Attualità
13 Luglio 2019
È in quattro punti la replica delle associazioni Lgbt al Comitato Carlo Magno

Arcigay al comitato anti-gender: “Vergognatevi”

di Redazione | 3 min

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Molte persone Lgbti+ fanno parte della comunità cristiana, tutte credono nella famiglia, nessuno conosce o diffonde l’ideologia gender e, soprattutto, strumentalizzare i fatti di Reggio Emilia è vergognoso. È suddivisa in quattro punti la replica di Arcigay al Comitato Carlo Magno, costituitosi a Ferrara in nome della “difesa dei valori della cristianità”.

“Il ‘nutrito gruppo’ di ben dieci persone – constatata con ironia l’associazione di via Ripagrande – prende in causa Arcigay e le associazioni Lgbti+ in quanto immorali, volte a distruggere la famiglia e a contaminare i bambini con “l’ideologia gender”, e chiede rassicurazioni al sindaco, ma ci teniamo noi stessi a rassicurare i dieci cittadini, non vorremmo essere causa di ansie e paure ingiustificate”.

Seguono le precisazioni: “Molte persone Lgbti+ fanno parte di quella comunità cristiana e ne difendono i valori pur essendo persone Lgbti+. Proprio ieri, in una cena tra attivisti, si parlava di monasteri, ritiri spirituali e accoglienza. Sembrerà strano ma si può essere credenti e gay, cattoliche e lesbiche o trans*. Ma anche senza essere credenti o praticanti siamo certi che i nostri valori associativi non vadano assolutamente in contraddizione con i valori della cristianità così come con quelli di qualsiasi altra fede”.

“Noi persone Lgbti+, quasi tutti figl* di famiglie “tradizionali” , amiamo talmente tanto l’idea di famiglia che non solo non abbiamo alcuna intenzione di metterla in discussione, ma chiediamo semplicemente che alle tante famiglie omogenitoriali e ai loro figl* vengano riconosciuti pari diritti, proprio perché i bambini tutti vanno tutelati – ribadisce Arcigay -. Queste famiglie esistono già così come i loro figli. Dov’è il problema? Allargare i diritti è un’operazione di addizione, non di sottrazione”.

A proposito dell’ideologia gender, “forse questi signori ci dovrebbero spiegare di cosa si tratta prima di accusarci di diffonderla. Noi non la conosciamo. E se si preoccupano del fatto che qualcuno di noi è una persona trans* anche su questo possiamo rassicurarli. Trans* non si diventa, si è. Ed è un percorso talmente lungo e faticoso che nessuno si sveglia una mattina dicendo “toh’ oggi voglio diventare donna (o uomo)”. Ecco perché andiamo nelle scuole a spiegare queste cose, proprio per evitare che qualcuno possa pensare che ci si può svegliare una mattina e decidere allegramente di cambiare genere o anche specie come scritto sulla maglietta di un’attivista Pro Vita che mostrava orgoglioso una maglietta con scritto “mi sento cavallo””.

In ultimo, ma non per ultimo, “i bambini non si toccano. I fatti di Reggio Emilia e tutto quello che ruota attorno alla tragica vicenda degli affidi è talmente doloroso per le famiglie, ma soprattutto per i bambini che ne sono stati vittime, che usare quelle storie a puro scopo propagandistico è immorale. Vergognatevi e sperate insieme a noi che la giustizia faccia il suo corso e che quei bambini e quelle famiglie ritrovino un po’ di pace”.

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