

E così, l’edilizia residenziale pubblica è l’unica possibilità che gli resta per poter imboccare la via di fuga dall’immobilismo di una situazione ormai insostenibile, sperando che il 138esimo posto nella ‘vecchia’ 32esima graduatoria, quella i cui criteri sono stati rivisti dopo l’ordinanza del tribunale, possa a breve dargli un futuro di dignità e giustizia sociale, anche alla luce delle difficoltà attraversate in periodo Covid.

Per vent’anni – racconta Montori – ho vissuto a Ravenna con mio figlio e mia moglie, che insieme a me gestiva un negozio di coppe e trofei per eventi sportivi, prima di divorziare e vederli sparire completamente dalla mia vita. So solo che sono rimasti là, mentre io ho fatto ritorno a Ferrara per accudire mia madre che era sola. L’ho fatto per quattro anni. Poi, una volta morta nel 2019, a fine contratto ho restituito le chiavi ai proprietari della casa in cui abitavamo perché non ero in grado di sobbarcarmi i costi dell’affitto, finendo in strada e trovando riparo prima a La Casona e poi nell’attuale dormitorio”.

Una vicenda che lo stesso Montori ha portato all’attenzione anche del vicesindaco Nicola Lodi: “Il 1° maggio del 2020 lo incontrai vicino al municipio e iniziammo a parlare. Mi chiese se ero stato sfrattato e gli dissi che semplicemente avevo lasciato la casa, con onestà. Mi rispose che non avevo diritto a un alloggio di emergenza. È stato l’ultimo dialogo serio che ho avuto con lui. Dopodiché ci siamo scambiato qualche messaggio via web e alla fine mi ha bloccato sui social”.

Inutile stare a rimarcare che la decisione di ‘Naomo’ di rimanere nel proprio alloggio popolare fino a quando la legge glielo consentirà, nonostante le sue mutate condizioni economiche, suoni al 58enne come una beffa: “Mi dà davvero molto fastidio. La scorsa settimana ero presente quando PiazzaPulita ha intervistato il sindaco Fabbri in piazza Treno Trieste e davvero sono senza parole. Loro hanno sempre detto prima i ferraresi, ma vorrei capire quali. Se si parla di quelli amici loro e se quelli che non la pensano come loro non lo sono più. Vorrei provassero la situazione in cui mi trovo. La mia tolleranza è esaurita. Non so quanto mi resta da vivere. Penso che possa succedere ad altri e un inferno così non lo auguro a nessuno“.

Le nuove graduatorie che il Comune ha dovuto modificare potrebbero – questa la speranza – dare forse finalmente un lieto fine a questa annosa situazione.

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