San Biagio. “Macchè bagno chimico: entro la fine dell’estate ne costruiremo uno fisso in muratura, con tutti i suoi necessari impianti di riciclo idraulici e sanitari”. Parola dell’assessore Sauro Borea. Che risponde così alle ennesime, e tuttora all’ordine del giorno, proteste dei commercianti e ambulanti di Largo Ariosto, sito alle porte di San Biagio.
Lamentele che fanno il paio con quelle dei residenti: una trentina e oltre di famiglie che abitano in un condominio e nelle case vicine. Si tratta di un’area una volta sterrata e polverosa, che per questo, all’epoca, vale a dire circa 20 anni fa, sollevò pure i reclami di un ristorante. Ma che in seguito il Comune di Argenta, su input della consulta di frazione, asfaltò per trasformarla in una zona verde, con giochi per bambini, arredo urbano nonché parcheggio anche per i camion. Ma già da allora mancava qualcosa: un servizio igienico pubblico al chiuso. Mentre qualcosa d’altro era di troppo: vale a dire i fumi di scarico dei tir che spesso rendevano e rendono l’aria irrespirabile. Due situazioni critiche insomma, ma che in entrambi i casi pare abbiano trovato una risposta a breve.
Se da un lato sarebbe infatti possibile organizzare controlli e allestire dei cartelli segnaletici che vietano di tenere accesi i motori dei veicoli durante la sosta, anche la notte, dall’altra parte verrebbe appunto adottato il progetto delineato da Borea. Una soluzione quest’ultima attesa da decenni, tesa a eliminare un fenomeno increscioso: quello dei bisogni fisiologici lasciati sul posto, in particolare tra le aiuole, dagli autotrasportatori. “Sarebbe ora!” chiosa indignata una esercente con un chiosco aperto sul piazzale. Un commento il suo che esprime mentre indica i rifiuti e gli escrementi che sbucano sotto le stelle, da dietro a una siepe. Uno sfogo che continua così, forte dell’alzata di scudi che si leva in suo sostegno da colleghi e cittadini: “Non se ne può più di questo schifo: basta è ora di finirla – dice indispettita – fate qualcosa. Siamo anche stanchi di accollarci noi stessi, oltre che il disagio, anche l’onere della pulizia”.
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