Attualità
27 Gennaio 2021
Il prefetto si è soffermato anche sui disagi della pandemia: "Ha creato terreno fertile per rigurgiti di autoritarismo e antisemitismo. Serve saldarci intorno allo spirito autentico della nostra Repubblica"

Shoah. Il prefetto Campanaro: “Il vaccino al virus dell’odio è nella Costituzione”

Il prefetto Michele Campanaro
di Redazione | 4 min

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Il prefetto Michele Campanaro

Il prefetto Michele Campanaro

di Davide Soattin

“Raccogliamo tutti insieme il testimone di custodi della memoria che ci ha lasciato la senatrice a vita Liliana Segre, consapevoli di come sia più che mai necessario avere un dialogo tra diversi che ci possa aiutare a far prevalere pace e umanità su qualsiasi forma di discriminazione”.

È iniziata da qui la giornata della Memoria 2021, dall’appello alla responsabilità del prefetto Michele Campanaro che, primo tra i rappresentanti delle istituzioni locali a intervenire in occasione delle commemorazioni, ha aperto lo spettacolo di Corrado Augias e Moni Ovadia “A cosa serve la memoria” in scena sul palco del Teatro Comunale, ma trasmesso via streaming per dare a tutti l’opportunità di seguire, viste le disposizioni dovute all’emergenza sanitaria legata al Covid-19.

Quel Covid-19 che da ormai un anno tiene in scacco il pianeta, ma che secondo il prefetto non è l’unico morbo con cui far i conti in ogni momento della nostra quotidianità: “Il virus dell’odio continua a contagiare ancora oggi la nostra società, soprattutto tramite l’uso dei social, perché non resta isolato solamente in una dimensione storica, ma attiene ai comportamenti dell’uomo. Penso per esempio all’uso comune del termine negazionismo, inizialmente coniato per indicare chi non crede a ciò che accadde nei campi di sterminio, ma che oggi è utilizzato anche per chi nega l’esistenza del virus, disconoscendo il numero di morti e ospedalizzati. Così come ci devono far riflettere le immagini della folla che fa irruzione, travolgendo sia poliziotti che barriere, a Capitol Hill, tempio della democrazia americana, dove tra i manifestanti c’erano anche neonazisti”.

In questo senso, per Campanaro, la cura utile e necessaria per mettere freno a questo problema non può che essere una sola: “A tali atteggiamenti invito a rispondere attraverso la conoscenza, consapevole che informarsi e sapere può risultare anche doloroso ed angosciante. Il vaccino contro questo virus letale tanto quanto la pandemia, è nella Costituzione repubblicana, nata dal riscatto della Resistenza, che sancisce una divisione netta tra umanità e barbarie, riconoscendo uguali diritti e dignità a ogni persona, dato che nessuno può essere ancora oggi discriminato in base al sesso, alla razza e all’appartenenza sociale”.

“La pandemia – ha concluso il prefetto nel suo intervento – ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, per cui si avverte un senso di smarrimento generale, che pone in discussione intere prospettive di vita. In questo quadro difficile possono trovare un terreno fertile rigurgiti di autoritarismo, antisemitismo e negazionismi, per cui è fondamentale saldarci tutti insieme attorno all’autentico spirito della nostra Repubblica, affrontando la realtà e mettendoci coraggiosamente in gioco per noi e le giovani generazioni. Ora bisogna cercare la memoria e la consapevolezza delle nostre identità di uomini tra le radici della nostra Costituzione, per costruire il futuro”.

Tema del futuro che traspare anche dalle parole del sindaco Alan Fabbri che, oltre a ricordare due personalità ferraresi di spicco come Franco Schöneit, scomparso lo scorso anno dopo esser sopravvissuto al campo di Buchenwald, e la scienziata ebrea Enrica Calabresi, nel proprio discorso si è soffermato sul rapporto secolare tra Ferrara e la comunità ebraica: “Shoah vuol dire devastante tempesta e la nostra città è stata duramente lacerata da questa stagione infernale, venendo violentemente travolta e colpita prima dalle leggi razziali e poi da una spirale crescente di violenza”.

“Quel mondo – ha sottolineato il primo cittadino – non tornerà più se sapremo creare gli anticorpi e oggi i ferraresi dimostrano di voler contribuire ancora una volta alla costruzione del vaccino della memoria. Proprio qui, da dove si alzava forte il sibilo dei treni in partenza per Auschwitz, la ferita è ancora più aperta. La storia e la cultura estense si è da sempre intrecciata con quella ebraica e lo si sente. Quest’anno il Covid ci ha divisi, ma la voglia di riunirci e ricordare è stata più forte. E proprio quello della memoria è un compito storico che spetta a tutti noi. Sta a noi tenerla viva e preservarla nel tempo”.

Di questo se ne dovranno fare carico specialmente le giovani generazioni, soprattutto gli studenti e le studentesse, rappresentate per l’occasione da Adelina Popa, presidentessa della consulta provinciale: “Dobbiamo sempre tenere viva la consapevolezza che ciò che è stato potrà tornare in una forma o in un’altra e noi saremo qui più pronti. In questo periodo di restrizioni, a volte ci è già capitato di sentirci tutti prigionieri e alcuni di noi hanno dovuto dire addio a persone molto care. Nonostante ciò, combattiamo e ci priviamo volontariamente di una parte della nostra liberà per proteggere un bene comune, come lo sono la salute e la vita”.

“In questi mesi – ha aggiunto Popa, prima di lasciare la scena al dialogo tra Moni Ovadia e Corrado Augias – spero che ognuno di noi abbia apprezzato ancora di più la propria libertà e abbiamo compreso l’orrore di quella pagina di storia che oggi ricordiamo e speriamo che non si ripeta più. Nessuno si merita ciò. Oggi, grazie all’istruzione, alla cultura e alla conoscenza siamo consapevoli di avere pari diritti, nel rispetto della libertà e della dignità altrui. Faremo in modo che questo non finisca per essere dimenticato e siamo qui a promettervi che quello che è successo non accadrà mai più”.

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