Cronaca
20 Agosto 2021
Uno degli ospiti della casa assalta il 16 agosto è finito nelle mani della banda e da allora il suo cellulare è spento. Lui riappare in un video ma gli inquirenti lo stanno cercando ovunque. Sullo sfondo lo spaccio in via Baluardi

Ferrara. Dal raid in casa al sequestro di persona, ricerche a tutto campo

di Daniele Oppo | 4 min

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La sera del 16 agosto non c’è stata solo la violenta irruzione da parte di un commando in un’abitazione di via Bulgarelli. Quello che sembra a tutti gli effetti un capitolo di un lungo regolamento di conti tra bande di spacciatori tunisini, acquisisce un nuovo paragrafo, grave e inquietante: il sequestro di persona.

Uno dei tre uomini presenti nell’abitazione, da quanto si apprende, sarebbe stato trattenuto per diverso tempo dai quattro componenti (uno con anche il passamontagna calato) del commando che ha fatto irruzione sfondando la porta, lanciando bottiglie, usando spray urticante, spaccando tutto e menando le mani, come dimostrato anche dalle tracce di sangue ritrovate a terra.

La ricostruzione dei fatti non sembra ancora chiarissima, ci sono infatti due storie alternative: la prima vuole che l’uomo – tunisino, irregolare in Italia – abbia seguito la banda una volta finito il raid e sia stato catturato; la seconda invece vuole che sia stato portato via direttamente a conclusione dell’incursione.

Sta di fatto che dalla sera del 16 agosto il suo telefono cellulare non dà più segni di vita, anche se lui sembra essersi ripresentato, con un video in cui conferma di essere stato effettivamente trattenuto e maltrattato e in cui sostiene di essere ora libero e vivo. Il problema è che gli inquirenti vorrebbero averne la certezza e ora lo stanno cercando ovunque.

In procura, nel frattempo, è stato aperto un fascicolo per sequestro di persona, sembra anche con qualche nome già iscritto nel registro degli indagati. Il caso è seguito dal pm di turno, Andrea Maggioni.

Quello della scomparsa e del sequestro è un dettaglio nuovo e allarmante. Da quanto si apprende, il proprietario dell’abitazione assaltata avrebbe raccontato agli inquirenti di aver chiamato il suo connazionale dopo l’aggressione e sarebbe stato lui stesso a dirgli di essere finito in mano alla banda, che lo stava portando via e che da lì in poi gli avrebbe sequestrato il telefonino. Cosa che pare sia effettivamente avvenuta: secondo quanto risulta, le verifiche degli inquirenti hanno permesso di accertare che l’utenza telefonica da quel momento in poi ha cessato di dare segni di vita.

L’allarme è stato immediato, le ricerche sono partite subito e ora proseguono anche se una piccola svolta pare esserci stata: mercoledì sera sarebbe stato ancora una volta il tunisino che abita in via Bulgarelli a contattare gli inquirenti e dire che il suo connazionale si era rifatto vivo, proprio a casa sua. Avrebbe però rifiutato di andare dai carabinieri, ma per dare dimostrazione di essere vivo avrebbe chiesto di essere ripreso in un video (girato, sembra, dal terzo aggredito la sera del 16 agosto, un uomo italiano), in cui racconta per sommi capi l’aggressione subita una volta finito in mano alla banda e portato forse in campagna. Il suo volto mostrerebbe alcune ferite, al labbro inferiore in particolare, compatibili però anche con gli schizzi di sangue trovati in casa.

Quel video è una rassicurazione, forse, ma che non basta a procura e Arma, anche perché il fatto genera preoccupazione sia per la gravità in sé, sia per l’ambiente e il contesto in cui è maturato. La priorità è quella di avere la certezza che sia vivo e farci una chiacchierata vis-à-vis.

Una storia torbida e inquietante sul cui sfondo sembra esserci la gestione delle piazze di spaccio, quella di via Baluardi in particolare. Ed è lì, infatti, che a giugno 2020 poteva scapparci il morto nel primo capitolo di questa storia: un agguato con coltello, ancora una volta per regolare dei conti tra bande rivali nello spaccio di stupefacenti. Per quel fatto vennero arrestati i due fratelli Touati, Ayme e Dirar. Il gip però non convalidò l’arresto e una volta rimessi in libertà vennero fulmineamente rimpatriati.

Un anno dopo la scrittura del secondo capitolo: a inizio giugno di quest’anno il raid di una banda tunisina nella casa di via Cavedone dove risiede uno dei testimoni dell’agguato di via Baluardi, tunisino anche lui. L’inizio di escalation, che porta ai fatti di oggi, un terzo capitolo che si spera sia anche l’ultimo.

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