(foto di archivio della Camera Penale Ferrarese)
“Portare alla ribalta della cronaca, in chiave spiccatamente colpevolista, un fatto ancora in fase di indagini di cui, quindi, deve accertarsi tanto la rilevanza penale (e non quella morale) quanto l’attribuibilità di quel fatto al soggetto indagato”.
È questo l’effetto che ha spinto la Camera Penale Ferrarese a prendere posizione sulla richiesta di archiviazione di una querela per diffamazione, “una questione che non verte assolutamente sulla tristemente nota vicenda di Stefano Cucchi (e “sulla battaglia di verità e giustizia per Stefano”), rispetto alla quale la sorella e la famiglia tutta hanno il pieno diritto di ottenere giustizia, come sempre sostenuto anche dalle Camere Penali”.
L’associazione è, invece, intervenuta per “stigmatizzare quanto accaduto con riferimento ad un procedimento per diffamazione, ancora in corso, nel quale la Sig.ra Cucchi – attraverso i mezzi di informazione, ed inviando missive al Ministro della Giustizia e al Procuratore Generale – ha mosso, più o meno velatamente critiche rispetto all’operato della Procura che ha chiesto l’archiviazione di detto procedimento”.
In tal senso, “senza in alcun modo richiamare la vicenda di Stefano Cucchi e senza nulla togliere al doveroso rispetto per la sua famiglia e per la sua battaglia di verità rispetto a quei fatti è, quindi, intervenuta la Camera Penale (così come il difensore dell’indagato, già presidente dell’associazione stessa, di cui, evidentemente, condivide gli ideali)”.
Questi interventi, secondo il consiglio direttivo della Camera Penale Ferrarese, “avevano il solo fine di ricordare il principio, anche questo sempre sostenuto e cardine della nostra azione, che i processi vanno celebrati nelle aule di giustizia e non sui mezzi di informazione. Ciò al fine di garantire la celebrazione di un giusto processo con eguale rispetto dei diritti degli indagati e delle vittime e senza che azioni pubbliche (completamente avulse dalle dinamiche processuali) inficino la serena celebrazione di un processo ancora nella sua fase preliminare”.
“In questa esclusiva ottica si è, pertanto, ritenuto quantomeno inopportuno l’intervento della Sig.ra Cucchi, sia per le missive indirizzate al Ministro e agli altri organi (che si rammenta hanno competenza ispettiva e disciplinare sui Magistrati) sia per la diffusione delle stesse sui giornali rispetto ad un procedimento, come già detto, ancora pendente – ribadisce il consiglio direttivo -. D’altro canto, nella sua qualità di difensore dell’indagato (e ancora una volta indipendentemente dal rispetto umano per la storia di Ilaria Cucchi) non diversamente poteva fare l’avv. Palma che doverosamente è intervenuta, ancora prima che per la persona del suo assistito, a tutela dei suoi diritti di indagato, così come contemplato dal nostro ordinamento”.
“Il tutto, ovviamente, senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria specifica che, evidentemente, compete agli organi preposti” chiosa la Camera Penale, con “l’augurio che questi chiarimenti possano porre fine alla querelle in corso e che possa ritornare la necessaria serenità per l’eventuale futuro giudizio”.
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