Tentato furto in un vivaio. Uomo arrestato dai carabinieri
Un uomo tenta un furto in un vivaio ma il figlio dei titolari lo segue indicando la posizioni ai carabinieri che riescono a intercettare così il veicolo su cui si stava dando alla fuga
Un uomo tenta un furto in un vivaio ma il figlio dei titolari lo segue indicando la posizioni ai carabinieri che riescono a intercettare così il veicolo su cui si stava dando alla fuga
Dopo la sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Negri del tribunale Ferrara ha pronunciato l'assoluzione per i cinque accusati per le presunte tangenti tra i padiglioni della Fiera, nei giorni scorsi, la Procura ha deciso di ricorrere alla Corte d'Appello di Bologna per quanto riguarda la posizione dell'ex presidente Filippo Parisini, inizialmente prosciolto dal giudice dopo la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo ai giudici bolognesi di disporne il rinvio a giudizio
Adescava le sue vittime in stazione, chiedendo loro un passaggio in automobile o proponendo rapporti sessuali a pagamento, e poi le rapinava del portafoglio che tenevano nelle tasche posteriori dei pantaloni
Tragedia in zona Gad, dove una giovane donna italiana è stata ritrovata senza vita in un pianerottolo della Torre A del Grattacielo
Nella nuova operazione interforze compiuta il 2 maggio su disposizione della Prefettura di Ferrara sono state impiegate sette pattuglie, nonché 14 tra agenti e militari della Questura, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Locale Terre Estensi
Si chiude con un’archiviazione l’indagine a carico di Massimiliano Lombardo, presidente della cooperativa Ballarò, indagato insieme ai legali rappresentanti di tutte le strutture impegnate nell’accoglienza migranti per le ipotesi di falso e truffa allo Stato, in merito alla corrispondenza effettiva tra denaro ricevuto per i servizi e presenze effettive nelle strutture.
A riportare la notizia è la stessa cooperativa che ha convocato una conferenza stampa in programma nella tarda mattinata di martedì nell’ostello di corso Biagio Rossetti.
Lombardo era stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo, in relazione all’ipotesi di truffa nella gestione del Cas di via Modena.
L’indagine, delegata alla Guardia di finanza, è nata per far luce su supposte criticità nella tenuta dei “presenziari” del 2018, ovvero dei registri in cui vengono annotate, giorno per giorno, le presenze nelle varie strutture di accoglienza e “unico documento utile per ottenere la liquidazione dei soldi pubblici” per il servizio reso.
A far nascere i sospetti sono state le “criticità” riscontrate nel corso di un’altra indagine, a carico di Thomas Kuma Atongi e Nathalie Beatrice Djoum, presidente e vicepresidente della cooperativa Vivere Qui, che poi è stata estesa a tutte le realtà attive nell’accoglienza dei migranti tramite l’apposito bando dell’Asp, per verificare la corrispondenza tra gli ospiti giornalmente presenti e i 35 euro al giorno assegnati alle associazioni per ogni migrante accolto (in realtà 27,50 euro perché viene scalata la quota spettante all’Asp e il pocket money).
Le strutture finite sotto osservazione – che in totale al 3 ottobre ospitavano 910 richiedenti asilo – sono la coop Matteo 25 (il cui rappresentante legale è Ruggero Villani); la coop Ballarò di Palermo (Massimiliano Lombardo); la coop Un Mondo di Gioia di Padova (Antonietta Vettorato); la coop Meeting Point, l’associazione Nadiya e Viale K (legalmente rappresentate da don Domenico Bedin); la coop Airone (Angelo Lucio Bruno); la coop Camelot (Patrizia Bertelli); la coop Eccoci (Alessio Calzavara); la Onlus Amici della Caritas Ferrara-Comacchio (Paolo Falagusta); il gruppo locale Mons. F. Francesco (Silvano Bedin); l’associazione Accoglienza (Giorgio Lazzarato); l’agriturismo La Spagnolina (Antonio Calzavara); l’Opea don Calabria di Verona (Alessandro Padovani); il Centro Donna e Giustizia (Paola Castagnotto) e l’agriturismo La Torre del Fondo (Nicola Zamorani).
A fine dicembre alcune coop – Matteo 25, Meeting Point, associazione Nadiya e Viale K – avevano ottenuto il dissequestro del materiale raccolto dalla Gdf, contestando l’esistenza di un fumus criminis che giustificasse l’emanazione del decreto di perquisizione.
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