“La Sanità dell’Emilia-Romagna non si cede ai privati, ma deve restare pubblica e sempre più vicina alle persone”. Così risponde Angela Alvisi, candidata per Emilia Romagna coraggiosa alle dichiarazioni del segretario emiliano della Lega Gianluca Vinci, intervenuto a una trasmissione di Telereggio presentando l’incontro con il ministro Roberto Speranza che si terrà lunedì alle 18,30 alla Camera di Commercio di Ferrara.
Per Alvisi “la Lega ribadisce quanto contenuto nel programma elettorale della Borgonzoni: privatizzare almeno la metà della sanità dell’Emilia-Romagna, in accordo con Lombardia e Veneto, già governate dal centrodestra a guida Lega”.
“Il nostro sistema sanitario – continua la candidata di Erc – si può migliorare, ma non si deve vendere a interessi che nulla hanno a che vedere con il bene delle comunità dei nostri territori. Sbandierare l’abolizione dell’addizionale regionale Irpef e dell’Irao per poi tagliare quel che di più vitale abbiamo, ovvero l’accesso pubblico alla cura, è un piano che Emilia-Romagna Coraggiosa giudica sconsiderato. Ricordiamo che il Fondo per la non autosufficienza regionale, quello che aiuta migliaia di famiglie nella cura dei propri cari è finanziato per oltre un quinto all’addizionale Irpef: la Lega non spiega come vorrebbe coprire quelle risorse, perché ha paura di dire che non lo sa e che lascerà sole le famiglie ad affrontare le difficoltà”
“Noi proponiamo invece – sottolinea Alvisi – di lavorare per qualità e garanzia per tutti di poter usufruire dell’assistenza sanitaria, investendo nei territori garantendo a tutte e tutti un futuro migliore, ad ogni età e dovunque si viva. Il nostro servizio sanitario regionale esprime un’eccellenza fatta di aziende diffuse che operano in sinergia con il mondo dell’Università e della ricerca, mettendo a disposizione dei cittadini non solo una solida esperienza, ma anche eccellenze ed avanguardie a cui tutto il mondo guarda. Dobbiamo intervenire sulle liste d’attesa, in particolare per le prestazioni programmate e il pronto soccorso, e investire maggiormente nella prevenzione e nell’assistenza domiciliare. Ci sarà possibile difendere tutto questo e rilanciare i servizi di prossimità ai cittadini, solo mantenendo questo modello il più possibile immune da interessi economici. Siamo consapevoli che una quota di privato già esiste, ma non siamo disposti
ad andare oltre”.
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