Paolo Govoni dalla Camera di Commercio a Sipro
L’attuale vicepresidente della Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna è benvoluto sia dalla parte politica (Comune di Ferrara in primis, che detiene il 48% della società) che da quella imprenditoriale
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Il Primo Maggio di Cgil, Cisl e Uil è dedicato al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo slogan che lo caratterizza è: “Uniti per un lavoro sicuro”. A Ferrara e provincia saranno tante le iniziative con banchetti per distribuzione garofani
La Corte d'Appello di Bologna ha accolto le richieste della difesa e sentirà un giovane diciassettenne, parte offesa nel processo che vede imputato il padre per aver abusato sessualmente di lui quando aveva 6 anni
Nel pomeriggio di ieri (29 aprile), il gip del Tribunale di Ferrara ha convalidato l'arresto del 64enne Sergio Boera, l'uomo che lo scorso 25 aprile ha ferito i vicini di casa e parenti Lauro Collini e Graziana Arlotti con due colpi di fiocina a Boara
Assolto per non aver commesso il fatto. È questa la sentenza pronunciata martedì 29 aprile dal giudice Marco Peraro nei confronti di Massimo Restivo Caponcello che doveva rispondere del reato di detenzione o accesso a materiale pedopornografico
Tre donne, tre finti militari americani in missione e in difficoltà. Tre amori veri, almeno da una parte, perché dall’altra c’ero solo meschinità e inganno. Inganno che ha fruttato, usando sempre la stessa tecnica, oltre 100mila euro ai truffatori.
Si chiamano “truffe sentimentali”, subdoli raggiri che colpiscono non solo il portafogli ma anche la sfera emotiva delle vittime, sulle cui aspettative di affetto e sulle cui fragilità fanno leva gli autori dei crimini.
Nelle ultime settimane a Ferrara la Polizia di Stato ha ricevuto diverse denunce proprio su questo fronte, con vittime tre donne sole.
Il primo caso, molto grave dal punto di vista economico, riguarda una donna di mezza età, di origine straniera ma residente da decenni a Ferrara dove svolge la professione di assistente domiciliare. Dopo aver avviato un’amicizia su Facebook con un tale “Daniels”, militare di nazionalità statunitense in missione in medio oriente e Siria, il contatto è stato volutamente dirottato dall’uomo su un’applicazione di messaggistica più “sicura”, Viber, che sfrutta la tecnologia Voipe che consente di fare chiamate e inviare messaggi gratuitamente ma soprattutto in completo anonimato.
Quando la donna ha chiesto di chattare attraverso l’applicazione Whatsapp a lei più conosciuta, l’uomo le ha fornito un’utenza britannica. Con il passare del tempo, oltre tre settimane, d’intenso scambio di messaggi, “Daniels” ha promesso alla donna una vita affettiva insieme in Italia o negli Stati Uniti. Proprio quando i progetti sono iniziati ad essere prossimi alla realizzazione, “Daniels” ha annunciato alla donna di avere delle difficoltà personali ed economiche a cui far fronte in poco tempo. Impietosita dalle storie raccontate, la donna ha racimolato diverse somme di denaro, anche chiedendo prestiti ad amici e familiari, che ha inviato con regolarità all’uomo di cui si è innamorata. In totale ammontano a oltre 70.000 euro i versamenti effettuati attraverso Western Union, Money Gram e Ria e bonifici postali inviati anche ad agenzie russe. Ora la vittima ha anche importanti debiti da saldare.
Altra vittima, stessa tecnica. Una donna ferrarese è stata contattata nello stesso periodo sul social Instagram da “Benjamin”, un militare americano in missione in Siria. Anche in questo caso è iniziato un intenso scambio di messaggi in inglese, via Whatsapp, con l’uomo che utilizzava un’utenza americana. Per ottenere la fiducia della donna, il sedicente militare la ha invitata anche a una videochiamata per conoscersi meglio. La corrispondenza epistolare è durata diversi mesi e i due hanno progettato di vivere insieme in Italia. L’uomo però, dopo qualche mese, le ha comunicato di avere problemi di salute e le ha chiesto di scrivere all’Onu, fingendosi sua moglie – sogno che avrebbero realizzato a breve – per richiedere un periodo di licenza e la possibilità di raggiungerla in Italia. La donna impietosita dalla condizione psicologica fragile del militare, gli invia ha inviato dei soldi per il viaggio. Da lì le richieste di denaro sono diventate incessanti adducendo varie scuse: la necessità di farmaci che costano molto cari in Siria e l’esigenza di “sbloccare” la valigia dell’uomo, già spedita a casa della donna e rimasta ferma alla dogana. E poi ancora e ancora. Quando ha compreso di essere stata raggirata, la donna ha scoperto che durante i due mesi di frequentazione on line ha inviato all’uomo più di 8.000 euro.
