Cronaca
21 Luglio 2021
La Corte d’Appello decide anche per il risarcimento dei Comuni di Copparo e Ro, parti civili

Femminicidio di Cinzia Fusi. Ergastolo confermato

di Redazione | 3 min

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Nel giorno in cui avrebbe compiuto 36 anni il suo compagno che l’ha uccisa è stato condannato all’ergastolo. La Corte d’Appello di Bologna ha confermato il fine pena mai per Saverio Cervellati, 56 anni.

L’uomo, il 24 agosto del 2019, la massacrò colpendola ripetutamente alla testa con un matterello mentre si trovavano nel garage di pertinenza del negozio Spendi Bene di via Primicello a Copparo.

Cervellati confessò subito l’omicidio, aggravato dall’essere stato commesso nei confronti di una persona alla quale era legato da una relazione affettiva e sentimentale, come previsto dal ‘Codice Rosso’ contro la violenza sulle donne.

Dal suo racconto, confermato poi dai riscontri degli inquirenti e quindi in sede di dibattimento di primo e secondo grado, Cinzia Fusi si recò nel negozio del compagno tra le 6 e le 7 del mattino con la sua auto perché insieme a Cervellati avevano in programma di trascorrere la giornata al mare.

Mentre erano nel garage e stavano scaricando dall’auto delle vettovaglie preparate per la gita, scoppiò un litigio dovuto alla forte gelosia dell’uomo nel corso del quale il 56enne afferrò un mattarello presente nel bagagliaio della Fusi e la colpi alla testa con estrema violenza e non meno di cinque volte, cagionandole così la morte (avvenuta in ospedale a Cona qualche ora dopo) dovuta a trauma cranico con emorragia epidurale, subdurale, subaracnoidea, sfacelo cranico, contusioni e lacerazioni encefaliche multiple.

Cervellati venne condannato in primo grado lo scorso ottobre. Ora l’appello, che ha visto la costituzione di parti civili anche dei comuni di Riva del Po (dove Cinzia Fusi abitava con i genitori) e di Copparo, ha confermato la condanna e ha respinto le richieste della difesa del riconoscimento della provocazione e delle attenuanti generiche.

Confermate anche le provvisionali di 150mila euro per ciascuno dei genitori. Non riconosciuto invece un risarcimento per una zia e una cugina. Per i due enti territoriali il risarcimento verrà stabilito in sede civile.

Tutte le parti civili sono assistite dall’avvocato Denis Lovison, soddisfatto perché “La Corte ha dimostrato una sensibilità pregevole nel riconoscere il danno per i due comuni, segno che si afferma anche da un punto di vista giuridico che il comune è l’ente più vicino al cittadino e ne cura tutti gli aspetti”.

Soddisfatta, ovviamente per ragioni diverse, anche l’avvocato Elisa Cavedagna, che si aspettava la conferma della condanna: “non abbiamo mai negato il fatto, ma siamo contenti perché, a differenza del primo grado, sono state analizzate tutte le nostre istanze e ammesse documentazioni che non erano state prese in considerazione in precedenza”.

Soddisfazione arriva anche dal sindaco di Copparo, Fabrizio Pagnoni, per il quale “ciò che più ha importanza è che venga punito un atto crudele, disumano, come quello che ha tolto barbaramente la vita a una giovane donna”.

Quanto alla costituzione del Comune come parte civile, “non è il risarcimento al centro della scelta che ci ha visti prendere parte a questo percorso giudiziario, ma la volontà di essere, convintamente e concretamente, al fianco di Cinzia e della sua famiglia”.

“In tal senso – conclude – questo verdetto è importante per la comunità, che deve essere unita, granitica, nella difesa della dignità e della vita umana, nel respingere ogni atto di violenza, nel coltivare la cultura del rispetto, prevenendo tragedie come quella che ha spento l’esistenza di Cinzia”.

“Come cittadino e come sindaco sono soddisfatto – interviene Andrea Zamboni, sindaco di Riva del Po – per la giusta giustissima pena di chi, con tale gesto ha offeso, una famiglia, una comunità ed il genere umano. Sono contentissimo”.

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