Cronaca
20 Aprile 2021
La prescrizione falcia alcuni reati, l’ex presidente Lenzi e l’ex direttore Forin condannati a 1 anno e 9 mesi. Rimangono le assoluzioni per la bancarotta

Carife. Condanne confermate ma con pene ridotte

di Daniele Oppo | 3 min

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Sergio Lenzi affiancato dagli avvocati Massimo Mazzanti e Marina Gionchetti (foto Castaldi)

Sentenza di primo grado confermata nella sostanza, anche se falciata dalla prescrizione: la Corte d’appello di Bologna ha confermato le condanne di Sergio Lenzi e Daniele Forin, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale di Carife, riducendo però la pena, passata per entrambi a 1 anno e 9 mesi di reclusione (con sospensione condizionale).

I due ex vertici della Cassa di Risparmio di Ferrara erano stati condannati in primo grado, unici su undici imputati, a 2 anni e 6 mesi Lenzi e a 2 anni e 3 mesi Forin.

Alla fine dei conti, tra i tanti reati contestati rimane solo l’ostacolo alla vigilanza di Consob, la prescrizione si porta via le accuse di aggiotaggio e falso in prospetto, determinando così la sostanziosa riduzione della pena per entrambi.

Lenzi e Forin dovranno anche risarcire altre 107 parti civili ‘dimenticate’ nella sentenza di primo grado per un totale complessivo di 12mila euro. Ma, lo ricordiamo, non sono state stabilite provvisionali.

I giudici felsinei hanno dichiarato inammissibile invece l’appello presentato dal pubblico ministero e, in generale, uno dei dati principali è che non passa il vaglio neppure del secondo grado di giudizio quella che era l’accusa più pregnante e tecnicamente complessa avanzata dalla procura ferrarese: quella della bancarotta generata da una serie di operazioni fittizie inserite nel meccanismo dell’aumento di capitale del 2011, effettuate con la complicità di altri due istituti di credito amici (CariCena e Banca Valsabbina).

Rimangono dunque le assoluzioni per Davide Filippini (ex direzione Bilancio, considerato dalla procura il Deus ex machina di tutto), Michele Sette (direzione Finanza), Paolo Govoni e Teodorico Nanni (ex consiglieri Carife e presidenti delle controllate Carife Sei e Banca di credito di Romagna, per i quali erano arrivate le uniche richieste di assoluzione); Germano Lucchi, Adriano Gentili e Maurizio Teodorani (vertici di CariCesena),  Spartaco Gafforini (ex dg di Valsabbina) e Michele Masini, revisore della Deloitte & Touche.

“Attendiamo di leggere le motivazioni – commenta il pm Stefano Longhi che, insieme alla collega Barbara Cavallo, ha costruito e portato avanti l’accusa – soprattutto sulla parte che riguarda la bancarotta anche per poter fare le opportune valutazioni per l’indagine Carife bis”.

“C’è stata una importante riduzione di pena e per questo manifestiamo una moderata soddisfazione”, commentano gli avvocati Massimo Mazzanti e Marina Gionchetti che difendono Lenzi e sottolineano come “l’appello dei pm non abbia sortito effetti”.

“Parzialmente soddisfatto” si dichiara l’avvocato Carmine Fasano, che insieme alla collega Livia Mazzone costituisce il collegio difensivo di Forin. “Carife non è fallita per via del dg Forin, ma per altri motivi che dovranno essere indagati dalla procura o analizzati dagli storici”, rimarca il legale che fa esplicito riferimento anche alla vicenda Tercas e al mancato salvataggio tramite il Fitd imposto, a torto, dalla Commissione europea. “È una triste vicenda – afferma ancora -, è stata rovinata la carriera e la vita privata di un uomo per un processo partito da 7 capi d’imputazione per arrivare a 1 anno e 9 mesi con pena sospesa e risarcimenti non immediatamente liquidabili. Nel frattempo – conclude non senza una certa amarezza – è già stato colpito da sanzioni di Consob e Bankitalia e c’è un’azione di responsabilità civile da 100 milioni di euro che dura da 5 anni e mezzo senza vedere la sentenza”.

Per nessuno dei difensori è finita qui: una volta lette le motivazioni – i giudici hanno stabilito 90 giorni per il deposito – il passaggio in Cassazione sembra cosa scontata.

“Non ci eravamo illusi su un ribaltamento della sentenza di primo grado – commenta l’avvocato Gianni Ricciuti che tramite il Movimento Difesa del Cittadino rappresenta un centinaio di parti civili, che in totale sono circa 2.500 – ma certo speravamo una sentenza diversa, c’è un pizzico di delusione anche a fronte della difficoltà di recuperare i risarcimenti da due soli imputati. Terremo comunque la barra dritta – conclude il legale – per gli indennizzi statuali e anche per un eventuale processo derivante dall’indagne Carife bis”.

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