Analogo episodio, è accaduto anche a una matura signora ferrarese. Stesso copione iniziato con la richiesta di amicizia su Instagram da parte di un tale “William”, sedicente militare di nazionalità statunitense in missione in medio oriente e Siria. Accettata l’amicizia, l’uomo ha invitato la donna a proseguire la conversazione su un canale privato, utilizzando l’applicazione di messaggistica Hangouts.
Dopo circa un mese di lunghe conversazioni quotidiane, “William” ha prospettato alla signora di incontrarsi, avviare una relazione sentimentale e magari vivere insieme. Sedotta la donna, “William” ha iniziato a rivelare difficoltà economiche emergenziali che lo costringevano a rinviare i progetti di vita insieme. Solo un aiuto economico consistente da parte della donna avrebbe potuto accelerare i tempi di realizzazione del loro progetto d’amore. La vittima, una donna sola da anni, si è ritrovata emotivamente talmente coinvolta da decidere di aiutare l’uomo in difficoltà, inviandogli denaro a cadenza quasi settimanale. Solo quando le promesse e le continue richieste di aiuto, di denaro, sono divenute assillanti la malcapitata si è resa conto di essere stata raggirata. Purtroppo però il danno oramai era fatto: 30.000 euro sono passati dalle tasche della signora a quelle del truffatore.
Alcuni consigli:
Per prevenire e contrastare questo odioso fenomeno, piuttosto rilevante sul piano economico, la Polizia Postale e delle Comunicazioni consiglia l’adozione di alcune cautele:
- ridurre l’esposizione sui social network di informazioni, affetti, situazioni familiari ed abitudini personali;
- ricevuto il primo contatto dallo sconosciuto utente verificare se i suoi contatti sono attivi e se intrattiene con gli stessi interazioni pubbliche;
- controllare se con quella medesima denominazione (nome e cognome o avatar) siano presenti profili su altri social network o informazioni in rete;
- inserire quale chiave di ricerca sui motori internet (Google immagini, Yahoo image search, ecc.) la fotografia di presentazione del profilo dell’interlocutore al fine di verificare se tale immagine sia stata reperita sul web e/o se sia associata ad altri profili con differenti denominazioni;
- se proprio si intende avviare un rapporto, farsi inviare, tramite e-mail, fotografie personali in contesti diversi, al fine di verificarne i metadati; le immagini caricate sui social media o trasmesse con altre modalità, per solito, perdono tali contenuti.
- diffidare delle richieste di denaro da parte di una persona che non si è mai incontrata personalmente, soprattutto se vengono richiesti trasferimenti di somme ingenti all’estero e con modalità non tracciabili.
Osservando questi accorgimenti è possibile vanificare l’intento truffaldino di tali “seduttori online”.
Resta inteso che, qualora malauguratamente si sia già inviato del denaro prima di rendersi conto dell’inganno è opportuno presentare immediatamente denuncia, premurandosi di cristallizzare (con screenshot o una semplice fotografia fatta con lo smartphone) le comunicazioni on-line con il truffatore (messaggi su social network, post pubblici ed e-mail) e documentare l’avvenuto trasferimento delle somme di denaro richieste dall’interlocutore.
Sebbene vi sia difficoltà nel raccontare i fatti, per il pudore di riferire determinate circostanze e comportamenti della sfera intima, si rammenti che la Polizia Giudiziaria ha il dovere di mantenere assoluta riservatezza; dispone di personale specificatamente formato per trattare con le vittime di reati a sfondo sessuale e con i minorenni. Il riserbo è sempre assicurato e, pertanto, l’imbarazzo va superato per lasciar posto al diritto di essere tutelati, anche in situazioni di comprensibile disagio emotivo, senza essere preda di sensi di colpa e fiduciosi in una soluzione comunque positiva degli eventi di cui si è rimasti vittime.
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