Cronaca
23 Maggio 2020
Arrestata su mandato europeo la 26enne Angela Favour Osazuwa. L'indagine partì dalla Squadra Mobile ferrarese su testimonianza di una vittima 15enne

Prostituzione minorile a Ferrara, rintracciata in Germania la sfruttatrice sfuggita alla cattura

di Redazione | 4 min

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Martedì scorso la Polizia tedesca ha arrestato, in esecuzione di un mandato di arresto europeo, Angela Favour Osazuwa nigeriana 26enne sfuggita alla cattura nel dicembre del 2019, quando a conclusione di una complessa e articolata indagine partita nel 2017 l’autorità giudiziaria bolognese aveva emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Osazuwa e di Edith Ologbosere.

L’indagine è partita nel mese di settembre 2017, quando una cittadina nigeriana minorenne si è rivolta al Csi del Comune di Ferrara per avviare le pratiche per l’ottenimento del permesso di soggiorno. In quella circostanza, la giovane ha affermato di essere minorenne, vittima di tratta e costretta a prostituirsi nella città di Ferrara. La Squadra Mobile Estense, investita della situazione, ha avviato immediatamente le indagini.

La giovane, dopo le prime dichiarazioni, aveva manifestato un atteggiamento scarsamente collaborativo e, quindi, le indicazioni raccolte sono state praticamente inutili, perché frammentarie, prive di fondamento e senza alcun riscontro. Con pazienza e con un atteggiamento accogliente, comunque, la giovane donna ha raggiunto la necessaria serenità e una piena consapevolezza dei fatti, tant’è che le audizioni eseguite nelle settimane successive hanno consentito di ricostruire la vicenda, ottenendo così un racconto connotato da chiarezza e ricco di importanti dettagli che hanno consentito, in maniera definitiva, di fare partire l’indagine eseguita con l’intercettazione di numerose linee telefoniche.

E’ venuto così alla luce un traffico di esseri umani organizzato e strutturato con il prevalente scopo di alimentare il mercato della prostituzione da strada, anche con persone minorenni. Sono stati acquisiti dettagli che rendono la vicenda estremamente squallida e connotata da grave crudeltà. E’ stato infatti riscontrato che i genitori della minore hanno avuto un ruolo attivo nella tratta della loro figlia (tutti gli elementi fanno propendere per l’ipotesi che la giovane sia stata venduta ai trafficanti), così come è stato verificato il continuo e sistematico ricorso ad aborti clandestini, cui erano destinate le vittime di sfruttamento, praticati con l’incongrua assunzione di un mix di farmaci e alcool (Cytotec più bevande alcooliche).

Il contatto per arrivare in Italia glielo aveva procurato il padre, il quale, per questo scopo, si era rivolto in patria a una donna che poi aveva organizzato il trasferimento della giovane fino all’Europa. La giovane vittima, soffermandosi sulla descrizione delle fasi preparatorie del viaggio per l’Italia, ha rivelato di avere fin da subito informato la donna con la quale era entrata in contatto della sua condizione di adolescente, fornendo i suoi dati anagrafici compresa l’età: 15 anni. La trafficante, preso atto della situazione, aveva provveduto a fare produrre un documento – nella circostanza un passaporto – contenente i dati di nascita alterati.

Il quadro che è emerso è risultato estremamente esteso e diffuso e sono state evidenziate anche una serie di fatti e circostanze, a loro volta costituenti reato, che rappresentano una situazione complementare all’attività di sfruttamento della prostituzione, in senso stretto. Il riciclaggio, ad esempio, così come l’esportazione illegale di valuta, sono risultate due delle principali attività di contorno che venivano svolte in maniera sistematica e continua in un circuito che serviva ad autoalimentarsi e incrementare, via via, le proprie dimensioni.

Le indagini hanno interessato un contesto molto complesso perché hanno riguardato, in maniera quasi esclusiva, elementi appartenenti alla comunità nigeriana. Si tratta infatti di gruppi che agiscono abitualmente in un ambiente molto particolare perché dotato di una dimensione transnazionale e perfettamente adattato per operare, in questo specifico settore, in maniera organizzata e sistematica. Tale consorteria, oltre ad agire a Ferrara con base al grattacielo, aveva importanti ramificazioni in diverse città come Padova, Reggio Emilia, Cremona e soprattutto Vicenza dove la Osazuwa esercitava il suo controllo su di un altro gruppo di donne grazie alla collaborazione di Joannah Odigie.

La principale indagata, ossia Angela Favour Osazuwa, giunta a sua volta in Italia con i flussi migratori del 2016, viveva a Ferrara senza ancora avere formulato nessuna richiesta di permesso di soggiorno o domanda di asilo politico e risiedeva in un appartamento al grattacielo, concesso in uso da una connazionale, ovviamente in maniera irregolare. Una serie di servizi preliminari ha consentito, prima di rintracciare la donna, e poi di identificarla con certezza procedendo, positivamente, alla sua individuazione da parte della vittima.

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